Vikings: Valhalla – Recensione, sangue, vendetta e storia

Vikings: Valhalla impara dal passato e rinfresca qualcosa di estremamente familiare: a voi la nostra recensione della nuova serie tv MGM.

Nicholas Massa
Di Nicholas Massa Recensioni Lettura da 8 minuti
7
Vikings Valhalla

Uno dei tratti che da sempre affascina i fan di Vikings da tutto il mondo è proprio il modo in cui questa serie tv prende alcuni fondamentali eventi storici e li traspone approfondendone alcuni tratti, con le dovute speculazioni narrative. Ovviamente la prima cosa che attrae oltre a ciò sono di per sé i vichinghi stessi, la loro storia, la loro mitologia, il modo in cui vengono rappresentati. Parlando delle tribù del nord il restare affascinati e sconcertati per alcuni loro tratti è inevitabile. Per la loro religione, ad esempio, per i lunghissimi viaggi che hanno compiuto, le razzie, le guerre, le conquiste. Il fatto, poi, di avere ben poco materiale diretto nei loro confronti non può fare altro che accrescerne il fascino. Su tutto ciò quindi giocava la serie suddetta, e lo ha fatto per sei stagioni con nomi ed eventi altisonanti, svolte storiche presenti anche nei libri e reinterpretazioni in soggettiva di momenti delicati di queste tribù e popolazioni, ammaliando il proprio pubblico episodio dopo episodio. Vikings: Valhalla riprende tutto ciò alla perfezione, risultando familiare dall’inizio alla fine, rinfrescando comunque ciò verso cui i fan erano abituati: andiamo ad analizzarla nella nostra recensione, ricordandovi che approderà su Netflix da questo 25 febbraio.

Passato, presente e futuro 

Chi ha seguito le vicende di Vikings lo sa, bastano alcune piccole scelte a sconvolgere anche i più grandi dislivelli che la società del tempo abbia visto. La trama di questa nuova serie tv si ambienta 100 anni dopo tutto ciò cui abbiamo assistito in passato (non serve aver necessariamente seguito la serie tv precedente per apprezzare questi nuovi episodi). 100 anni sono trascorsi dagli eventi degli eroi leggendari che ancora oggi restano sulla bocca di tutti e l’identità stessa dei vichinghi è andata progressivamente mutandosi. Nel tempo i rapporti fra questi popoli e gli inglesi sono cambiati moltissimo, al punto che i vichinghi danesi hanno trovato, pian piano, un proprio posto anche sul suolo britannico.

Tutto però è destinato a cambiare, a mutare all’improvviso. Gli eventi principali infatti si aprono con un momento storico famosissimo macchiato dal sangue e dalla violenza: il Massacro di San Brizio. Vikings: Valhalla quindi raccoglie alla perfezione, come vedremo anche avanti nella recensione, sia l’identità che gli insegnamenti della serie tv precedente, ampliando traslando il discorso in un periodo storico diversissimo che rinfresca decisamente quanto siamo stati a abituati a vedere.

Vikings Valhalla recensione

Il Massacro di San Brizio avvenne il 13 novembre del 1002 d.C. e prende il suo nome proprio dal santo che si festeggia quel giorno. Quel giorno il Re d’Inghilterra Etelredo II diede l’ordine di sterminare tutti i vichinghi danesi sul suolo britannico. Storia vuole che tutto questo sangue venne versato perché il timore che questi danesi mirassero al potere dello Stato era troppo. Un evento del genere, ovviamente, ebbe un gigantesco impatto in patria e alla notizia di una crudeltà come questa la risposta del nord non tardò a manifestarsi. Sarà il Re Canuto (Bradley Freegard) colui che afferrerà la situazione per riunire un gigantesco esercito con l’unico intento di vendicarsi.

La vendetta è quindi un elemento centrale in apertura di questo Vikings: Valhalla, un elemento che vogliamo sottolineare in questa recensione anche per introdurre un altro gruppo di protagonisti guidati da Leif e Freydeis Eriksson (rispettivamente Sam Corlett e Frida Gustavsson). Si tratta di due fratelli in viaggio verso la leggendaria Kattegat guidati da motivazioni non troppo dissimili dalle suddette, qui però del tutto personali. Due strade distinte, due narrazioni che giungeranno a un punto d’incontro per poi spostarsi verso specifici sviluppi. 

La narrazione di questa serie tv è corale, corali sono i suoi sviluppi e la sua scrittura, e corali le sue potenzialità. Uno dei tratti più affascinanti restano proprio tutti questi anni trascorsi dalla serie precedente, anni che hanno cambiato questi popoli, conducendo alcuni di loro, ad esempio, alla conversione cristiana. Il dibattito fra cristianesimo e paganesimo (tipico dei prodotti di questo genere, guarda anche l’omonimo Assassin’s Creed) qui si fa più complesso che mai rispetto al passato, disegnando protagonisti del tutto nuovi, guidati da un fanatismo differente dal passato ma comunque coerente con tutti gli sviluppi cui si assiste episodio dopo episodio.

L’attenzione verso lo specifico religioso resta immutata, come lo resta anche quello verso la violenza, le battaglie, il dovere e l’onore. Vikings: Valhalla, quindi, impara dal suo passato e fa parecchi passi avanti rinfrescando l’intero materiale trattato. Mette in scena le storie di nuovi eroi norreni realmente esistiti, o almeno elogiati nelle varie saghe conosciute, e s’insinua nuovamente nella storia umana come l’abbiamo studiata e analizzata dalle cronache dell’epoca e dai libri. Pur partendo con un ritmo sostenuto mano a mano che avanza mostra sempre di più il suo potenziale, mettendo sul tavolo nuove dinamiche, riflessioni e personaggi che sanno come catturare pur non essendo paragonabili, almeno per ora, agli eroi leggendari del passato.

Vikings Valhalla recensione

Oltre a ciò, ed è importante sottolinearlo in questa recensione di Vikings: Valhalla, ritorna anche l’analisi di ogni protagonista, analisi che si origina attraverso personaggi che vogliono dimostrare il proprio valore al di fuori della propria storia familiare. La voglia di uscire dalle ombre dei propri padri è quindi un tema preminente nella scrittura delle singole avventure, quasi a volersi riallacciare all’identità di “storia successiva” anche nell’ambito del piccolo schermo. Si vuole andare avanti, avanzare con un salto generazionale che parrebbe avere le idee chiare.

Velocità e attenzione 

Dal punto di vista formale questa serie tv vive un crescendo proprio come accade con la propria trama. Il primo episodio e pochi successivi non si espongono troppo, esteticamente parlando, pur notando nell’immediato un’attenzione particolare sia per quanto concerne le varie scenografie che i costumi. Parlando della regia, dei movimenti di macchina e della fotografia, questi migliorano passo passo, partendo da un primo episodio abbastanza deboluccio e raffazzonato, per raggiungere momenti estetici anche rilevanti. Come in passato l’attenzione ai dettagli, anche quando appartengono alla mera dimensione interpretativa, è studiata, restituendo continuamente momenti che avvolgono lo spettatore. Le scene di lotta e battaglia hanno invece i loro alti e bassi, con coreografie sì credibili, ma comunque in alcuni frangenti fin troppo semplici. Parlando invece del ritmo, qui si avanza con una velocità assurda di evento in evento. Gli episodi sono lunghi ma questa lunghezza non si fa troppo sentire, andando alle volte anche a scontrarsi con la veridicità di alcuni sviluppi. 

Vikings Valhalla
7
Voto 7
Condividi l'articolo
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.