XIII – Recensione del remake dedicato allo storico FPS

Il remake di XIII è finalmente disponibile per i videogiocatori di tutto il mondo. Playmagic è riuscita a rendere onore all'opera originale?

Giona Corucci
Di Giona Corucci Recensioni Lettura da 12 minuti
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XIII

In questo ultimo periodo Microids ha puntato moltissimo sull’effetto nostalgia causato da determinate IP, acquistandone i diritti e producendone riedizioni di apprezzati produzioni videoludiche del passato. Così, dopo le remastered degli Asterix & Obelix XXL, The Bluecoats – North & South e perfino Titeuf Méga Party, il publisher francese ha deciso di finanziare un vero e proprio remake dell’acclamato FPS chiamato XIII. A dir la verità, il videogioco di Ubisoft nel 2003 è stato un tie-in, che ha portato in forma giocabile la graphic novel franco-belga dall’omonimo nome. Inizialmente scritta da Jean Van Hamme e disegnata principalmente dall’artista William Vance, il fumetto in questione ha iniziato il suo ciclo di pubblicazione nel 1984, ottenendo un buon successo dalla critica e dal pubblico a livello globale. Il videogioco a lui dedicato riuscì in maniera impressionate e catturare lo spirito originale, attraverso uno stile grafico particolarmente ispirato e un level design che lo hanno reso un vero e proprio cult del settore.

XIII remake

Per questo l’obiettivo intrapreso dal publisher Microids e dagli sviluppatori Playmagic è molto difficile, non solo nel dover rispettare le alte aspettative del pubblico, ma anche nel dover modernizzare XII rendendo onore a un’opera senza tempo.

L’amnesia è una brutta alleata per XIII

La narrativa di questo remake non è minimamente cambiata rispetto a diciassette anni fa, raccontando ai giorni nostri la stessa trasposizione dei primi 5 volumi della graphic novel. Interpretiamo le sembianze di XIII, un agente segreto che dopo una missione si ritrova nella spiaggia di Brooklyn affetto da una pericolosa amnesia. Dopo esser stato salvato da una ragazza che passa lì per caso, il nostro protagonista non ha tempo per riprendersi che subito delle persone cominciano a sparare con l’intenzione di ucciderlo. Da qui parte un viaggio in cui scoprire segreti governativi, il mistero sull’assassinio del presidente degli Stati Uniti d’America, un complotto internazionale e molto altro ancora. Fortunatamente il nostro eroe non si trova da solo in questa impresa, infatti durante la storia incontra alcuni vecchi amici che lo aiutano nella sua missione, oltre a fargli recuperare i ricordi perduti. La narrativa non è quindi niente di inedito o speciale, in quanto presenta al pubblico una storia già raccontata non solo attraverso la graphic novel ma perfino con in film e una serie tv. La cosa che sorprendente, però, è il completo riutilizzo delle tracce vocali dell’opera videoludica di Ubisoft, in ogni lingua disponibile.

Una scelta comprensibile ma allo stesso tempo discutibile, visto che presuppone che non sia presente alcun elemento inedito al suo interno. Questa situazione però non è limitata al solo doppiaggio, bensì a tutto il resto di questo remake. La colonna sonora di Alkis Argyriadis è sicuramente pregevole, riesce a dare un certo tono spionistico al prodotto, e lo stesso vale per il level design lineare ma ben pensato, solo che purtroppo tutto questo è stato letteralmente ripreso senza alcun genere di aggiunta rispetto all’esperienza del 2003. Playmagic e Microids hanno deciso di andare sul sicuro, senza tentare di innovare o modernizzare i contenuti di questo XIII. Il team di sviluppo non è comunque riuscito in questa operazione, sbagliando alcune caratteristiche da definire fondamentali.

XIII remake

Lo stile grafico adottato nel 2020 non riesce a catturare l’essenza fumettistica come l’originale, presentandosi come molto più generico. Si perdono quindi diversi effetti stilistici nel gameplay e durante i filmati che, nell’originale, davano l’illusione di star giocando alla graphic novel. Situazioni come lo schermo che si muove allo sparo di un bazooka, il cambio di vignette nei filmati ed effetti sonori da “pagina cartacea” sono stati interamente rimossi in questa riedizione. La cosa che sorprende non è tanto quello che abbiamo descritto, ma il fatto che XII sembri perfino peggiorato graficamente. Questo è dovuto non solo a un comparto visivo non ai livelli di un prodotto per l’ottava generazione videoludica, ma anche a texture in bassa risoluzione e ad altre che letteralmente scompaiono all’improvviso dalla nostra vista. Un vero peccato, visto che in questa maniera l’opera in sé perde la maggior parte del suo fascino.

