Revenge of the Savage Planet, il nuovo prodotto di Raccoon Logic Studios, è un viaggio interstellare che si presenta come una grande avventura di colonizzazione per diventare… qualcosa di altrettanto interessante! Seguito dell’apprezzato Journey of the Savage Planet, che abbiamo recensito a suo tempo, il titolo introduce nuovi elementi di gioco e nuovi personaggi non rendendo necessario aver giocato al precedente capitolo per comprendere appieno quel che accade attorno a noi. Fatta questa precisazione, andiamo anche noi in esplorazione su questo misterioso pianeta disabitato che potremo popolare in compagnia di un amico: la versione di Revenge of the Savage Planet che stiamo andando a recensire è quella per PS5.
In missione con disoccupazione
La trama, di base, si presenta come estremamente semplice e prevedibile per poi prendere un’inaspettata svolta carica di fervente ironia: i primi minuti di gioco ci vedranno lanciati a 100 anni luce dalla terra, dietro ordine di una grande azienda, la Alta Interglobal, che ci considera “la punta di diamante di una grande impresa”, al fine di dare vita ad una colonia interplanetaria grazie alla nostra resilienza e alle potenzialità tecnologiche offerteci.
Atterreremo quindi in modo decisamente rocambolesco sul primo di 4 pianeti da esplorare per poi scoprire di essere stati… licenziati! (un taglio dei fondi per i costosi viaggi interplanetari, si pensa), In compagnia del piccolo robottino ECO, e anche di un amico in co-op locale oppure online se lo desideriamo, dovremo quindi farci strada tra lande abitate da creature più o meno ostili per cercare di sopravvivere.
Il titolo, così come nel suo predecessore, fa un grandissimo uso dell’ironia in ogni sua situazione: gli alieni deformi e dall’aspetto buffo impreziosiscono la loro particolarità grazie alle esilaranti definizioni del database e ai commenti di ECO, che rendono l’esperienza spensierata e ancor più gradevole di quanto già non sia.
Tra biomi e combattimenti
Revenge to the Savage Planet ci lancia senza troppi convenevoli in più mondi di gioco colorati e sprizzanti di vita: dovremo scansionare e farci strada tra creature di fauna e flora di ogni genere, da lumache al retrogusto di kiwi fino a piante carnivore e mantidi esplosive.
Le ambientazioni da esplorare sono abbastanza varie e ricche di particolari che, grazie alla nostra attrezzatura all’avanguardia e in continua evoluzione, possiamo osservare nel dettaglio. Il mondo di gioco è ricco di pericoli e di creature che si riveleranno ostili: le affronteremo a più riprese, boss compresi, con un armamentario anch’esso in continua evoluzione, frutto delle meccaniche di crafting del gioco, basilari e semplici, ma per questo ben digeribili.
Ci sposteremo nel mondo di gioco con grande agilità, disponendo di abilità atletiche importanti e di potenziamenti che ci permetteranno di spingerci oltre il limite umano: muoversi in questo spazio è una vera meraviglia ed è anche particolarmente rilassante.
Il combattimento però risulta essere una delle sezioni meno convincenti dell’esperienza, in quanto riteniamo che il sistema di focus sugli obbiettivi da colpire sia decisamente rivedibile. Di base, questo non risulta mai veramente “attento” al bersaglio e la telecamera non aiuta a tutti gli effetti. Altro aspetto da menzionare che non ci entusiasma riguarda il numero di elementi presenti contemporaneamente su schermo: soprattutto nelle fasi iniziali, abbiamo tantissimi elementi su cui concentrarci e questo, purtroppo, genera non poca confusione.
Citarsi con leggerezza
In apertura di recensione abbiamo menzionato il fatto che il titolo può benissimo essere giocato a scatola chiusa e senza una conoscenza diretta del suo predecessore, ma vogliamo sottolineare come gli sviluppatori abbiano comunque voluto strizzare l’occhio ai giocatori di vecchia data inserendo elementi riconoscibili e collegamenti non portanti per lo sviluppo della trama: un esempio su tutti riguarda l’utilizzo di alcuni attori già presenti nel gioco del 2020 per quanto riguarda le ironiche cutscenes in live-action.
In generale, la continuità la fa da padrona in questo prodotto che rappresenta sotto innumerevoli aspetti un’evoluzione tecnica e di profondità di gameplay rispetto al suo predecessore, rendendo Revenge of the Savage Planet un’avventura fortemente consigliata a coloro che hanno apprezzato il primo capitolo della serie.
Tecnicamente ed artisticamente parlando, ci troviamo di fronte ad un prodotto capace di ricavarsi una sua precisa identità: Revenge of the Savage Planet si afferma con il suo colore e la sua esagerazione comica a partire dai dialoghi fino alle animazioni, dando vita ad un prodotto davvero divertente. A livello di frame rate, su una PS5 base, ci troviamo in una situazione che non vede mai la stabilità seriamente minacciata, mentre dobbiamo menzionare alcuni piccoli problemi a livello grafico che non influiscono sul gioco in sé, ma risultano non proprio gradevoli da vedere: parliamo di animazioni “tagliate” dall’ambiente che ci circonda e simili.
Parlando dei trofei, questi sono numerosi e ben porzionati: parliamo di 47 trofei (48 con il Platino) che richiedono al giocatore di effettuare azioni non sempre scontate all’interno del mondo di gioco: anche in questo frangente, il team di sviluppo ha fatto leva sulla comicità e sull’improvvisazione.