Aveva incuriosito non pochi giocatori con il suo primo trailer, soprattutto se ci riferiamo a fan dell’orrore e del grottesco: finalmente è in uscita The Midnight Walk, un titolo horror dalle tinte quasi fiabesche creato da MoonHood, gli stessi di quel piccolo gioiellino di Lost in Random, e pubblicato da Fast Travel Games. Lo stile unico e particolarissimo sfrutta la tecnica dello stop motion, con scenari interamente creati a mano in argilla. Il tutto è combinato a una colonna sonora ispirata e interessante, con una trama inquietante ma anche dolcissima, un mix che lo rende un gioco assolutamente da provare, anche per la possibilità di sfruttare le potenzialità del VR2 di Playstation 5 grazie anche alla modalità apposita selezionabile dal menù principale. The Midnight Walk ci ha conquistati, e dopo averlo provato per voi, vi diremo il perché in questa recensione!
La Camminata di Mezzanotte
The Midnight Walk si apre con la presentazione del personaggio che impersoneremo: The Burnt One, ossia “il Bruciato“o “il Carbonizzato“, un essere apparentemente esiliato nell’oscurità più totale che è stato privato dei sensi e che volge in uno stato di quiescenza. Il nostro “eroe” però, si risveglia come richiamato al dovere, e si appresta a recuperare occhi e orecchie per poter cominciare il suo Viaggio Notturno: il suo risveglio è sospinto unicamente dalla responsabilità quasi viscerale e inconscia di riportare una strana piccola lanterna parlante alla Moon Mountain.
Per far ciò deve appunto intraprendere quella che viene definita la Midnight Walk, una attraversata notturna di quelle che sono le lande più pericolose e oscure che si frappongono tra noi e il nostro obiettivo, il tutto accompagnati dal piccolo PotBoy, una simpatica lanternina che riportiamo in vita accendendola con un cerino e alimentandola con il carbone.
PotBoy deve assolutamente tornare alla Moon Mountain, e per far ciò dovremo affrontare non pochi pericoli, in questo mondo popolato da strane creature striscianti, adoratori del buio e mangiatori di fuoco e luce.
Mostri d’argilla e cuori ardenti
Lo stile unico, di stampo quasi “Timburtoniano”, è una gioia per gli occhi: ogni angolo che scoprirete, ogni personaggio con cui parlerete, ogni mostro che affronterete sarà un mix di sentimenti contrastanti, grazie a delle creazioni di MoonHood che sanno essere allo stesso tempo sia terrificanti e inquietanti, sia adorabili.
Un villaggio interamente popolato da teste parlanti, un mostro attirato dalla luce che si mangia le fiammelle che trova sul suo cammino, persino la casetta, di nome Housy, che possiede quattro zampette con le quali ci segue costantemente (è il nostro Quartier Generale dove riponiamo tutti i collezionabili trovati e possiamo consultare i nostri progressi) hanno un che di spaventoso ma al contempo tenero e dolce.
Tutto il gioco si basa su enigmi di luce e ombra, aiutati dall’onnipresente PotBoy, nostro inseparabile amico: abbiamo infatti la possibilità di guidare la piccola lanterna e di fargli accendere candele, o di indicargli una direzione in cui andare, per la risoluzione di enigmi ambientali che costellano la nostra camminata verso la montagna.
Grazie a PotBoy potremo anche sfuggire da alcune creature ostili, per cui inizialmente dovremo accontentarci e nasconderci usando armadi e mandando il nostro amico in avanscoperta, per poi trovare armi più congegnali e affrontarli faccia a faccia.
Le luci e le ombre hanno quindi un ruolo cardine per raggiungere la nostra missione e riportare il piccolo PotBoy a casa, perché solo grazie ad essi la potremo scampare ai mostri che ci inseguono, ma anche aprire porte misteriose e proseguire nella nostra missione.
Le tenebre hanno gli occhi
Un elemento molto importante è anche il comparto audio, non solo per quella che è la componente musicale che arricchisce tutto il gioco, un vero e proprio gioiello armonioso composto con cura e attenzione, ma anche per il suono 3D, utilissimo per orientarsi e trovare oggetti nascosti: the Burnt One può infatti chiudere gli occhi e “udire” chiaramente dove si nasconde un determinato oggetto chiave, che lo richiama a sé con un flebile mormorio che diventa sempre più intenso man mano che ci avviciniamo, ma anche aprire delle porte segnalate con un occhio luminoso.
Chiudere gli occhi quindi ci darà la possibilità di sfruttare anche in maniera spaziale il suono e usare quello che possiamo definire una sorta di potere intrinseco del Burnt One, ossia quello di “guardare” nelle tenebre: questo ci esporrà e ci avvicinerà inesorabilmente ad una misteriosa creatura rappresentata unicamente con un paio di occhi minacciosi e dall’aria sinistra, immersi nell’oscurità.
Una ballata di mostri e lanterne
The Midnight Walk ci ha inevitabilmente conquistati grazie anche alla tecnica impiegata da MoonHood per creare gli scenari di gioco e i personaggi, le creature e persino le fiammelle delle candele: il tutto è stato modellato in argilla, dall’elemento più piccolo e apparentemente insignificante alla creatura più elaborata, dopodiché scansionato in 3D e realizzato in stop motion, dando quel tocco di unicità e uno stile creativo che ricorda tanto Tim Burton e il suo Nightmare Before Christmas.
La Soundtrack completa un quadro teneramente dipinto, un inno alle fiabe dark con delle musiche perfettamente in tema e ben congegnate che rappresentano una cornice preziosa e ricercata, il tutto accompagnato da una profonda voce narrante che segue ogni passo del protagonista e del piccolo PotBoy.
La storia di PotBoy e la sua avventura attraverso un mondo fatto di oscurità e luci soffuse, mostri gentili, teste parlanti e creature che strisciano nel buio, è una dolce fiaba tenebrosa che saprà conquistare con un lato artistico unico e con una storia tenera e al contempo spaventosa.
PotBoy e The Burnt One ci prendono gentilmente per mano e ci accompagnano attraverso la Midnight Walk sino alla Moon Mountain in un cammino che non solo ci darà modo di riscattare noi stessi, ma anche di affrontare antiche paure riemerse da un mare di oscurità e mostruosità, fino alla resa dei conti con il nostro lato più oscuro e profondo.