Ogni storia ha un inizio, e quella di Red Dead Redemption (pubblicato nel 2010 da Rockstar Games su PlayStation 3 e Xbox 360) ha in realtà radici molto più antiche di quanto si possa pensare. Ogni volta che avete ordinato al vostro cavallo di rallentare per godere di un infuocato tramonto dall’alto di una cima, ogni notte che avete passato accanto al fuoco, mentre gelide stelle illuminavano il sentiero, ogni proiettile sparato, andato a segno o meno… Tutto ha avuto inizio all’alba del XIX secolo, dal 1801 al 1900. In quel periodo, la leggenda del Far West venne scritta a fuoco nell’immenso libro della storia che riguarda la nostra civiltà. Senza quel periodo, nulla di tutto ciò sarebbe mai esistito. Nemmeno Red Dead Redemption.
STORIA DEL FAR WEST
Tutto ebbe inizio, come dicevamo, all’alba del XIX secolo, in una vasta zona dell’America del Nord compresa tra le Montagne Rocciose (conosciute come Rocky Mountains o, più semplicemente, “Rockies”) e l’argine rivolto a Ovest del Mississippi. In questo punto del pianeta, costellato da deserti, canyon e “gulches” (valli rocciose strette e decisamente aspre) vennero fondati stati conosciuti oggi con i nomi di Arizona, California, Utah, Nevada, Idaho, Oregon e Washington (tra le altre).
Il West (“Ovest”) era prima di tutto, nell’immaginario americano, un ideale. Una terra di frontiera da esplorare, dove la sensazione di essere liberi si respirava dalle prime luci dell’alba alle ultime luci del crepuscolo che anticipavano la notte. Era anche considerata una terra di conquista, sudata, difficile da domare a causa delle avverse condizioni ambientali, dove la forza di volontà aveva avuto la meglio sulla natura, ritenuta nemica, selvaggia. Nel corso degli anni esploratori, banditi, criminali, sceriffi, militari e (ovviamente) cowboys hanno scritto la storia di questa parte del pianeta, dando vita al leggendario “Far West” che tanti amano “rivivere”, che sia sotto forma di film o videogames poco importa.
Tra tutti loro, i Nativi Americani. Popolazioni che abitavano il continente ancor prima della colonizzazione europea. Conosciuti anche con il nome di “Indiani d’America” a causa dello storico errore di Cristoforo Colombo che (almeno così pare) nel suo viaggio volto ad approdare sulle coste dell’India, senza volerlo, scoprì l’America. Pensare che le varie tribù non si considerassero nemmeno membri di una singola comunità, all’epoca. L’espressione “pellerossa“, nella maggior parte dei casi utilizzata in maniera dispregiativa, indica i popoli indigeni nordamericani e fa riferimento al colore della pelle dei Nativi Americani. Probabilmente, il tutto nasce dall’antica usanza di questi ultimi di tingersi la pelle con dell’ocra rossa prima di scendere in battaglia.
Per non dilungarci troppo, vi diremo soltanto che quando i popoli occidentali decisero di invadere l’Ovest, per i Nativi Americani fu la fine. Vennero sistematicamente sterminati in violentissimi scontri che, in rare occasioni, videro i Nativi prevalere, come la battaglia di Little Bighorn, dove il Generale Custer perse la vita per mano di Cavallo Pazzo.
Il “mito” dei Cowboys nasce invece dalla necessità dei primi conquistatori, soprattutto dopo scontri particolarmente furiosi, di dare ordine e tenere a bada le immense mandrie di bestiame. Nello svolgere il loro (poco emozionante) lavoro, i Cowboys sentivano la necessità di intonare canti per tenere su il morale; in questo modo nacquero le prime melodie che, in seguito, diedero vita al genere musicale “Country”. Col passare del tempo i ranch presero il sopravvento sulle immense distese d’erba senza confini e, poco a poco, i Cowboys persero il loro lavoro.
