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Top Gun: Maverick – Recensione, un volo ad alta tensione con Tom Cruise

Un sole caldo e spaccapietre batte sopra alla pista di decollo della portaerei in un punto non meglio precisato dell’Oceano Atlantico: rivoli di calore si alzano a pochi metri da dove siete seduti, una cacofonia di suoni imperversa nelle vostre orecchie con personale altamente qualificato che urla ordini a destra e a sinistra, piloti esperti che controllano i loro mezzi, caccia F-18 pronti all’azione, macchine da guerra sofisticatissime e mortali. D’improvviso un boato, il suono di quattro post-bruciatori che si mettono in moto riempie i timpani, l’asfalto sembra fresco adesso, messo a paragone con l’inferno che si dipana davanti ai vostri occhi: l’aereo ha il push dalla balestra e viene piroettato verso il baratro della fine della pista, un colpo alla cloche e decollo: ci siete solo voi ora e la vostra missione, perché state volando sulle ali di un Top Gun: Maverick, ecco la nostra recensione.

Top Gun: Maverick

Highway to Danger Zone

Trentasei anni fa, il capitano Pete “Maverick” Mitchell (Tom Cruise che per altro sta lavorando anche a nuovi film) arrivò secondo al programma Top Gun dove emergono i migliori, l’élite dell’aviazione statunitense (e mondiale in un certo senso). Oggi, il capitano che dovrebbe essere ben altro, ha scelto di restare in “trincea” senza mollare mai: è l’uomo più veloce del mondo, capace di portare aerei a Mach 10 (per i meno avvezzi, sono 12348 km/h), vola ancora e non ha scelto di progredire né come militare, né come politico. Il suo “aereo d’appoggio” resta ancora oggi Iceman (Val Kilmer), il pilota che arrivò primo a quel corso di trentasei anni prima, che però è andato avanti lasciandosi alle spalle voli e le missioni ad alto rischio, diventando un’ammiraglio e fungendo da angelo custode per il nostro eroe Maverick.

Oggi la situazione sembra essere complicata: la Marina ha tutta l’intenzione di mandare in pensione i “vecchi dinosauri” come Maverick, ma il nostro eroe ha ancora l’occasione di dimostrare il suo valore, attraverso una missione quasi del tutto impossibile; oltre all’alto rischio per il Top Gun, si aggiunge la difficoltà di avere sotto la propria ala protettrice il figlio del suo ex-copilota, Goose morto in azione durante il programma di quei trentasei anni prima. Maverick dovrà affrontare il più pericoloso dei nemici: sé stesso ed il suo passato. Questa è la trama di uno dei migliori film numero due che potreste mai sognare di vedere al cinema.

Top Gun: Maverick

Hold my hand

Facce nuove in questo corso Top Gun del quale Maverick è l’Alpha e l’Omega: Natasha “Phoenix” Trace è una dei piloti che si apprestano ad uscire dal corso, la ragazza è tenace e dannatamente brava, al punto che nella squadra pochissimi sono al suo livello. Glen Powel interpreta Hangman, l’uomo da battere, ovvero il pilota per eccellenza che ricalca la precisione di Iceman nel corso in cui Maverick era cadetto.

Infine troviamo Bradley “Rooster” Bradshaw su cui tutti gli occhi sono puntati, perfino quelli di Maverick, che probabilmente non lo voleva in questa missione: interpretato da uno straordinario Miles Teller, il pilota somiglia tantissimo al padre Goose sia nel fisico che negli atteggiamenti. In tutto questo, aleggia lo spettro di Joe Hamm che con il suo mento volitivo porta in scena il Vice Ammiraglio Cyclone, pronto a mettere sotto pressione sia i cadetti che il nostro capitano Maverick: perché al Top Gun non si scherza, ci si gioca la vita e la reputazione ad ogni virata.

Top Gun: Maverick

Un’ultima missione

Dunque com’è Top Gun: Maverick? È una birra ghiacciata mentre sei su una sedia sdraio in riva al mare al tramonto, con il tuo migliore amico accanto che ti sta ricordando un aneddoto di venti anni prima, l’acqua del mare che ti sfiora le punte dei piedi e la brezza marina che un po’ ti culla e un po’ ti sferza la pelle. È una curva a duecento all’ora, è adrenalina, è come quando guardi una vecchia foto ed il momento dopo quelli che sono sulla cellulosa stampata, ti appaiono davanti, invecchiati perché no ma pronti a farti vivere ancora una nuova avventura. Top Gun: Maverick è un F-18 in accelerazione, che arrivati a quota di crociera si trasforma in un aereo di linea comodo e sicuro per poi gettarsi in picchiata e spappolarti lo stomaco come solo la forza G sa fare.

È il secondo tempo di un film che si chiuse sul più bello trentasei anni fa, è come dovrebbero essere i seguiti di film che hai amato da ragazzo e che oggi ritrovi più scintillanti che mai. Top Gun: Maverick è la casa in campagna di tua nonna messa a nuovo con la cucina moderna ed il Wi-Fi. Vale la pena vedere questo film se non ho mai visto il film precedente? Si, vale comunque la pena perché sebbene potreste perdervi qualche dettaglio, il film si dipana bene nel corso delle sue due ore e diciassette minuti, spiega bene ogni retroscena – che se vissuto in precedenza ovviamente assaporerete in maniera differente – ma anche così lascia un gusto agrodolce in bocca. Mettetevi comodi e preparatevi a non pensare, ma a vivere le emozioni così come vanno vissute: per istinto.

Top Gun: Maverick

10

Top Gun: Maverick è il secondo tempo di un film iniziato trentasei anni fa: la pellicola regge tranquillamente al cinema come se fosse uno stand alone, ma è chiaro che se avete vissuto (o recuperato nel corso del tempo) gli eventi del primo film, quest'ultimo brillerà ancor più forte ai vostri occhi. Il film tocca dei temi importanti e controversi come la famiglia, il senso di responsabilità, l'amicizia e l'amore: il tutto nella confusione istintiva di chi si trova dentro alla cabina di un F-18 in piena missione su campo nemico. Il film è adrenalina e passione, strappa qualche semplice sorriso e qualche lacrima qua e là. Emozioni forti e scene incredibili vi attendono in quella che è una pellicola da sala cinema in tutto e per tutto.;

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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