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Ron: Un Amico Fuori Programma – Recensione, amicizia e coscienza di sé

Che succede quando la dimensione sociale della vita umana incontra il progresso tecnologico? Quando la logica dei legami si muove con la razionalità di un’intelligenza artificiale? Quando i fatti tentano di spiegare i sentimenti inspiegabili? Semplice, si arriva a un grande esperimento commerciale dalle implicazioni socio-riflessive in cui gli esseri umani sono convinti di star facendo il giusto, ma così non è. Per scrivere una recensione adeguata di Ron: Un Amico Fuori Programma è bene riflettere sul modo in cui ad oggi tutti noi interagiamo gli uni con gli altri, sul modo in cui internet ha influito sulla percezione che abbiamo del prossimo e della sua vita, e su come tutto questo ci abbia resi un tantino più chiusi e, forse, finti.

Il film, infatti, pur mirando a un pubblico di più piccoli, si sviluppa per intero lungo questa particolare riflessione, restituendo allo spettatore una storia che sa intrattenere e al tempo stesso riflettere e prendere in giro il nostro stesso quotidiano vivere, estremizzandone le dinamiche tecnologiche. Distribuito dalla 20th Century Fox, in sala dal 21 ottobre 2021 e sul servizio di streaming Disney Plus dal 15 dicembre, questo film saprà cogliervi nell’intimo anche se non siete più dei bambini per via delle sue complesse tematiche di fondo inevitabilmente familiari.

Amici e tecnologia

Co-diretto da Sarah Smith e J.P. Vine, Ron: Un Amico Fuori Programma sviluppa la sua trama lungo una strada ben precisa, centralizzandosi sulla tematica dell’amicizia, per poi spaziare verso il nostro stesso presente. Al centro di tutto, troviamo un ragazzo di nome Barney. Questo frequenta la scuola media e non riesce ad integrarsi del tutto con i suoi compagni di scuola. La primissima cosa che salta all’occhio, oltre alle vicende del protagonista, sono quelle del mondo che lo circonda. In esso troviamo una gigantesca azienda che fa eco alle multinazionali come Apple o Microsoft, detenente il mercato tecnologico mondiale. Nel mondo del film tutto viene gestito da questa particolare multinazionale ed è impossibile evitare paragoni. Non si parla soltanto dello sviluppo tecnologico, ma dei social media di punta che la gente segue fedelmente, ricordando sviluppi affrontati anche in Love, Death + Robots ad esempio. La Bubble, così si chiama, parrebbe mantenere il monopolio sugli aspetti suddetti, sviluppando un progresso tecnologico che di anno in anno viene sempre apprezzato dalle masse che ne giovano. Gli eventi si aprono proprio con una loro gigantesca presentazione in cui il CEO mostra la loro ultimissima invenzione: il B-Bot.

Ron un amico fuori programma recensione

I B-Bot non sono altro che robot dalle molteplici funzionalità congegnati per aiutare i più piccoli a stringere amicizia gli uni con gli altri. Il tutto attraverso una continua connessione, tramite video, social, videogiochi, tutto mirato ai probabili legami e “match” che si possono riscontrare lungo la strada. Il nostro protagonista però, non avendo un suo bot ed essendo estremamente timido e introverso, viene inevitabilmente escluso da qualsivoglia vita sociale.

Non avere il bot significa letteralmente non avere amici e non riuscire a farseli. Sembra quasi che il mondo scorra ad una velocità differente da quella di Barney. Il giorno del suo compleanno però il padre, comprendendo il disagio del figlio, decide di rimediargliene uno (nella versione italiana la sua voce è doppiata da Pasquale Petrolo in arte “Lillo”) anche se difettoso, date le sue possibilità economiche. Il rapporto fra il giovane e il robot, mancante di alcune fondamentali unità software, si rivelerà estremamente diverso da quello di tutti gli altri, dando il via a una serie di eventi che lo trascineranno in un viaggio che va oltre, semplicemente, loro due.

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A chi parla realmente questo film?

Ron: Un Amico Fuori Programma offre due cose molto importanti al pubblico, divertimento e – come avete letto anche sopra nella recensione – un’importante riflessione che strabocca dai limiti narrativi stessi dell’opera. Questa parte dalle tipiche difficoltà infantili di costruire amicizie e legami con il prossimo, per immergersi immediatamente in un mondo che non ha minimamente a cuore tutto ciò, ma che anzi se ne serve a scopo di marketing e raccolta dati.

Ecco che la storia di un bambino e del suo robot diventa ben presto un pretesto satirico sulla nostra stessa vita, sulla nostra stessa quotidiana esistenza legatissima ai social. Ad uscirne segnati siamo quindi tutti noi, dato che la pellicola scherza continuamente sul rapporto che questi bambini hanno coi loro robot e coi loro social, raffigurando, si spera in maniera estrema, una dinamica psico-sociale non troppo distante dal vero. Il fatto che qualsivoglia legame passi da una logica analisi delle caratteristiche del prossimo annienta ogni possibilità di amicizia inaspettate e puramente emotive, in un contesto che ha ben poco di umano. Ecco che le vicende personali di Barney si tramutano in autocoscienza collettiva, non soltanto nella sfera della finzione ma esterna. Parlando, invece del lato più formale del film non c’è moltissimo da dire, le animazioni generali e regia restano sempre dinamiche, con un ritmo che sa tenere incollati portando avanti la narrazione in maniera leggera e sciolta.

Ron - Un amico fuori programma

8

Con Ron - Un Amico Fuori Programma ci troviamo davanti a una pellicola sì spensierata nel suo insieme, ma anche estremamente attenta al periodo storico in cui espone la propria voce. Il suo mondo parla chiaro, estremizzando, o forse no, alcune dinamiche facilmente riscontrabili anche nel nostro. Sono proprio queste dinamiche il propulsore principale, dal punto di vista concettuale, a muovere ogni singolo sviluppo di trama. Fuso a tutto un'attenzione formale da non sottovalutare affatto.

Nicholas Massa
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.

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