Nei film e nei videogames (e anche nei fumetti) siamo abituati a vedere i Cowboys come eroi solitari che vagano per le immense distese dell’Ovest in guerra perenne contro i Fuorilegge. La verità è che Cowboys e Cacciatori di taglie avevano ben poco in comune, e i secondi poterono prosperare per un bel po’ di tempo grazie a un uso, alquanto discutibile, di una “giustizia fai da te”. Tra i fuorilegge storicamente conosciuti vi sono Jesse James (1870 circa) e Billy the Kid, ucciso poi dallo sceriffo Pat Garrett.
RED DEAD REVOLVER
(Da qui in poi ALLARME SPOILER. Proseguite a vostro rischio e pericolo. Noi vi abbiamo avvisato!)
Ancora in pochi lo sanno, ma Red Dead Redemption non ha rappresentato il primo tentativo di Rockstar Games di raccontare il Far West in pixel e poligoni. Infatti, nel 2002, da un progetto inizialmente sviluppato e poi abbandonato da Capcom, i ragazzi di Rockstar North diedero vita a Red Dead Revolver, prequel delle vicende narrate nel più famoso “Redemption”.
Ve lo sarete sicuramente chiesti molte volte: “Cosa diavolo significa il titolo“? Che si tratti di Red Dead Revolver o Red Dead Redemption, siamo difatti innanzi a una “frase” che, di fatto, tradotta in italiano non vuol dire assolutamente nulla. Potremmo tradurre il tutto con “Revolver Rosso Morte”, oppure: “Revolver: Rosso Morte”, oppure, nel caso di Red Dead Redemption, potremmo tentare con “Redenzione Rosso Morte” o “Redenzione della Morte Rossa”, ma converrete che il tutto suona decisamente male. Vi basti sapere che il “Red” del titolo è legato al protagonista di Red Dead Revolver.
Il titolo era ambientato nel 1876, nel cuore della famigerata “Gold Rush” (“Corsa all’Oro”). Il protagonista, un ragazzino di nome Red, assiste alla morte dei suoi genitori per conto di un malvagio conosciuto come Javier Diego, un perfido colonnello. Diventato adulto, Red diviene un cacciatore di taglie e si imbatte non solo in Diego (che ovviamente ammazza) ma anche in Griffon, un ex socio del padre che tradì lui e tutta la sua famiglia. Ormai senza via d’uscita, Griffon tenta di corrompere Red per avere salva la vita, ma si sente rispondere dal protagonista: “Non è per i soldi che l’ho fatto“, e muore. Alcuni personaggi di Red Dead Revolver, come ad esempio la madre di Red, conosciuta come “Shooting Star” (“Stella Cadente”) sono presenti nella modalità multiplayer online di Red Dead Redemption.
RED DEAD REDEMPTION
Sviluppato da Rockstar San Diego e pubblicato da Rockstar Games nel 2010 su PlayStation 3 e Xbox One, Red Dead Redemption è, per dirla in breve, “un Grand Theft Auto ambientato nel Far West”, con tutte le accezioni positive del caso.
Red Dead Redemption era ambientato nel 1911 tra la frontiera degli Stati Uniti e il Messico. Sin dall’intro, è chiaro come le mire espansionistiche del governo americano stiano iniziando ad avere la meglio sui territori selvaggi del “Vecchio West”, grazie all’avvento della rivoluzione industriale. Come vene portatrici di un sangue malato, fredde ferrovie iniziavano a “disegnarsi” sul territorio, seminando morte e distruzione tra le tribù dei Nativi Americani. Come sottolineato dagli stessi sviluppatori, in RDR il “Far West” stava già morendo, come una preda che esala l’ultimo respiro, prima di chiudere gli occhi per sempre.
Nelle terre bruciate dal sole del New Austin, West Alizabeth e di Nuevo Paraiso (stati dai nomi fittizi, ma chiaramente riconducibili alle loro controparti reali, come il Messico) la storia di John Marston è stata narrata, e una leggenda è stata scolpita a fuoco nella storia del Selvaggio West virtuale.