Un generico e mal curato FPS

Il remake di XIII si divide quindi in due principali modalità di gioco: la campagna single player e il multiplayer. Parliamo prima di tutto del piatto forte, ovvero l’esperienza per i giocatori amanti dell’offline. Come abbiamo accennato in questa recensione, il level design è rimasto invariato rispetto a diciassette anni fa. Ci ritroviamo in un FPS lineare dalla longevità che si attesta dalle cinque alle sette ore, nelle quali il nostro eroe viaggia per il mondo affrontando missioni sia di azione che di stampo più stealth. Il personaggio utilizza ovviamente un potente arsenale nel suo cammino, oltre a una serie di gadget come il rampino, ma è possibile sfruttare addirittura oggetti di fortuna come sedie o scope per stendere i propri avversari, nel caso in cui si voglia evitare di farsi sentire o per non uccidere innocenti. Bisogna poi stare attenti e nascondere i corpi, visto che si rischia continuamente un allarme generale e l’eventuale game over. Purtroppo, nonostante una durata relativamente breve, la struttura videoludica è particolarmente invecchiata, il che porta a far sentire molto presto una certa ripetitività. Certo, all’interno delle mappe è possibile trovare dei collezionabili che espandono la lore del franchise, ma questo non basta per offrire la giusta modernità a un prodotto del genere. Gli stessi livelli di difficoltà presenti sono sì molti, ma non offrono reali differenze, con il risultato della mancata rigiocabilità da parte dell’utente. A dir la verità, il titolo risulta molto semplice a qualsiasi livello di difficoltà, anche grazie alla moltitudine di proiettili e medikit sparsi in gran quantità per ogni stage. Fortunatamente il level design proposto da Playmogic riproduce filo e per segno ogni angolino dei livelli originali, ricostruendoli all’interno del versatile engine Unity.

I pregi finiscono qui, perché tutto il resto è un vero e proprio downgrade rispetto il videogioco del 2003. Oltre allo stile grafico di cui abbiamo già discusso, il gunplay delle armi risulta molto interessante, non in positivo. Questo perché ogni bocca da fuoco non presenta alcuna differenza nella loro usabilità, così che il giocatore non debba fare attenzione se controlla una semplice pistola o la mitragliatrice di turno. Non parliamo poi dei nemici, che non solo sono praticamente tutti identici sia nei loro modelli che nelle reazioni alle nostre azioni, ma presentano a malapena un’intelligenza artificiale. Ci ritroviamo in situazioni imbarazzanti del tipo di spari nel vuoto, come anche in casi dove è possibile camminare a due passi da loro senza essere sentiti, spesso restano fermi immobili, si duplicano dal nulla o altro ancora. Non parliamo poi della distruttibilità dell’ambiente di gioco assente, nel quale al massimo è possibile danneggiare le aree evidenziate dall’opera.

XIII remake

Il mixaggio del volume è completamento sbagliato, con la musica che a malapena si sente senza cuffie, armi che ogni tanto non presentano rumore o personaggi che cambiano lingua in determinati punti. Per finire, vi basti sapere che il gioco presenta moltissimi errori di programmazione come bug, glitch, frequenti crash, personaggi che si incastrano o scompaiono nel terreno, triple mani per il nostro XIII e molto altro. Alcuni di questi problemi impediscono perfino al giocatore di proseguire nell’avventura, costringendo quest’ultimo a ricominciare i brevi livelli più e più volte. Purtroppo, quella che abbiamo descritto non è una problematica dovuta alla versione PlayStation 4 da noi provata, ma è presente anche in tutte le restanti edizioni attualmente rilasciate. Non osiamo immaginare la situazione di Nintendo Switch, che il publisher ha sapientemente deciso di rimandare al 2021 per probabili problematiche. Per fortuna, lo stesso è già al lavoro su diverse patch correttive, che speriamo sistemino il prodotto rendendolo più stabile.

Non tutto ha bisogno di un remake 

Le boss battle sono la parte peggiore del tie-in originale di XIII, e in questo remake sono in qualche modo peggiorate ulteriormente. Gli scontri con questi grandi avversari risultano troppo semplici e senza alcun genere sfida, in quanto il giocatore deve combattere un normale avversario semplicemente più resistente. Un vero peccato, anche perché un remake del genere ha la possibilità di correggere alcuni dei piccoli difetti dell’originale come questo. Da non considerare poi le diverse volte in cui si incastrano, lasciando che il loro abbattimento risulti più semplice del previsto. Non dimentichiamoci comunque del multiplayer, modalità che qui risulta meno corposa rispetto a diciassette anni fa. L’originale presentava diverse modalità di gioco sia offline che online, alcune esclusive per determinate console, con un massimo di sedici giocatori contemporaneamente. Nel remake di XIII abbiamo solo due delle sei modalità dell’originale, senza alcun supporto al multiplayer offline o con quale possibilità di affrontare la CPU.

In generale è questo il problema di tutta l’opera, ovvero che gli sviluppatori non hanno compreso cosa ha reso il prodotto originale così particolare e amato dall’utenza di tutto il mondo. Bisogna comunque mettere in conto che questo è il primo videogioco mai creato da Playmagic, oltre che tutte le complicazioni dovute all’attuale emergenza sanitaria globale. Forse però, questo remake di XIII non è stato il progetto adatto con cui cominciare. Quando si va a toccare un prodotto così amato dal pubblico, bisogna essere sicuri di cosa si sta realizzando ed è necessario sapere dove mettere le mani. Purtroppo Microids ha affidato questo lavoro a dei ragazzi forse ancora alle prime armi, il quale impegno non è purtroppo bastato. Il tutto da l’impressione che – in un caso come questo – una remastered sarebbe stata la soluzione migliore, in quanto avrebbe permesso di far conoscere alle nuove generazioni un titolo che ha fatto la storia del genere.

XIII
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Voto 4
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Io vivo e corro con il vento, ma la mia passione per la cultura pop è rimasta ancorata sin da quando ho ricordo. Ne è passato di dai tempi delle demo nelle merendine, e sono diventato un appassionato di molti settori di questo mondo: dai videogiochi al cinema, fino all'animazione e perfino la letteratura. In questo periodo della mia vita, spero di portare contenuti di qualità all'interno di Game Legends.