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Spider-Man: No Way Home – Recensione del miglior film sull’Uomo Ragno di sempre

I supereroi sono una cosa seria: se infatti il passato ci ha donato migliaia di storie interessanti e divertenti, nel corso del tempo il fumetto si è evoluto presentando personaggi davvero sfaccettati, che non sono più simbolo della perfezione dell’uomo, ma che al contrario ripercorrono traumi, problematiche e differenze all’interno di storie che sono – ora più che mai – coinvolgenti e capaci di catturare il pubblico. Il tema dei supereroi Marvel di Stan Lee è sempre stato quello di raffigurare “supereroi con superproblemi”, e nessuno più di Spider-Man ne è l’esempio. Quando ancora si chiamava Uomo Ragno sulla testata di Panini Comics, il nostro Peter Parker “stampato” ne ha passate di cotte e di crude, ed è meraviglioso da fan vedere come, tra tutti i supereroi, questo sia quello dotato di una serie di “versioni” diverse. Abbiamo infatti visto la trilogia di Raimi, i due film Amazing e persino Un Nuovo Universo con Miles Morales. Ora, è giunto il momento di chiudere questa trilogia di Holland, una serie integrata nell’MCU che propone in modo intelligente qualcosa di fresco, ma allo stesso tempo fa un omaggio a tutti gli amanti dell’Uomo Ragno. Eccoci con la recensione di Spider-Man: No Way Home, il miglior film di sempre sull’Uomo Ragno.

Questa recensione di Spider-Man: No Way Home è TOTALMENTE SENZA SPOILER: se però siete interessati a scoprire il nostro parere ricco di dettagli e spoiler di ogni genere, allora seguiteci e aspettate qualche giorno, che usciremo con un articolo dedicato.

Dove eravamo rimasti?

Il film apre subito da dove si era chiuso il precedente, con la faccia esterrefatta di Peter che scopre che la sua identità è stata rivelata: da quel momento una serie di sfortunati eventi, uniti alla giovane età del nostro Spider-Man, porterà a problemi di dimensioni multi-cosmiche, al punto da far arrivare in questo universo MCU nemici storici dell’Uomo Ragno come Green Goblin, Sandman, Lizard, Electro e Doc Ock. Qui si ferma il nostro parlare della trama, perché altrimenti vi rovineremmo una delle cose migliori, ovvero la sceneggiatura di questa pellicola.

Il film ha un ritmo ben definito, veloce agli inizi e poi lento quando serve, capace di dare il giusto spazio sia al pathos che all’azione. Il film è dannatamente più maturo dei precedenti, come se volesse mettersi in parallelo con le altre iterazioni di Spider-Man, ma allo stesso tempo riesce a proporre scene buffe come la frase urlata dai detrattori di Peter che dicono “Mysterio vive” ad ogni azione contro il nostro amichevole Spider-Man di quartiere.

Ciò che meraviglia è la totale assenza di banalità: alla fine una delle cose che sempre ha caratterizzato il personaggio inventato da Stan Lee e Steve Ditko è il fatto di aver subito molti traumi ed esserne uscito sempre in modo positivo verso il prossimo, sia esso un nemico o un alleato. La sceneggiatura di Spider-Man: No Way Home riesce a prendere questi concetti e a farli propri, all’interno di una pellicola che per 2 ore e mezza vi catturerà come un ragno con la sua preda.

Il miglior Spider-Man

Non c’è film sull’Uomo Ragno senza uno Spider-Man degno, e mai come in questo film – sesto della sua carriera nei panni del tessiragnatele – Tom Holland riesce a perfezionare la sua versione del personaggio, sia con la maschera che senza. Anche Zendaya e Jacob Batalon crescono e mostrano nuove sfaccettature dei propri personaggi, visto che tutti e tre sono in prossimità della loro entrata all’università e nel mondo degli adulti.

Tanto di cappello anche al cast più “anziano” presente nel film: Benedict Cumberbatch riporta il suo Dr. Strange, sempre adatto ad ogni situazione, e i villain passati tornano allo splendore, più che grazie alla CG che li ha ringiovaniti, alla loro capacità di riprendere dei personaggi storici e dargli addirittura nuove sfaccettature. Di base ognuno dei personaggi estrapolati dai vecchi universi, portati dentro questo della MCU, propone pregi e difetti, caratteristiche e dettagli già visti in passato ma che ora, grazie anche al fatto che possiamo vederli uno di fianco all’altro, funzionano ancora meglio.

Uno Spider-Man adulto

Spider-Man: No Way Home ha qualcosa di diverso, motivo per cui anche l’approccio di questa recensione cerca di esserlo: si tratta di un film adulto, decisamente più sganciato dal ballo di fine anno o dalla gita scolastica, e che propone nuovi dettagli di Spider-Man che i vecchi fan conoscono bene. Sacrificio, fare la cosa giusta anche quando è a discapito proprio, la duplice vita di un vigilante giovane alle prese con la ricerca della sua vita privata. Insomma, con Spider-Man: No Way Home la Sony mette un punto ad una serie di sceneggiature dedicate all’Uomo Ragno di Tony Stark e apre le porte ad un nuovo ciclo, che sicuramente ci permetterà di scoprire nuovi lati del supereroe, ma anche lati già visti nelle precedenti pellicole e che ora potrebbero condividere con queste anche concetti e significati.

Spider-Man: No Way Home è un film che va visto con attenzione, pieno di easter egg e capace di appassionare dal primo minuto fino alla seconda scena dopo i titoli di coda. Se l’universo MCU ha avuto con Endgame il suo punto di fine e punto di inizio, Spider-Man: No Way Home lo è per il nostro amichevole Uomo Ragno di quartiere, pronto a sacrificare tutto per aiutare il prossimo e per mettere a frutto il potere che ha ricevuto con il morso di un ragno. Perché d’altronde, da grandi poteri derivano grandi responsabilità.

Spider-Man: No Way Home

9.5

Con un piglio narrativo che riparte direttamente da dove lo avevamo lasciato in Far From Home, questo nuovo Spider-Man: No Way Home è un film che apre le porte al Peter Parker/Spider-Man adulto, capace di prendere decisioni altruistiche e che si trova a chiudere la sua carriera liceale in favore della vita degli adulti, complessa di suo in molti aspetti, soprattutto se devi destreggiarti anche con una carriera da supereroe. Il film e il cast sono eccezionali, ogni tempo scelto per le scene è adatto al millesimo e il film non cede mai il passo, ne quando lancia quintali di adrenalina sul pubblico, né quando rallenta per parlare di cose serie.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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