Il primo amore non si scorda mai. Ma nemmeno il secondo. O il terzo. Quest’ultimo lustro è stato di certo uno dei più particolari nel panorama socio-multimediale globale, nel quale si è scatenato un paradossale “effetto boomerang” con il ritorno prepotente degli anni 90 nelle nostre vite. Memorial, revival, e nel caso più specifico che tanto ci preme, remastered. La chiave di lettura dei giocatori con più di vent’anni è sempre rimasta l’anello di congiunzione tra le generazioni videoludiche che si sono date “il touch” in questo periodo, stressati dal cambiamento delle proprie vite, con nuovi interessi oltre ai videogiochi, e con solo pochi di questi neonati prodotti che sono riusciti ad appagarli sul piano ludico ed emozionale. Sarà forse questa una delle decine di motivazioni che hanno fatto “tornare in vita” alcune perle del passato? Sarà invece per la necessità di instillare i sani valori del videogioco classico nelle nuove generazioni di videogiocatori riscoprendo la genuinità? O sarà stato invece solamente il richiamo del vile denaro da parte delle grandi aziende? Sinceramente, poco importa.
Poco importa perché volenti o nolenti, sempre più gemme del passato stanno tornando a galla, riaffiorando dall’oceano dei ricordi e trasformandosi in qualcosa di concreto. È questo il caso che meno di un anno fa ha visto protagonista Crash Bandicoot, celeberrimo personaggio nato su PlayStation dalle sapienti mani di Naughty Dog e tornato a grande richiesta sulle nostre home console moderne. E’ proprio con la stessa modalità che anche Spyro, il draghetto viola più famoso di sempre, si scalderà sotto la luce dei riflettori, come si scalderà il cuore di tutti i bambini troppo cresciuti che riprenderanno la sua ala sotto braccio.
Eppure a questi giochi manca qualcosa, è palese.
Siamo proprio sicuri che l’irrefrenabile voglia di rigiocare questi titoli, non sia nient’altro che la nostalgia dei tempi che vivevamo in quel periodo? Che il desiderio sia dettato da quell’esperienza ludica e non dalla spensierata giovinezza che gli allora bambini vivevano? Quello che a queste remastered manca è proprio il tempo, la condizione fisica e mentale di chi lo gioca, proprio come un pilota che non riesce a vincere una gara malgrado sia seduto nella vettura più performante del mondiale.
Ho potuto vivere questa sensazione in prima persona, e le uniche lacrime che ho versato sono state quelle della delusione. Ho vissuto il countdown per Crash con assiduo interesse, fantasticando ogni giorno sulle ore che mi attendevano riassaporando il gusto della sfida che esso mi offriva. Questo fino al suo debutto.
Video iniziale. Primi due livelli giocati di gusto. L’entusiasmo che si spegne poco a poco. Il silenzio.
Questa scaletta si è ripetuta per due o tre volte, fino all’abbandono completo del gioco. Per quale motivo? Il gioco è splendido sotto tutti i punti di vista! Ma soprattutto fedele alla produzione originale, con il semplice “plus” del totale restyling grafico. La risposta è che il problema sono io, il problema è quell’ancora chiamata ricordo che mi ha tenuto legato fino all’ultimo a quel gioco. Il problema paradossalmente sono le emozioni troppo belle e troppo nuove che ho provato durante i primi anni della mia vita. Momenti unici, che difficilmente potranno essere ricreati. Non basterà dunque nemmeno la più perfetta delle remastered o dei remake, per avere come risultato ciò che ci aspettiamo.
E Spyro? È condannato anch’esso allo stesso destino atroce? Per quanto mi riguarda, si.
A dettare le mie parole, i miei pensieri, è sempre quel numerino che segna il mio anno di nascita, ed è probabilmente per quello che i giocatori di primo e secondo pelo dissentiranno da esse: ho parlato con molti ragazzi, e sembra che io sia stato l’unico a non provare emozione nel rigiocare Crash, e a non essere vestito a festa per il prossimo arrivo di Spyro.
“Allora è il fattore novità che ti manca? Dopo tutto quei ragazzi lo giocherebbero per la prima volta!”
La risposta è no. Nella mia vita da videogiocatore sono stati molti i giochi che ho visto tornare in edizione rimasterizzata o remake, e almeno il doppio sono quelli che ho rigiocato nella loro versione originale semplicemente per il gusto di farlo. Alla fine della fiera, sono io stesso che non ho una risposta chiara alle domande che ho posto… Che sia l’anima stessa del gioco a mancare in queste ri-produzioni?
Spero in tutti i casi di venire smentito con la trilogia di Spyro, di tornare bambino per qualche astruso miracolo fantascientifico (non alla Renato Pozzetto, intendiamoci ndr.) e di emozionarmi anche di fronte a questi “nuovi classici”, che nascono con le migliori intenzioni! … Forse.