Ode a Hideo Kojima

Simone Lelli
Di Simone Lelli - Editor in Chief Analisi Lettura da 10 minuti

Nel panorama videoludico odierno possiamo dividere i giochi ormai in due grandissime categorie: i videogames annuali e i videogames non annuali.

Potrebbe sembrare una grande generalizzazione, ma effettivamente siamo riempiti da giochi come Assassin’s Creed, Call of Duty FIFA, mentre giochi come The Witcher 3, Deus Ex o Batman Arkham Knight vengono messi in disparte. Perché la media dei videogiocatori non compra più un gioco se non possiede modalità multiplayer, se non dura più di 30 ore o semplicemente, perché preferisce spendere soldi sui suoi classici giochi annuali.

Questo articolo è un omaggio a un Game Designer diverso. Una persona che esce dalla catena generata da questa differenza, ma che tratta ogni suo gioco come un opera: Hideo Kojima.

“Se l’uomo è composto per il 70% di acqua, allora io sono fatto per il 70% di cinema.”

Hideo Kojima non ha mai negato la sua passione sfrenata per il mondo cinematografico, e soprattutto per l’occidente. Le sue opere sono sempre “sporcate” da questo occidentalismo, mantenendo però le radici nella propria cultura orientale.

Come tutti potete sapere, Kojima è conosciuto principalmente per la saga di Metal Gear, ma prima di ciò il lavoro che fece fu tanto, e come per la saga degli Snakes, tutti i suoi giochi avevano spunti alternativi, diversi, e spesso innovativi, ma presi sempre in contropiede dai suoi colleghi o superiori.

  • Penguin Adventure: titolo racing, vedeva questo pinguino alla disperata ricerca di salvare la propria principessa, correndo tappe di percorsi colme di ostacoli. Fu uno dei primi giochi su cui lavorò, e il successo fu notevole. Uscì per MSX.antartic_adventure
  • Metal Gear: nel 1987 ha la sua grande occasione, occasione che lo farà diventare una Legenda del settore. Il gioco, influenzato da film come Terminator e La Grande Fuga, è definito il primo gioco Stealth, in quanto inseriva meccaniche come il riconoscimento dei nemici dei rumori di arma da fuoco, o la mancanza di equipaggiamento, tutto da trovare all’interno della mappa. Il gioco uscì prima per MSX, poi per NES.

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  • Snatchers: titolo del 1988, univa tematiche cyberpunk a post-apocalissi, robot che dominavano la razza umana, cloni e test genetici. Insomma, sarà sia la base di molte tematiche per il futuro Metal Gear Solid, sia un omaggio a film come Blade Runner. Il titolo ebbe un ottimo successo, uscì su MSX2 e NEC PC-8801.snatcher_9czg
  • Metal Gear 2: Solid Snake: seguito del primo capitolo, stavolta esclusiva Giapponese per MSX2, il gioco riprendeva la storia del precedente, inserendo una caratterizzazione migliore dei personaggi, insieme a tematiche adulte. Si capisce ormai come le opere di Kojima si spostino dal classico videogioco, più verso la cinematografia.

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  • Policenauts: uscito nel 1994, avventura grafica simile a Snatchers, sempre un ottimo lavoro, molto acclamato dalla critica. In questo gioco nascerà il personaggio di Meryl Silverburgh, personaggio famoso nella saga di Metal Gear Solid. Il gioco uscì su NEC PC-9821.

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  • Arriviamo al 1996, ed esce il gioco che ha consacrato Hideo Kojima: Metal Gear Solid. Sfruttando le 3 dimensioni, appena nate e cresciute, soprattutto su PlayStation (il gioco non si chiamerà Metal Gear 3 ma Solid proprio per la presenza delle 3 dimensioni, quindi dei poligoni, sinonimo “solidi”). Lavorando con un team di giovani, si approcciarono sempre con fare cinematografico, storia spettacolare, e soprattutto guardie realistiche (visuale a 150 gradi, attenti ai suoni, osservavano le impronte).

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  • Nel 2000, spostandosi dal suo capolavoro, Kojima creo Zone of the Enders, gioco action fantascientifico con i mecha. Il titolo ottenne un ottimo successo, arrivando al secondo capitolo, sempre di Kojima, nel 2002. Entrambi uscirono su PlayStation 2.

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  • Mesi dopo uscì il secondo capitolo Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty. Aggiungendo molte funzioni, come minacciare le guardie o la gestione collettiva delle stesse, il gioco divenne un successo, basando la propria trama anche su argomenti moderni come il Nuovo Ordine Mondiale, Internet e il meme. Il gioco uscì per PlayStation 2 e per Xbox.

