Starfield è stato sicuramente il protagonista assoluto tra tutti i giochi mostrati dall’inizio della Summer Game Fest, che è stato mostrato in modo estremamente approfondito nell’apposito Starfield Direct mandato in streaming subito dopo l’ottimo Xbox Showcase. Una diretta che fa sembrare una frase come «ci sono tante altre cose che non vi abbiamo mostrato» quasi come fosse di circostanza, perché sono stati circa 40 minuti ricchissimi di contenuti e di informazioni sul prossimo grande titolo Bethesda.

Tante informazioni ovviamente fanno rima con tanti argomenti da trattare, e tra tutti questi ce n’è uno particolarmente meritevole d’attenzione. Stiamo parlando del mondo di gioco di Starfield, la cui impostazione e design potrebbero rivoluzionare per sempre il modo di vedere i videogiochi ambientati nello spazio. Accendiamo i motori e scopriamone il motivo!

Uno Spazio credibile e funzionale

Starfield punta spiccatamente a un’interpretazione realistica dello spazio, la quale comporta tutta una serie di scelte e conseguenze nella creazione del mondo di gioco. Una di quelle ad averci maggiormente colpito durante il Direct è l’aver associato a ogni corpo celeste visitabile una gravità diversa, in base ovviamente alle sue dimensioni. Un pianeta grande più o meno come la Terra quindi non avrà ovviamente la stessa gravità di una Luna che gli orbita attorno – come è giusto che sia – e lo stesso vale sia per i pianeti più grandi, sia per quelli più piccoli. In zone nelle quali la gravità è assente è addirittura possibile ricevere una spinta all’indietro utilizzando armi da fuoco classiche, mentre le armi laser non avranno il medesimo effetto in quanto sprovviste dello stesso rinculo di un fucile d’assalto, per fare un paio di esempi.

Se avete giocato altri titoli che fanno della fisica una parte integrante dell’esperienza di gioco avrete quindi intuito che, parlando dei combattimenti, l’esperienza di gioco e il ventaglio di opzioni del giocatore variano moltissimo a seconda di dove si sta combattendo, e ciò fornisce una ragione d’essere diversa ai vari pianeti. Ora, visitare un pianeta o una luna piuttosto che altri non cambia l’esperienza solo esteticamente (o magari solo per quanto riguarda strutture e risorse reperibili), ma anche nel modo nel quale si esplora e si combatte.

Infatti non si tratta solo di scontri a fuoco, oppure di opzioni per gli approcci stealth, esplorare un pianeta con una gravità più bassa implica anche la possibilità di fare un salto, arrivare a una buona altezza e darsi uno slancio sia in avanti che indietro con il proprio jetpack, per camminare di meno e risparmiare una manciata di secondi o di minuti per raggiungere un punto di interesse.

New Atlantis

Questo esoscheletro del mondo di gioco di Starfield è anche arricchito da una mole di contenuti che si prospetta enorme come le galassie che la contengono, tra le immancabili quest principali, quelle secondarie e anche gli eventi di gioco emergenti.

Per chi non lo sapesse, un evento di gioco “emergente” o “pseudo-procedurale” negli open world è un’opportunità di gioco che nasce spontaneamente negli open world sulla base di determinati fattori prestabiliti. Per fare un esempio, in Far Cry quando si incontra per strada un plotone di nemici che ci attacca dal nulla, si è di fronte a un evento emergente, un’occasione di gameplay attivo (in questo caso per combattere) generata proceduralmente all’interno del mondo di gioco. I fattori variabili possono essere il veicolo guidato dai nemici (preso a caso da un pool prestabilito di X vetture) e il numero di nemici preso tra un quantitativo minimo e uno massimo, paletti senza i quali si rischierebbe di incorrere in 50 nemici tutti insieme o su veicoli poco plausibili come una nave per strada.

Una generazione di contenuti decisamente necessaria, per far apparire i pianeti di Starfield meno spogli possibili.

Tutte le creature e le risorse possono essere scannerizzate e catalogate, per tenere traccia di tutto!

