Chi frequenta i corridoi illuminati al neon del cyberpunk sa già cosa aspettarsi: città‑alveari, cartelloni pubblicitari da ottomila lumen e corporazioni che ti vendono persino l’aria che respiri. Mana Project Studio, invece, parte da quel terreno familiare soltanto per farlo detonare. Il suo TAZ è ciò che resta dopo l’implosione – un gioco di ruolo post‑cyberpunk che ingoia i cliché del genere, li mastica con rabbia e li risputa in forma di distopia sotterranea, pulsante e disperata. Non è un manifesto di ribellione alla Johnny Silverhand: qui siamo già oltre, nel regno in cui l’umanità sceglie consapevolmente di mutarsi in macchina pur di sradicare l’ultimo pilastro del capitalismo.
Non si tratta più di sopravvivere ai margini o colpire l’alto per poi tornare nell’ombra: TAZ mette il giocatore davanti a un bivio che non contempla il compromesso. Esiste solo la lotta. E nel mondo che dipinge, nemmeno fuggire è più una possibilità.
Una vita sottoterra
L’ambientazione di TAZ è tanto semplice quanto brutale: la superficie terrestre è invivibile, l’aria è tossica. La razza umana ha scavato, si è rifugiata nel sottosuolo e lì ha cercato di ricostruire una parvenza di società. Ma la morsa delle corporazioni è più stretta che mai, e la ribellione è l’unica risposta possibile.
TAZ si basa sul sistema di gioco già visto in Spire e Heart, il Resistance System, una scelta mirata e funzionale. Il motivo principale è la gestione dello Stress, una meccanica che va ben oltre il danno fisico o le semplici condizioni temporanee. Qui lo Stress è una lente narrativa attraverso cui leggere il deterioramento mentale, fisico ed emotivo del personaggio.
Ogni scelta pericolosa, ogni missione, ogni azione estrema porta Stress. E quando questo accumulo supera certi limiti, i personaggi esplodono, non solo in senso figurato. Il sistema prevede collassi psicologici, reazioni fuori controllo e, spesso, situazioni che degenerano in maniera irreversibile.
Arte e visione: l’impatto visivo di Katerina Ladon
Se il tono narrativo di TAZ colpisce per radicalità, l’impatto visivo non è da meno. Tutte le illustrazioni del gioco sono firmate da Katerina Ladon, artista che riesce a fondere l’estetica meccanica con una vena organica disturbante. Le sue tavole ritraggono esseri ibridi, a metà fra esseri umani e macchine, dove gli innesti non sono semplici strumenti ma parte integrante dell’identità.
Le immagini che ci è stato possibile vedere parlano chiaro: si tratta di un’immaginario potente, concreto, con un’identità visiva riconoscibile. Sono personaggi che sembrano già pronti a entrare in gioco, carichi di storia e tensione. Definirle solamente delle “belle illustrazioni” sarebbe riduttivo, perché all’atto pratico si rivelano uno strumento per immergersi subito nel tono e nel tipo di mondo che TAZ vuole raccontare.
TAZ non cerca comfort neppure nella definizione delle classi. Una delle più emblematiche che abbiamo visto è un’entità più simile a un ragno cibernetico che a un umano. La sua funzione? Incubare e rilasciare piccoli esseri biomeccanici in base alle necessità. Possono essere sonde, trappole, strumenti di supporto o armi viventi: la Culla rappresenta perfettamente il punto in cui il corpo non è più solo mezzo, ma fabbrica, arma e rifugio allo stesso tempo.
Questa scelta dimostra quanto TAZ voglia spingersi oltre i classici archetipi del genere. Non ci sono hacker, mercenari o netrunner preconfezionati, e il tutto è incastonato in una struttura dove la narrazione e le conseguenze sono parte attiva del regolamento.
TAZ, in breve, non vuole limitarsi ad essere un gioco di ruolo nato dalle ceneri del cyberpunk – o “post-cyberpunk” – e si rivela invero un atto d’accusa, con una visione narrativa estrema e un sistema meccanico coerente e tagliente. Dove altri giochi restano sospesi in un eterno conflitto ribelli vs corporazioni, TAZ taglia corto: non si può più scappare. Il sistema è oppressivo, il mondo è invivibile, e l’unica risposta è la distruzione sistematica dell’ordine imposto.
Per chi cerca un GDR dove il peso delle scelte è reale, dove il party è costretto a tenere unita una base mentre combatte per la sopravvivenza e dove la trasformazione in macchina è più che una metafora, TAZ è una proposta concreta, forte e radicale. Mana Project Studio ha deciso di non stare più al gioco del “futuro distopico da cartolina”: qui si combatte davvero. E la posta in gioco è tutto ciò che resta dell’essere umano.