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  • Metal Gear Solid 3: Snake Eater: con Snake Eater, nel 2004, si arriva per la prima volta a parlare di Big Boss, personaggio che, se avete giocato i precedenti capitoli, conoscerete. Con questo salto indietro nel tempo, ambientato nel 1964, avremo meno dispositivi tecnologici e un esperienza di sopravvivenza maggiore. Inoltre, passeremo a una telecamera dietro le spalle del personaggio. Il gioco uscirà sempre su PlayStation 2. Verrà inoltre inserita per la prima volta una modalità Online, Metal Gear Online.

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  • Metal Gear Solid: Twin Snakes: Nello stesso anno, su Gamecube, uscirà questo titolo, curato sempre da Kojima, remake del primo capitolo, ma totalmente rifatto in termini di grafica, inquadrature e altro. Si vedrà molto l’ispirazione al secondo capitolo, mostrando quindi nuovi modi di avanzare nel gioco, oltre ad una grafica migliore.

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  • Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots: arriviamo su PlayStation 3 con questo capitolo, che vede anche la nascita della Kojima Productions, team sotto la Konami. Questa divisione permise al team di non gestire più la parte commerciale, concentrandosi solo sul gioco. Il titolo rivedrà di nuovo il nostro Solid Snake, invecchiato per via di un problema genetico dovuto alla clonazione. Il titolo aggiunse le caratteristiche moderne dei primi capitoli alla giocabilità dei successivi, rimanendo però troppo cinematografico, avendo davvero molti filmati e poco gameplay. Torna Metal Gear Online 2.

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  • Metal Gear Solid: Peacewalker: Metal Gear, dopo il precedente Portable Ops, arriva su PSP con un titolo canonico, diventando da Tactical Espionage Action, un titolo Tactical Espionage Operations. Infatti, dovremo gestire anche tutte le truppe, oltre che effettuare le missioni. Il titolo vedrà come personaggio principale il mitico Big Boss.

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  • Metal Gear Solid V: Ground Zeroes & The Phantom Pain: arriviamo ad oggi, con uno dei capitoli più grandi e criticati, diviso in due parti, un prologo e una parte principale. Sempre con Big Boss, arriveremo nel titolo (o quasi) a collegare la storia che proseguirà poi nel primissimo Metal Gear. Arriva in questo titolo una modalità PVP (Forward Operating Base) e Metal Gear Online 3.

Soffermandomi su questo titolo, il gioco di Metal Gear meno simile ai precedenti in modalità (completamente Open World), è stato anche la chiusura completa della saga. Avendo completato la storia, mi sento di dire che il gioco non chiude per nulla, anzi lascia molti interrogativi, domande che non verranno mai spiegate. La storia di per se rimane frammentata, soprattutto nei finali. Un filmato unico forse sarebbe stato più appassionante. Tuttavia, il gioco è davvero un masterpiece del genere, uno Stealth Open World, il primo addirittura, e la libertà di scelta, che molti hanno definito come uno stravolgimento, è invece un eccellente aggiunta al genere.

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In tutto ciò non abbiamo parlato dei due Metal Gear Acid, Metal Gear Portable Ops o Metal Gear Rising: Revengeance, in quanto il ruolo di Kojima negli stessi fu marginale.

Va anche sottolineato come nella lista non potrà comparire (per ora) ne un nuovo Metal Gear, ne il tanto acclamato Silent Hills, a causa della scissione avuta con la Konami.

Oltre ad essere conosciuto come grande Game Designer, Hideo Kojima è soprattutto un trollone. Esatto, una persona che si diverte a “fregare” la gente con informazioni messe nascoste davanti agli occhi dei giocatori, dettagli insignificanti ripresi in seguito come fondamenta della storia e molto altro. Ecco alcuni esempi:

  • Durante il boss Psycho Mantis, dotato di poteri telecinetici e telepatici, non potevate colpirlo in quanto vi leggeva la mente. Bastava mettere il controller della vecchia Psx nella porta 2, e Psycho Mantis non vi avrebbe più letto il pensiero.

  • Lo stesso Psycho Mantis torna in MGS4, stavolta meravigliato dalla tecnologia della PlayStation 3.

  • Quello che conoscete come Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, in realtà prima si chiamava solo The Phantom Pain, gioco sviluppato da un certo Joakim Morgren… Joakim, anagramma di Kojima. Quando questo individuo bendato parlò del gioco, dei dubbi c’erano. Vennero tolti da questa presentazione:

Inoltre il logo del gioco, quando comparì per la prima volta, aveva già in rilievo la scritta Metal Gear Solid V, ma oscurata.

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Hideo Kojima, spogliato della saga che ha fatto nascere e portato al successo, del motore grafico creato appositamente, e della Kojima Productions, ora è un Game Designer libero, e sicuramente ne sentiremo parlare. Vi consiglio di provare i suoi titoli, di capire la differenza che si interpone tra un gioco nato per emozionare, e un gioco nato con il solo intento di far proseguire una saga.

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Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.