Alcuni giochi hanno un senso e un messaggio chiaro fin dal principio, altri, invece, sembrano semplicemente privi di qualsiasi senso, o forse ne hanno uno che merita un’attenzione diversa e una dedizione tutta particolare. Retired Men’s Nude Beach Volleyball League, il titolo di cui oggi vi proponiamo la recensione, costruisce la sua iniziale identità su un preteso che ben presto diventa tutt’altro, tramutando l’esperienza di gameplay in un viaggio che fa dell’introspezione la sua reale natura.
Di primo acchito un titolo del genere non può che strappare una risata, date sia le premesse che i vari video pubblicati sul web dai suoi sviluppatori, i ragazzi di Snowrunner Games. Cercando di andare oltre la patina “particolare” a infiocchettare il tutto, tuttavia, si scoprirà un’esperienza molto più profonda di quanto non ci si aspetti, con una narrazione pronta a trascendere completamente le apparenze iniziali. Il titolo è già disponibile e potrete trovarlo nel catalogo di Steam.
Vecchi signori completamente nudi
La parola “naked” nel titolo è il termine principale attraverso cui descrivere adeguatamente il gioco. Al centro di esso infatti abbiamo alcuni signori anziani che giocano a volleyball in spiaggia, nudi, e per questo fanno parte di una particolare lega dalle regole rigidissime che ci tiene enormemente a tutelare i suoi membri. Questa stessa parola però, rappresenta anche il cuore stesso del titolo, dato che nel corso dell’intera esperienza sia il protagonista che gli altri partecipanti continueranno a mettersi a nudo, interiormente parlando, in ogni momento. Ogni singolo match e pre match è infatti scandito dalle riflessioni e dai dialoghi a disegnare ogni personaggio. Il protagonista riflette continuamente su sé stesso, sul suo passato, sui ricordi in base al posto in cui si trova. Inoltre parla in continuazione con tutti i suoi avversari, costruendo con loro uno strano rapporto di rispetto reciproco.
La storia, unica modalità disponibile, è divisa in settimane. Ogni settimana è caratterizzata da un momento esterno al campo da volleyball in cui il protagonista viaggia e riflette, e da un momento interno in cui si dovrà gareggiare.
La lega infatti si sviluppa lungo una serie di tappe che il protagonista dovrà raggiungere di volta in volta. Sia le riflessioni che i vari dialoghi sono a totale scelta del giocatore, il quale potrà scegliere di scoprire di più sul suddetto, oppure essere cordiale o meno col prossimo. Retired Men’s Nude Beach Volleyball League offre due elementi molto curiosi, la riflessione sul passato e sul presente, e come vedremo più avanti nella recensione un’identità estetica tutta da decifrare.
Parlando invece delle partite, qui ci sono alcune regole da seguire: in ognuna di esse si dovranno segnare 25 punti per sconfiggere l’avversario, che sono realizzabili soltanto quando è il proprio turno di battere, mentre quando batte l’avversario si potrà soltanto contrattaccare ai suoi tiri. Il fatto di poter segnare soltanto in battuta e la prospettiva completamente sfalsata del gioco renderanno ostico ogni singolo tentativo di vittoria.
Un’estetica nuda?
La seconda cosa che salta all’occhio in Retired Men’s Nude Beach Volleyball League è proprio la sua identità estetica: si parla di “identità” proprio perché nella sua resa complessiva ogni singolo elemento a schermo riconduce ad anni e anni indietro nel tempo, come la rappresentazione dello schermo in stile tubo catodico, ad esempio. Il gioco si muove in una forma bidimensionale, ricordando nello stile i disegni dei bambini, quelli che si fanno quando non si ha ancora idea di che cosa sia la prospettiva e il resto. Ne fuoriesce un prodotto che da una parte si distingue sicuramente da tutto il resto, e dall’altra risulta estremamente semplicistico in ogni suo momento, sotto ogni singolo aspetto, anche quello sonoro.
Un minimo di dinamismo è dato dalle varie location in cui si gioca, sempre e comunque però apparentemente uscite dalla mano di un qualche infante. Interessanti alcune scelte distintive per quanto concerne alcuni personaggi, come ad esempio l’arbitro, che non soltanto ci introdurrà all’intero gioco, ma che ci seguirà passo passo in ogni incontro commentando ogni punto che verrà realizzato da noi e dagli avversari, facendo battute di tanto in tanto. Tutto ciò denota uno strano tipo d’impegno, anche se il vero messaggio dietro a questo videogioco è tutt’altro, e più intimamente legato ai vari personaggi che scorrono lungo lo schermo con tutte le loro insicurezze e paturnie, pensieri e problematiche giornaliere in un flusso di coscienza totalmente inaspettato.
A conti fatti, comunque, l’esperienza totale risulta priva di reali spunti ludici. Curiosamente il titolo non è divertente e trova una strada tutta sua per intrattenere l’attenzione di chi sta giocando. La lentezza infinita è uno dei suoi tratti più negativi, anche in seguito al momento in cui si comprendono le sue reali ragioni concettuali. Tutto è realizzato in maniera estremamente approssimativa per essere un videogioco o qualsiasi altro mezzo espressivo, con evidenti difficoltà generali nella rappresentazione del mondo che ci si para davanti.