JOHN MARSTON
“La gente non dimentica. Nulla viene perdonato.”
John Marston, protagonista di Red Dead Redemption, nasce nel 1873 da un immigrato scozzese (che la Scozia non riuscì mai a vederla) e una prostituta. Rimasto orfano all’età di otto anni, passa gli anni della sua infanzia in un orfanotrofio.
La sua vita cambia quando decide di scappare da quell’ambiente duro e insopportabile entrando a far parte di una gang. L’uomo a capo di quest’ultima? Dutch van der Linde. Più pazzo che carismatico (o viceversa, fate voi), Dutch insegna a John a leggere e a usare le armi. Altri membri della gang sono Bill Williamson, Javier Escuella e Abigail Marston, moglie di John.
Nel corso dell’avventura John sottolineerà più volte ai suoi interlocutori di quanto la banda, per quanto perfida potesse sembrare agli occhi della brava gente, agisse in realtà secondo dei precisi ideali e rispettando determinati valori, volendo migliorare la vita dei poveri, derubando i ricchi.
Nel 1908 una rapina si mette male, John viene colpito e la sua gang lo abbandona al suo destino. Sopravvissuto, sarà costretto da due agenti federali (Edgar Ross e Archer Fordham) a catturare Bill Williamson e Javier Escuella.
“Nulla viene perdonato“, recita durante lo svolgersi degli eventi John Marston. Mai frase si rivelò più vera (per sua sfortuna): quando tutto sembrava essersi sistemato, il povero John venne ucciso brutalmente da una pioggia di proiettili in un ultimo, emozionante scontro a fuoco contro gli stessi agenti che, rapendo sua moglie, l’avevano costretto a collaborare. Dopo una triste sequenza, i giocatori vestono i panni del figlio di John, Jack Marston. Ma Red Dead Redemption termina esattamente in quel momento, ed è per questo motivo che, quando Red Dead Redemption 2 venne annunciato, in molti sperarono di poter impersonare Jack, in cerca di una feroce vendetta.
RED DEAD REDEMPTION 2
Del titolo in arrivo il 26 ottobre (quando leggerete queste righe mancheranno ormai meno di 24 ore all’attesissimo debutto) saprete ormai già tutto. Dall’incredibile cura per i dettagli a un mondo di gioco vasto e (pare) così vivo da non poterci credere. Della solita montagna di missioni secondarie da portare a termine, in perfetto stile Rockstar, all’attenzione nella riproduzione del comportamento dei testicoli dei cavalli (e no, non è uno scherzo…). Ma soprattutto, di Red Dead Redemption 2 saprete ormai che Jack Marston non c’entra assolutamente nulla. In questo terzo capitolo della serie vestiremo infatti i panni di Arthur Morgan, uno dei membri della temutissima gang di van der Linde, dove avremo modo di osservare, dall’esterno, un più giovane Jack Martson. Un prequel, dunque, ma anche un titolo espressamente pensato per sfruttare al meglio la potenza delle console attuali – PlayStation 4 e Xbox One – grazie a uno sviluppo che dura ormai da circa 6 anni. Ma non sono gli anni, ora, a separarci da Red Dead Redemption 2. Nemmeno settimane. Neanche giorni. Solo ore, pochissime ore, e la storia videoludica potrebbe essere nuovamente stravolta da una software house fondata nel 1998 a New York da Take Two Interactive, che sembra non voler smettere di produrre capolavori.
Una sola notte ci divide dall’alba del 26 ottobre. Legate il vostro cavallo all’albero più vicino, sedetevi al fuoco con noi e perdetevi nelle vaste distese dei cieli stellati del Selvaggio West. Sognate, fatelo senza freni. Red Dead Redemption 2 potrebbe andare anche oltre la vostra immaginazione. Lo scopriremo a breve, gringos!