Era il lontano 2015 quando Sicario, pellicola diretta dal regista Denis Villeneuve, vide la luce nelle sale cinematografiche conquistandosi gli elogi di critica e pubblico, con un incasso totale di oltre 80 milioni di dollari. Il successo riscosso dalla pellicola non passò inosservato e ben presto cominciarono a circolare rumor relativi a un possibile sequel. Le voci di corridoio si fecero strada per interi mesi fin quando, infine, Lionsgate non confermò l’effettiva lavorazione di un successore per l’opera. Ben pochi si sarebbero però aspettati che la regia di Soldado – questo il nome del film – sarebbe passata nelle mani di Stefano Sollima, famoso soprattutto per aver dato alla luce creature quali Romanzo Criminale e Gomorra, un cambio di prospettiva decisamente intrigante che, potenzialmente, avrebbe potuto portare sugli schermi di tutto il mondo un risultato da non lasciarsi scappare. Noi di Game Legends abbiamo avuto l’opportunità di visionarlo in anteprima e ora, dopo aver visionato la produzione nella sua interezza, siamo finalmente pronti a darvi il nostro giudizio finale a riguardo. Sollima avrà impresso nel suo curriculim un altro lavoro d’indiscussa qualità oppure questo lancio nel mondo di Hollywood ha rappresentato un salto nel vuoto forse troppo ardito?
Terra di nessuno
Dopo un terribile attentato suicida avvenuto in Kansas City, il governo degli Stati Uniti decide d’intraprendere un’azione drastica volta a indebolire i cartelli della droga messicani, ritenuti colpevoli per il contrabbando di terroristi oltre il confine. L’agente della CIA Matt Graver (Josh Brolin) e una piccola squadra speciale comprendente anche Alejandro Gillick (Benicio del Toro), viene così incaricata di rapire Isabel Reyes (Isabela Moner), figlia del boss di uno dei più grandi cartelli del paese. L’obiettivo finale è quello di scatenare un vero e proprio conflitto interno tra le gang più potenti che controllano le strade in modo tale da poterle indebolire prima che gli USA si muovano massicciamente per dichiarare guerra aperta al nuovo nemico. Da questo breve incipit si viene a formare una sceneggiatura forse priva di un qualsivoglia senso di reale originalità, ma comunque capace di tenere lo spettatore incollato alla poltrona dall’inizio fino alla fine. Ogni personaggi è stato curato con la massima attenzione mentre l’incedere degli eventi è un susseguirsi di situazioni apparentemente calme che vanno però improvvisamente sfociando in un tripudio di sangue e proiettili dove nessuno è realmente al sicuro. Lunghe fasi dialogate e contesti più movimentati s’intrecciano così in un perfetto connubio che, vuoi anche per un lavoro di telecamera estremamente fluido e sempre capace di rendere chiaro e leggibile quanto sta avvenendo tutt’intorno a noi, si rivela capace di colpire direttamente al cuore dello spettatore.
Con Soldado, Stefano Sollima ha voluto rappresentare un mondo a noi totalmente estraneo che non riusciremmo a immaginare neanche nei nostri peggiori incubi, un Inferno in Terra dove la giustizia è solo un concetto relativo da usare a proprio vantaggio. Famiglie in cerca di rifugio sono animali da sventrate di tutti i propri averi, ragazzini troppo giovani anche solo per guidare diventano armi a basso prezzo da utilizzare per fare il lavoro sporco, forze dell’ordine che dovrebbero essere votate alla protezione dei più deboli non si fanno scrupoli con la popolazione civile. Quello che ci viene proposto è un universo nei confronti del quale si prova reale disgusto, rimanendo quasi impietriti nel vedere come l’essere umano vada tramutandosi in mera carne da spolpare fino all’osso. Le oltre due ore di pellicola passano così in un batter d’occhio, senza che si venga mai a presentare un momento di stanchezza. Invero, l’incedere degli eventi si rivela volutamente rilassato, ogni scena si prende il tempo necessario per essere mostrata nella maniera più completa possibile, eppure non si arriva mai al punto in cui si venga presentando il desiderio di assistere a un’accelerazione generale dei fatti. Il merito di ciò è dovuto, in buona parte, proprio ai personaggi che andranno proponendosi a noi minuto dopo minuto – tra nuovi volti e vecchie conoscenze -, tutti rivelatisi capaci d’esprimere al meglio il proprio potenziale, un concerto d’emozioni e stati d’animo che vanno costruendo uomini e donne dall’animo tormentato e dalle molteplici sfaccettature, lì dove il confine tra bene e male risulta assai fumoso, se non del tutto impercettibile.
Proprio in ragion di ciò, e quindi un vero peccato dover constatare come la pellicola vada concludendosi sul più bello, quando tutti quanti noi che eravamo in sala ci saremmo aspettati un’esplosione scenica ancor più epocale per l’intera produzione. Al contrario, si è preferito optare per uno stallo, un blocco delle vicende che andranno proseguendo in un sicuro terzo capitolo della serie, un boccone assai amaro che lascerà lo spettatore con molte domande e ben poche risposte. Inoltre, vista l’attenzione maniacale posta nella costruzione di un incedere degli eventi il quanto più realistico possibile, siamo rimasti alquanto perplessi durante la visione di una specifica scena – che ovviamente non vi racconteremo per evitare spoiler – probabilmente più assimilabile a un film di supereroi che a un thriller così crudo e violento. Avendo visionato il lungometraggio in lingua inglese con sottotitoli in italiano, non possiamo purtroppo esprimerci sul doppiaggio, ma in compenso ognuno degli attori che ha preso parte alle riprese si è mostrato perfettamente calato nella parte, con particolare attenzione sotto il profilo espressionistico dove Isabela Moner su tutti ha fatto la parte del leone. Di ottimo livello si sono poi rivelate anche le musiche, alle volte assordanti, in altri casi appena percettibili, ma sempre capaci di scandire perfettamente la situazione presentata di volta in volta allo spettatore.