Ubisoft è finita nel mirino di una causa legale da parte di alcuni giocatori americani, dopo la chiusura definitiva dei server di The Crew, che ha reso il gioco completamente inutilizzabile. La risposta dell’azienda francese, però, non lascia spazio a interpretazioni: secondo Ubisoft, i giocatori non avrebbero mai dovuto aspettarsi di possedere il titolo “per sempre”.
Secondo i legali della compagnia, le accuse mosse dai querelanti – che comprendono violazioni delle leggi californiane sulla pubblicità ingannevole, la concorrenza sleale e la tutela dei consumatori – si baserebbero su “una strategia dispersiva”, citando ben otto presunti illeciti, inclusi anche frode e violazione delle garanzie.
Uno dei punti chiave della causa riguarda l’utilizzo di codici di attivazione per The Crew con scadenza fissata al 2099, suggerendo quindi una disponibilità a lunghissimo termine. Inoltre, i giocatori sostengono che la valuta interna del gioco rientrerebbe nei criteri legali dei buoni regalo, che secondo la legge della California non possono scadere. Ubisoft ha tempo fino al 29 aprile per rispondere formalmente alle accuse.
La chiusura di The Crew ha scatenato una forte reazione negativa tra la community, tanto da spingere Ubisoft ad annunciare, lo scorso settembre, la futura introduzione di modalità offline per The Crew 2 e The Crew Motorfest. Stéphane Beley, direttore creativo del franchise, ha dichiarato che il team sta lavorando per garantire un accesso duraturo ai giochi, anche senza connessione.
La vicenda riaccende il dibattito su cosa significhi davvero “comprare” un videogioco nel contesto attuale, in cui i giochi connessi ai server restano vincolati alla volontà degli sviluppatori e alla disponibilità dei servizi online dei publisher. Questo solleva questioni fondamentali sulla proprietà digitale, sulla sostenibilità dei modelli di business e sul futuro della conservazione dei videogiochi.