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Love, Death + Robots 2 – Recensione, ritorno alla sperimentazione

Netflix da sempre dosa ed alterna la validità dei suoi contenuti, offrendo un ventaglio poliedrico di possibilità allo spettatore nel quale potersi muovere, e con il quale potersi ambientare. Questa è la base dell’intrattenimento e della creatività, il fatto di poter costruire storie che non soltanto divertono, ma che al tempo stesso forniscono materiale da ragionamento, ispirando un qualcosa di ulteriore e di differente da ogni altra cosa. Lo abbiamo visto, ad esempio, con Black Mirror, serie che nel corso degli anni ha cercato di spingersi oltre, mettendo alla berlina, in maniera intelligente, alcuni aspetti che si sviluppano sia nella società umana, sia nelle dinamiche interne di tutti noi. Nel 2019 un progetto in particolare ha imbastito un approccio di questo tipo amplificandolo a dismisura con una creatività affascinante, che affronteremo nuovamente in questa recensione di Love, Death + Robots 2. La differenza sostanziale che rapì e distaccò questa nuova serie antologica, fu l’ampiezza della sua espressione ed il modo con cui i suoi ideatori (Joshua Doner, David Fincher, Jennifer Miller e Tim Miller) la sfruttarono per colpire in pieno gli spettatori con un’irruenza che ha lasciato invariabilmente il segno.

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Con una partenza del genere, con quanto mostrato nella prima stagione, le aspettative verso la seconda si mostrano interessanti e soprattutto elevate, data la qualità generale e il modus operandi che gli episodi mostrati fino ad ora hanno avuto. È stato l’inaspettato svilupparsi dell’idea di fondo a colpire in pieno, il modo di narrare e la creatività generale, anche surreale e folle ma libera, ad ispirare e continuare a sperare verso il futuro di questo progetto.

Il ritorno surreale in questa recensione di Love, Death + Robots 2

Strutturalmente parlando, questo Love, Death + Robots 2 si presenta allo stesso identico modo in cui si mostrò nella prima stagione. La narrazione è nuovamente distinta in più cortometraggi, anche molto brevi, univoci e distinti, distaccati l’uno dall’altro. Ognuno di questi affronta tematiche uniche servendosi di uno stile estetico ed artistico diverso, sviluppandosi sempre in contesti particolari nel loro genere. Una delle caratteristiche che lanciò parecchio bene la prima stagione, ovvero la capacità di introdurre in brevissimi momenti e passi lo spettatore all’interno di mondi narrativi con regole precise, senza troppi preamboli, è rimasta invariata. Con i vari corti ed episodi, infatti, come in passato, ci si troverà in mondi distopici abbastanza particolarizzati, specialmente dal punto di vista estetico, con dinamiche facilmente riconoscibili, ma comunque ricche di un mistero che in moltissimi casi resta irrisolto, aperto.

Love Death Robots 2 recensione

Resta interessante sottolineare, in una recensione di Love, Death + Robots, che si parla di una serie legata alle stesse doti narrative viste in passato, in un’immediatezza che parla non soltanto attraverso i suoi personaggi e i dialoghi, ma attraverso i dettagli a popolare il mondo loro intorno. Anche in questa stagione ritornano alcune interessanti riflessioni legate all’essere umano e al suo approccio col progresso e il quotidiano vivere. Ci si sposta da un mondo all’altro affrontando dinamiche che, in maniera anche diretta, arrivano a parlare della nostra vita, spostandosi da riflessioni più intrinseche ad analisi anche sociali, piegando la morale che tutti conosciamo, asservendola ai propri scopi creativi. Ecco che lo spettatore si troverà nuovamente scisso tra le varie storie rappresentate, che come finestre sfileranno davanti ai suoi occhi offrendo piccoli assaggi, seppur impattanti: che siano di robot, o di esseri soprannaturali in contesti fumosi, oppure impregnate nella fantascienza più scarna e violenta, il messaggio resta sempre chiaro, e con esso l’intento analitico generale.

