Love and Monsters – Recensione, mostri schifosi e un viaggio all’orizzonte

In questa recensione di Love and Monsters cerchiamo di fare il punto della situazione su un film che ha sicuramente del potenziale da mostrare.

Nicholas Massa
Di Nicholas Massa Recensioni Lettura da 8 minuti
7
Love and Monsters

Diretto da Michael Matthews e in uscita questo 14 aprile su Netflix, questa recensione vuole parlarvi di Love and Monsters, film che costruisce la propria narrazione tenendo in estrema considerazione il passato del genere cui fa riferimento, tendando di impregnarlo con una serie di messaggi e delicatezze che fanno ben sperare verso i lavori che vedranno coinvolto questo regista. Anche se sulle prime la leggerezza generale ad incardinarne gli sviluppi potrebbe non stupire più di tanto, bisogna sempre ricordare che si tratta di un lavoro che non vuole impegnare troppo lo spettatore, disegnando una serie di vicende emotivamente sincere dall’inizio alla fine. 

La recensione di Love and Monsters ci ha portati indietro nel tempo

Perché stiamo parlando di passato in questa recensione di Love and Monsters? Perché utilizzare una parola del genere per descrivere un film che invece punta moltissimo sulla “freschezza” generale dei suoi sviluppi? Semplice, perché questa parola sguazza a pieni polmoni nella struttura narrativa che il film ha da offrire. La trama ruota intorno a un giovane uomo di nome Joel Dawson (Dylan O’Brien), e si sviluppa in mondo post-apocalittico dalle fattezze familiari (guarda The Walking Dead e tantissimi altri prodotti simili). Praticamente l’umanità ha causato, nella sua fame di potere e paura, un disastro genetico a livello mondiale che ha modificato per sempre le matrici genetiche degli insetti e degli anfibi. Adesso la realtà quotidiana di Joel è abitata da queste mostruosità indescrivibili che hanno distrutto qualsivoglia forma di civiltà ed insediamento umani. In risposta a tutto ciò ci sono solamente il caos e il terrore. L’uomo, per salvare sé stesso, ha quindi ripiegato in alcuni rifugi sotterranei, in alcune colonie in cui tentare, in extremis, di sopravvivere a quanto sta avvenendo.

Love and Monsters

È proprio in un contesto del genere che si avvia la narrazione di Love and Monsters, narrazione che trova al suo centro un protagonista bloccato in una colonia e senza particolari doti personali. Un introverso che ancora non ha ben compreso come cavarsela da solo, ben lungi dall’immagine dell’eroe impavido che affronta tutto a testa alta, o dal genio che analizza ogni cosa rielaborandola dal proprio punto di vista. Joel è un ragazzo normale, anzi normalissimo, e proprio per questo giusto nel momento in cui si voglia costruire un certo tipo di identificazione con lo spettatore. Fondamentale, comunque, resta la costruzione della realtà a circondarlo, narrata attraverso un certo tipo di nostalgia che attinge, anche positivamente, da prodotti che in passato hanno già affrontato contesti narrativi del genere.

In aggiunta a tutto ciò troviamo l’input principale del racconto. La storia di Joel ci verrà narrata a spezzoni, con un approfondimento abbastanza rapido e semplicistico nel suo descriverlo. Questo, però, dà la possibilità agli sceneggiatori di mostrare un altro personaggio chiave, di cui dobbiamo assolutamente parlare in questa recensione di Love and Monsters, ovvero Aimee (Jessica Henwick). Aimee è la ragazza di cui Joel è innamorato e con la quale avrebbe voluto costruire qualcosa prima della cosiddetta apocalisse. La situazione però li ha portati a dividersi, rimanendo in contatto per anni attraverso una radio, unico legame diretto fra le loro rispettive colonie. Saranno proprio i sentimenti del ragazzo verso di lei ad avviare tutte le vicende di trama, imbastendo quello che potremmo definire una sorta di “Road – Survival movie”.

L’importanza del viaggio 

Il viaggio resta uno degli elementi centrali di Love and Monsters, nonché uno dei suoi strumenti migliori per raccontare non soltanto le vicissitudini del protagonista, ma quelle che hanno coinvolto l’intero pianeta terra. Il film infatti si sviluppa proprio attraverso di esso, attraverso questa esperienza estremamente pericolosa in un mondo che non fa sconti a nessuno. Ecco che il viaggio diventa anche altro, diventa riflessione e approfondimento del presente, diventa qualcosa di un minimo più interiorizzato nell’esperienza stessa, personale, del ragazzo che deve imparare a cavarsela da solo nel mondo esterno. Oltre a tutto ciò, questo viaggio diventa anche un mezzo attraverso il quale sperimentare sul mondo che gli respira intorno. I vari mostri, i personaggi che incontra e la loro caratterizzazione, la costruzione fotografica ed estetica delle varie scenografie, la colonna sonora ed alcune battute, ricollegano inevitabilmente il film a moltissimi altri prodotti che hanno mosso i loro passi nello stesso genere e contesto narrativo.

Love and Monsters

Qui comunque si parla sempre di un prodotto estremamente leggero. Di un’opera che sfiora sempre la tragicità del proprio genere senza mai addentrarcisi fino in fondo, senza mai premere troppo sulle tematiche più forti, che vedono coinvolti e segnati tutti i singoli personaggi davanti alla macchina da presa. Resta comunque interessante la strada che hanno deciso di prendere, specialmente quando si parla del target a cui il film è rivolto. La leggerezza, però, non deve trarre in inganno, anche perché pur nel suo muoversi leggiadro la pellicola in più occasioni concentra la propria attenzione verso le dinamiche interiori dei personaggi rappresentati.

Un mondo inospitale che avrebbe molto di più da dire 

Una delle pecche maggiori di questo Love and Monster risiede proprio nel mondo in cui la trama è ambientata. In realtà non risiede nel mondo in sé, ma piuttosto nel modo in cui ci viene illustrato e spiegato. Moltissime cose, legate anche ai personaggi stessi, vengono curiosamente date per scontate, e quindi affrontate senza un minimo approfondimento. Certo, le vicende di trama suggerirebbero alcuni importanti passi avanti per il futuro, ma il semplice fatto che i dettagli dell’ambientazione stessa siano affrontati dal punto di vista del protagonista, e che la telecamera lo segua continuamente senza mai soffermarsi su nient’altro, potrebbe alle lunghe anche stuccare o infastidire, dato il potenziale di quello che si ha davanti. Da una parte questa scelta contribuisce ad ispirare una fascinazione ancora aperta, dall’altra però spreca un gigantesco potenziale narrativo inespresso che meriterebbe di essere raccontato per filo e per segno.

Dal punto di vista tecnico non c’è moltissimo da dire. Interessante l’alternanza della cgi con l’utilizzo di elementi fisici, anche qui estremamente nostalgica e curiosamente apprezzabile. Il ritmo generale non è mai lento, anche se da un certo momento in poi comincia velocizzarsi anche fin troppo. Con questo Love and Monsters restano da chiarire quelli che sono gli intenti principali del suo regista e degli sceneggiatori, resta da capire il potenziale di una storia che ha ancora moltissimo da dire e che nel porre alcune sue scene risulta, purtroppo, ancora acerba nel parlare allo spettatore, con piccole cadute di stile che avrebbero potuto essere facilmente evitabili. Si parla dunque di un prodotto che fa delle proprie vicissitudini una trama senza troppe pretese, ma che sa intrattenere fino alla fine, ponendo anche qualche spunto che speriamo, un giorno, qualcuno si prenderà la briga di approfondire.

Love and Monsters
7
Voto 7
Condividi l'articolo
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.