Genitori vs Influencer: la commedia evento della Pasqua italiana 2021 che vedrà il debutto cinematografico della celebre influencer Giulia De Lellis, oltre a vantare nomi già ben conosciuti dal pubblico italiano come Fabio Volo e Nino Frassica. Prodotto da Sky Cinema e in streaming su Now, la pellicola si propone di fotografare un grosso divario generazionale tanto chiacchierato, quello tra “boomer“, “millennial” e “generazione Z“. Scopriamo insieme nella recensione se Genitori vs Influencer riesce davvero nel suo intento.
Generazione Z chi?
Paolo (Fabio Volo) è un professore di filosofia vedovo, nonché padre della piccola Simone (Ginevra Francesconi), nome pronunciato alla francese come “come la De Beauvoire“. I due hanno un rapporto molto stretto, ma ben presto la “piccola” Simone crescerà e suo padre scoprirà che quel legame unico si è trasformato nell’impossibilità di comunicare. Così, Paolo scopre che sua figlia non brama la laurea, bensì una florida carriera come influencer, una “professione” fortemente denigrata dal professore. Tuttavia, quando Simone manda una richiesta d’aiuto alla sua influencer del cuore Ele-O-Nora (Giulia De Lellis), prontamente accolta da quest’ultima, la vita di Paolo non sarà più la stessa: forse il mondo degli influencer non è così male come pensava…
Come detto dalla regista Michela Andreozzi in conferenza stampa, il tema di Genitori vs Influencer è l’eterna lotta del rapporto tra genitori e figli, cui incomunicabilità è amplificata dal divario mediatico e oltre che generazionale. In più, il film si interroga su modi, misure e pericoli del mondo social: sono davvero i giovani i più esposti? O forse i boomer che non hanno un’adeguata educazione digitale finiscono per subirne i danni più significativi? Queste domande sono indubbiamente affascinanti e il film riesce ad alzarle con efficacia: peccato che la stesura di Genitori vs Influencer non sia altrettanto convincente.
Stando alle parole della produzione e del cast tecnico, Genitori vs Influencer parla a boomer, millennial e Generazione Z. E lo fa, ma dal punto di vista dei boomer. Se questo è di un certo punto di vista necessario e inevitabile (si veda per esempio la doverosa spiegazione di termini e meccanismi tipici del mondo social), dall’altro fallisce nel rivolgersi ai più giovani, ricadendo nel cringe tanto chiacchierato anche nel lungometraggio. Il linguaggio dei personaggi finisce per scimmiottare disperatamente il gergo colloquiale della Generazione Z, spesso e volentieri anche mal abusato nei dialoghi di ragazzini finiscono per essere delle caricature di loro stessi.
Anche l’umorismo della commedia è tipicamente da boomer, costellato di quelle battute di chi a cinquant’anni ancora si sente ragazzo in una mal celata sindrome di Peter Pan. Ai boomer fanno ridere le battute sui vegani, sugli omosessuali e sulle drag queen, su chi è single in età adulta e si vede eccome: tutte cose su cui si ride con piacere perché non si capiscono (e forse non si vogliono capire). E io, facente parte di quella Generazione Z a cui il film dovrebbe parlare, a mia volta non capisco perché dovrei ridere di una vicina di casa continuamente derisa e additata come “gay” perché senza partner o di una caterva di battute imperniate sul demonizzare il mondo dei social e degli influencer senza l’audacia della satira.
Raccontare la Generazione Z (anche) per la Generazione Z richiede uno sforzo maggiore: narrare dei giovani significherebbe appropriarsi dei loro valori, interiorizzarli e restituirli loro. La sceneggiatura ha un retrogusto tutto boomer e questo ricade inevitabilmente sul quadro d’insieme. Il racconto dei Millennial, invece, si limita unicamente alla presenza di Giulia De Lellis (quasi) nei panni di se stessa. Risultato: un film sulla Generazione Z che si rapporta ai boomer, creato dai boomer per i boomer.
Oltre un tag c’è di più
Dal punto di vista tecnico, Genitori vs Influencer è nella media per gli standard della commedia italiana. Nonostante il film sia sponsorizzato come il debutto cinematografico di Giulia De Lellis, la sua performance è definibile senza infamia né lode; la De Lellis non ci sorprende in bravura, ma tutto sommato riesce a essere convincente nel ruolo che davvero ricopre nella vita di tutti i giorni, ovvero l’influencer. Non si può dire lo stesso di Fabio Volo, probabilmente a causa delle pecche in sceneggiatura citate in precedenza; il suo ruolo, indubbiamente quello che poteva risultare il più interessante (il padre che si lascia fagocitare dal mondo degli influencer, diventandone uno), è molto poco credibile, fino all’estremo: quale padre non lascerebbe tutto per correre in soccorso della sua unica figlia che ha bisogno di lui? L’impressione che si ha è che i personaggi siano stati piegati alle esigenze di trama (sì, sottotrama d’amore, sto parlando anche di te), sacrificando la loro coerenza.
Per quanto meno chiacchierata, la vera stella di Genitori vs Influencer è la “piccola” Simone interpretata dalla giovanissima e promettente Ginevra Francesconi, classe 2003. La Francesconi rappresenta bene il contrasto tra la voglia di indipendenza e di libertà e il desiderio nascosto di rimanere eternamente adolescente di cui parlava lei stessa in conferenza stampa. Nino Frassica, invece, è più una comparsa che un personaggio vero e proprio, in quanto interprete di Zio Delbono, uno dei vicini di casa dei protagonisti. I vicini di casa, personaggio corale e di sfondo, sarebbero anche interessanti, se solo fossero stati meno stereotipati nelle caratterizzazioni e nelle battute.
Dal punto di vista registico, invece, ci sono state tante piccole scelte interessanti, come la messa in scena di un concetto tanto potente quanto astratto come una shitstorm mediatica a opera degli hater; o ancora, degna di nota la parentesi sulla divulgazione non consensuale di materiali espliciti tra minorenni, tema al quale la regista ha regalato una buona drammatizzazione, seppur fin troppo fulminea. Gli inserti in CGI, volti a rendere il tutto “più social”, più “fresh“, a volte anche in modo un po’ troppo insistente.