Come ben sappiamo dagli ultimi giorni, Prince of Persia: The Lost Crown non ha soddisfatto le aspettative commerciali di Ubisoft, inducendo il colosso francese allo “smantellamento” del team di sviluppo. Tuttavia, c’è qualcuno che attribuisce la colpa di tale scenario non al gioco stesso, ma a Ubisoft.
Come riportato dal portale 80LV, il publishing director di Larian Studios, Michael Douse, ha affermato su X che il fallimento commerciale di The Lost Crown (qui la recensione del gioco) è causato dalla cattiva gestione di Ubisoft. Nello specifico, Douse punta il dito contro Ubisoft+ che è stata spinta troppo dal colosso francese, affermando inoltre che quest’ultimo avrebbe dovuto rilasciare il gioco su Steam il giorno del lancio.
L’ultimo gioco degno di nota sulla loro piattaforma è stato probabilmente Far Cry 6 nel 2021. The Crew, Assassin’s Creed Mirage e Avatar arrivarono nel 2023 e non hanno registrato grandi numeri, quindi si potrebbe presumere che gli abbonamenti fossero già in caduta libera quando Prince of Persia: The Lost Crown venne pubblicato nel 2024. Ciò potrebbe significare che le persone non stanno utilizzando tanto Ubisoft+. Se il gioco fosse uscito su Steam, non solo sarebbe stato un grande successo, ma ci sarebbe stato anche un sequel dato il potenziale del team di sviluppo.
Douse ha inoltre aggiunto che se per Ubisoft è vero il motto “i giocatori devono abituarsi a non possedere i loro giochi”, per via di strategie che abbracciano gli abbonamenti, allora si può anche dire che gli sviluppatori devono abituarsi a non avere più un lavoro se creano un gioco acclamato dalla critica.
Ricordiamo che i vari membri del team di sviluppo dietro The Lost Crown (Ubisoft Montpellier) ora lavoreranno a più progetti interni. Fra essi c’è la conferma della fase d’esplorazione del franchise di Rayman insieme a Ubisoft Milan.