Galassie belle ma anche vive

Come spesso capita con showcase come quello di Starfield, si possono sì trarre tante informazioni, ma comunque non si ha la reale sensazione di come sarebbe giocare. Ci dobbiamo quindi, almeno momentaneamente, affidare alle parole di Bethesda, e tra le informazioni sul mondo di Starfield ce n’è stata una molto specifica che siamo sicuri fosse quella più attesa dai fan della storica casa di sviluppo di The Elder Scrolls e Fallout: la componente da Gioco di Ruolo è davvero molto forte.

Non stiamo parlando di build, skill o statistiche per il proprio personaggio, bensì della grande libertà in termini di scelte morali per il proprio alter ego. A volte alcune scelte sono anche possibili in base proprio alle statistiche, come succedeva con il Carisma in Fallout che ci rendeva credibili scegliendo determinate risposte nei dialoghi, però è un discorso più in generale quello fatto da Bethesda.

Si possono persino intraprendere delle relazioni sentimentali con dei personaggi o, e in questo sono stati velati ma fin troppo chiari, si possono anche eliminarne altri. Facciamo ovviamente riferimento alla scena che si chiude con uno stacco in nero proprio mentre il personaggio mira alla nuca di un suo compagno di viaggio mentre parla. Velato appunto, ma è un palese riferimento al fatto che sembra si possano far fuori gli NPC per role-play. Toccherà vedere quali e quanti limiti ci saranno, e ci chiediamo se sono tutti eliminabili o/e tutti potenziali partner in amore, ma le premesse sono positive.

Ciò che però rende speciale Starfield è il come sia il mondo di gioco stesso a “ingaggiare” il giocatore. In una scena nello spazio, a bordo della propria navicella, si vede come il proprio personaggio venga chiamato attraverso una comunicazione dal capitano di una navicella vicina, che ci propone di entrare a bordo a mangiare qualcosa insieme, in caso fossimo a corto di cibo. Trappola? Inizio di qualche quest line secondaria nascosta? Evento emergente fine a sé stesso? Chi lo sa, il bello sta anche nello scoprirlo, e solo la nostra decisione ce lo potrà dire.

Allo stesso tempo, se dovessero essere realmente persone gentili e accoglienti, come ci comporteremmo? Ci limiteremmo ad accettare il cibo e andarcene, oppure li stermineremmo per rubare tutte le risorse e persino la loro navicella? Esatto, non va scordato che in Starfield le navicelle altrui sono rubabili e inseribili nella propria collezione personale, per poi magari modificarle in seguito. E se magari una delle possibili intenzioni di determinati adescamenti fosse proprio rubare la nostra navicella mentre siamo nella loro? Il poter fare tutto è senz’altro entusiasmante ma il sapere che anche il gioco, spontaneamente e senza reali provocazioni, possa fare qualcosa a noi è infinitamente più intrigante. Lo scoprire se un NPC apparentemente gentile con noi, magari un uomo o una donna che prova addirittura a sedurci, sia o meno in realtà quello che dice di essere, se abbia o meno secondi fini, è una parte di ciò che rende le galassie di Starfield vive oltre che belle da vedere e da esplorare.

Uno dei tanti sistemi solari esplorabili in Starfield. Ogni pianeta avrà degli indicatori appositi in caso presenti delle quest.

Lo avrete capito, potremmo andare avanti per ore su questo e altri argomenti legati a Starfield, ma forse più che mai viaggiare con l’immaginazione potrebbe non sfociare in una cocente delusione. Ripetiamo, noi ci stiamo basando su ciò che ci è stato detto e soprattutto mostrato, un qualcosa che sarebbe un peccato se si rivelasse tutto fumo e niente arrosto, quindi mai come ora vanno usati i piedi di piombo.

Semplicemente va detto che qualora tutto ciò che abbiamo visto e immaginato dovesse rivelarsi bello anche solo la metà, allora Xbox e il suo Game Pass avrebbero trovato la gallina dalle uova d’oro definitiva, il grande “colossal” videoludico che tanto era mancato a Microsoft nelle ultime generazioni, un’esclusiva che in quel caso ripagherebbe al 100% l’investimento fatto sul gruppo Zenimax e quindi su Bethesda.

Alessio Fuscà
Sono un game designer di professione ma videogiocatore incallito nel cuore. Tra le mie altre attività, oltre quella da redattore, c'è anche quella di player competitivo nel circuito torneistico ufficiale di Pokémon, la cui serie è stata una dei motivi per i quali ho iniziato a videogiocare quasi 20 anni fa.

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