L’alternanza e la creatività

Come detto sopra, anche in questo Love, Death + Robots 2 la varietà stilistica gioca un ruolo centrale nella caratterizzazione generale, sia a livello narrativo-estetico, che concettuale. Ogni corto, più o meno, si presta ad uno stile grafico e creativo differente, gettando le basi di mondi anche apparentemente giganteschi, ed introducendone le vicende in maniera agile e spigliata. Che si tratti di CGI, o di altre tecniche di animazione, la qualità generale resta alta dal punto di vista formale, anche se parzialmente limitata rispetto alla prima stagione. Ancora una volta il modo di narrare si fa diretto, nel suo imporsi, senza troppi filtri verso quello di cui parla, quasi mettendo alla prova lo spettatore stesso, in un’alternanza di momenti anche folli, permeati da una poetica che custodisce un suo proprio fascino dall’inizio alla fine. 

Love Death Robots 2 recensione

Mentre scriviamo una recensione di questo Love, Death + Robots 2, cerchiamo di riunire tutti i puntini che la nuova stagione offre, con l’idea, magari, di scovare una chiave di lettura unanime che possa fornire qualche dettaglio in più, ed è forse proprio questo il punto di forza della serie, il suo continuare a premere alcuni tasti che vanno a toccare una sensibilità abbastanza diffusa nell’insieme creativo che offre, pur senza osare come fece in passato, limitandosi quasi, con alcune piccolezze che si rivelano meno taglienti rispetto al passato.

Una serie concettualmente formale nel suo sperimentare 

Come nella prima stagione, a anche se in maniera più tenue, si torna a parlare del rapporto che gli esseri umani hanno fra loro, del progresso e delle conseguenze, anche surreali, che si potrebbero raggiungere con esso, della freddezza e dell’egoismo antropologico tipico di chi vuole sopravvivere a tutti costi in un mondo che sta lentamente esaurendo le sue materie prime. La violenza, dunque, nuovamente come messaggio e visione più ampia di certi aspetti interessanti riscontrabili anche nella nostra di vita. 

Le idee fuse all’arte quindi, e ad un gusto che si centralizza in questa fusione atta nuovamente a conciliare le parole del titolo con le tematiche affrontate. L’amore, la morte, le debolezze, l’egoismo, la violenza, la sete di potere, la curiosità e l’avanzamento tecnologico sono sempre centrali in un prodotto che cammina continuamente in una dimensione concettuale piuttosto chiara dall’inizio alla fine, fornendo spunti che si fondono continuamente a un intrattenimento che mira al colpo di scena e a un eloquentissimo sperimentalismo formale. C’è qualcosa nel fondo di questa serie, qualcosa d’indefinito nascosto nella leggerezza con cui si passa da un argomento all’altro, qualcosa che sfugge continuamente e volutamente ritorna a far riflettere, togliendo il fiato, anche se meno che in passato.

Love,Death + Robots 2

7.5

Con questo Love, Death + Robots 2 ci troviamo davanti a un prodotto che prende nuovamente le redini della libertà creativa e le asserve ai propri ragionamenti, alle proprie piccole visioni, aprendo voragini e momenti profondi che colpiscono, anche se meno che in passato, in un viaggio non troppo diverso e non troppo eccessivo, anche se diretto e senza filtri. Lo stile tipico della serie si conferma nuovamente nel suo inesorabile incedere da un universo narrativo all'altro, agile e saltellante, pronto a delineare mondi che hanno tantissimo da dire e che lo fanno attraverso un'immediatezza lodevole. Eppure la situazione appare un minimo sospesa questa volta, quasi limitata rispetto ad un passato che si riconferma e basta. L'affresco totale di questa seconda stagione rapisce nuovamente, anche se non strabilia moltissimo artisticamente parlando, complice la fama guadagnata fino ad ora.

Nicholas Massa
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.

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