Con Prince of Persia: The Lost Crown Ubisoft ha deciso di colpirci duramente “lì dove fa più male”, ovvero giocando sull’effetto “nostalgia”: infatti il Principe di Persia torna nel suo habitat naturale, quello dei metroidvania (di cui fu un’esponente ante-litteram). Con questa recensione andremo a sviscerare i punti di forza e di debolezza di questa (non tanto) nuova incarnazione per il Principe. Affilate le armi, ci sarà da combattere!

I Magnifici 6… e Sargon

Sulle magiche vette del Monte Qaf si sta tenendo un’importante guerra che si svolge da secoli, e che sembra essere giunta al suo culmine quando il popolo dei Kushan rapisce il Principe Ghassan, erede al trono di Persia. Sargon e i suoi 6 compagni si recano sul campo di battaglia, e grazie alle loro formidabili abilità nel combattimento (non a caso sono definiti gli Immortali di Persia) salvano la situazione riportando il Principe a casa.

Onore e gloria che Sargon e compagni ricevono di nuovo, come è solito accadere, ma questa volta l’orrore è dietro l’angolo: un membro dei Sette Immortali tradisce la compagnia rapendo a sua volta il Principe Ghassan, e da qui parte la storia di Sargon e di come dovrà recuperare il suo futuro monarca.

La storia del gioco è sufficientemente interessante, sebbene abbia delle oggettive problematiche: il gioco non ha una struttura lineare, per questo spesso Sargon si ritroverà ad affrontare “se stesso” come nemico, in quanto spazio e tempo sono stati sconvolti dalla magia. Non solo, stupisce come Sargon abbia scarsissima conoscenza delle persone o dei popoli che incontra nel suo viaggio, cosa inusuale visto che lui stesso è una leggenda di quelle terre.

Dulcis in fundo, Sargon non ha la minima idea di dove si trova il più delle volte (fatto altrettanto strano) e il giocatore si ritroverà spesso “gettato in pasto” a delle sequenze con discontinuità. Perfino i boss (per quanto ben strutturati) hanno poco appeal e poca storia di fondo: sembrano messi lì quasi svogliatamente. Insomma, dal punto di vista dello storytelling, Prince of Persia: The Lost Crown ha fallito su quasi tutta la linea, ma recupera poco dopo.

Imparare a essere Sargon

Prince of Persia: The Lost Crown è un gioco particolare, che da un lato omaggia i Castlevania del passato, e dall’altro somiglia moltissimo al primo gioco del Principe di Persia 2D uscito anni or sono (parliamo del 1990 su sistema DOS). La mappa consente un’esplorazione lineare, diversa dai Metroidvania moderni come Blasphemous o Hollow Knignt per intenderci, consentendo al nuovo giocatore un approccio più semplicistico, quasi invogliandolo a esplorare “come preferisce” e per giunta premiandolo per questo.

Di fatto quanto descritto sopra non può essere annoverato come sbaglio di level design, ma va da sé che una mappa eccessivamente grande, messa lì ai fini di un’esplorazione “sterile”, potrebbe far storcere il naso al giocatore esperto di Metroidvania e potrebbe anche frustrare i giocatori meno esperti. Si, è possibile segnare la mappa con dei punti di interesse in modo da passarci in seguito, una volta aver sbloccato quelle specifiche abilità per passare oltre, ma questo rende il tutto sufficientemente dispersivo.

In Prince of Persia: The Lost Crown a farla da padrone è indubbiamente lo stile di combattimento di Sargon: di fatto non esiste (o quasi) un giocatore che giocherà il titolo allo stesso modo di qualcun altro. Sargon infatti segue uno stile di combattimento capace di adattarsi al giocatore, eseguendo combo aeree o a terra in base alla direzione dello stick analogico e alla pressione più o meno giusta dei tasti di attacco.

Tutto questo incoraggia l’esplorazione, perché di fatto Sargon sbloccherà abilità da combattimento (e non) mentre esplora la mappa, e dall’altro lato permette una totale personalizzazione dello stile lotta e del combattimento che vorrete applicare, sia questo basato su combo rapide, attacchi pesanti o precisi colpi con l’arco.

Non esiste un sistema di avanzamento stile RPG: nel gioco troverete armi e armature per Sargon, ma non ci sarà di fatto un “level up” nel senso stretto del termine. Occhio alla gestione delle pozioni di cura: saranno molto utili e da usare con parsimonia, quasi foste in un “soulslike”. Il punto debole del gameplay di combattimento è senza dubbio il sistema dei “parry”, ovvero le parate in tempo corretto: imparare come ogni nemico attacca è abbastanza frustrante, se poi aggiungiamo che alcuni nemici, come i boss, non li incontrerete mai più, vi renderete conto che state riempiendo il vostro cervello di informazioni che dovranno essere dimenticate nel momento successivo alla sconfitta dell’avversario.

Se sbaglierete una parata, il danno che riceverete sarà enorme: il gioco è molto poco bilanciato sotto questo punto di vista, dato che con una schivata al momento giusto si evitano la maggior parte degli attacchi, e non si ricevono danni. Altro tasto dolente sono le “mosse speciali” o “Super” se preferite: queste sono spettacolari da un lato, ma completamente sbilanciate dall’altro, tanto che rischierete di vincere boss fight praticamente usando solo una o due di quelle tecniche, rendendo il grado di sfida più basso di quello che in realtà dovrebbe essere.

Giunti dalla Principessa… o magari no!

Nelle precedenti incarnazioni di Prince of Persia, si doveva sempre salvare una gentil donzella, ma i tempi sono cambiati, e oggi Prince of Persia: The Lost Crown punta all’onore di riportare a casa un Principe scomparso. Come detto poco fa, il comparto storia del gioco fa tuttavia acqua da tutte le parti e non giocherete al gioco per questo, bensì per la sua genuinità nel gestire il gameplay.

Prince of Persia: The Lost Crown  ce la mette tutta per farci divertire, e a tratti ci riesce perfino. Tuttavia pochi minuti di divertimento contro un boss non bilanciano lo scellerato sistema di esplorazione, dove Sargon passa da campione di salto sul muro a povero mentecatto incapace di aggrapparsi ad una sporgenza.

Il protagonista crea anche un ottimo appeal, fa venire voglia di giocare controllandolo e ha un gran carisma, che purtroppo scema grazie a delle sbagliate scelte di level design che minano l’intera produzione.

Prince of Persia: The Lost Crown è senza dubbio un buon metroidvania, ma non brilla quanto le straordinarie produzioni avute in passato, né tanto meno può accostarsi ai metroidvania moderni, ben più profondi e strutturati.

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Prince of Persia: The Lost Crown

7.5

Prince of Persia: The Lost Crown, in generale riesce nel suo intento di farci divertire, ma con diverse riserve. Il problema si pone quando si osserva (o si vive) il gioco più da vicino: la meccanica delle parate è frustrante, l'esplorazione di una mappa così grande può spaventare, e il bilanciamento rischia di abbassare di molto l'asticella della sfida. Se siete appassionati di metroidvania è un titolo che va comunque incluso nella vostra collezione, e se invece siete neofiti del genere può essere un lineare punto di inizio, sebbene non brilli quanto avrebbe potuto.

PRO
  • Molto versatile negli approcci in combattimento
  • Visivamente e tecnicamente un ottimo lavoro
CONTRO
  • Narrativamente non brillante
  • Il bilanciamento rischia di abbassare la difficoltà
  • Mappa un po' dispersiva
Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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