Finora abbiamo riso e scherzato: molti giochi storici, altri un po’ meno, sono passati sotto la mano della tanto spaventosa parola “remake”, in grado di far impazzire gli scienziati alla ricerca del suo significato intrinseco e in grado di far uscire fuori di testa i fan a causa di lamentele preventive. Sappiamo però darvi la risposta che cercate, sul come davvero è uscito fuori questo Resident Evil 4 Remake, e siamo pronti a parlarvene nella nostra recensione.

Si parla di scherzo perché, nonostante l’operazione remake abbia colpito fino ad oggi un buon numero di giochi epici, veri capisaldi della storia del videogioco, Resident Evil 4 è un titolo da sempre definito come rivoluzionario, capace di dettare dogmi che oggi vengono usati da molti studi di sviluppo in modo diverso (avete presente la telecamera dietro le spalle, il level design brillante che trovate negli shooter e quelle meccaniche action/horror che ora spopolano?), e addirittura usato come esempio per i precedenti remake del 2 e del 3. Ma allora come si può prendere qualcosa che al tempo ha ridefinito generi e videogiochi, per poi servirgli l’operazione chirurgica che serve proprio per adattare quel gioco ai tempi moderni? Un paradosso temporale bello e buono, quello che abbiamo davanti: ma se a livello di qualità i paradossi temporali sono così ben fatti, allora ben vengano.

Leon!

Nel caso faceste parte di quella sparuta minoranza che non conosce Resident Evil 4 o la sua storia, sappiate che vestiremo i panni di Leon S. Kennedy, ex-poliziotto sopravvissuto agli avvenimenti di Raccoon City (Resident Evil 2) e ora addestrato (suo malgrado) per diventare un agente segreto al servizio del Presidente degli Stati Uniti d’America. Il primo incarico che gli viene assegnato è proprio quello di recuperare la figlia del Presidente, Ashley, che è stata rapita e portata in un villaggio spagnolo. Quando il nostro Leon arriverà in loco, però, si renderà conto che forse gli incubi sono brutti non tanto per ciò che mostrano, ma per il fatto che a volte ritornano.

La trama di Resident Evil 4 Remake non è stata riscritta, è stata corretta: il gioco, nato nel 2005, nasceva per distaccare il tutto dalla trama legata alla Umbrella, terribile compagnia e causa degli zombie. Allo stesso modo però, gli eroi dei vari Resident Evil sono da sempre stati dipinti come eroi americani, in grado di dire la peggiore battuta nel momento migliore, e fare cose dannatamente coreografiche per schivare una coltellata. Le due cose, fuse insieme, creano un racconto che nel 2005 ha fatto cadere in amore tutti i giocatori, ma che visto oggi farebbe strabuzzare gli occhi più volte.

Se quindi le operazioni remake di Resident Evil 2 e 3 sono state in grado di sistemare dei punti della storia, Resident Evil 4 non è da meno: state tranquilli, tutto ciò che al tempo rese storico il gioco con Leon, torna nella trama del remake, semplicemente magari in un modo o in un posto diverso. È come se gli sceneggiatori del remake avessero preso in mano una lente d’ingrandimento e cercato tutte le falle – poche – che c’erano nel gioco originale, in modo da rimuoverle e rendere il tutto ancora più coerente.

Per capire questo dettaglio, basta pensare all’incipit, raccontato con un breve video ad inizio gioco: Leon spiega come sia stato quasi obbligato ad entrare nel team, cosa molto più logica del vedere un sopravvissuto ad un’epidemia zombie continuare a cercarsi problemi. Ora, prendete questo approccio e estendetelo in ogni parte del gioco, e avrete uno dei migliori re-telling di sempre.

Quick Time Gaming

Se la trama ha subito una rifinitura delicata e intelligente, il gameplay è stato adattato in modo eccellente: sono tanti gli argomenti che vanno citati, a partire dai Quick Time Event, fino all’inserimento delle nuove meccaniche del coltello, per non parlare della mira in movimento e di una serie di easter egg deliziosi.

Parlando dei Quick Time Event, il discorso è semplice: non ci sono. Tutte quelle fasi sono state sostituite o da filmati, oppure da meccaniche di gameplay dedicate. I combattimenti con il coltello, per esempio, assumono tutt’altra profondità in questo remake, con un tasto dedicato alle parate (anche di altri tipi di attacchi), e due colpi possibili, orizzontale o affondo. Non potrete però ispirarvi a Rambo per finire Resident Evil 4, visto che il coltello avrà una sua resistenza, e usarlo ne abbasserà il livello. Ecco quindi che sarà impossibile inserirsi in quegli angoli maledetti, pronti a risparmiare munizioni usando la lama all’infinito: stavolta dovrete essere parsimoniosi. L’unico pulsante che vi capiterà di dover premere in momenti specifici sarà quello per accovacciavi, specialmente su creature particolari che richiederanno tale schivata, pena ingenti danni.

Parlando proprio di questo, va citato senza dubbio il fatto che adesso Leon potrà agire in modo stealth, girando attorno ai nemici e agli ostacoli così da sfruttare il fidato coltello per eliminarli con un colpo solo. Collegandoci a questi discorsi, c’è da elogiare il game design di Resident Evil 4 Remake, che riesce a sfruttare le sue componenti in modo intelligente, riproponendole e mescolandole lungo tutta l’avventura.

Se queste precedenti aggiunte hanno ampliato l’offerta, altre hanno migliorato il pacchetto: si parla di una Ashley in grado di avvicinarsi e allontanarsi con la pressione di R3 (state tranquilli, cercherà comunque di farsi uccidere, ma meno che nell’originale), o della possibilità di mirare mentre si cammina, o ancora della gestione delle armi semplificata. Persino il Mercante, vero protagonista amato del gioco, offre soluzioni migliori e più pratiche. Aspettatevi, ovviamente, anche i tesori da vendere, le gemme da incastonare e gli eventuali segreti da sbloccare.

Parlando invece di easter egg, il gioco rimane coerente (cosa alquanto difficile oggi giorno): d’altronde non siamo nel 2005 quando Resident Evil aveva bisogno di una svecchiata, ma nel 2023, con all’attivo 3 film CGI e un quarto in uscita, oltre che una serie di spin-off vari. E se in Resident Evil Vendetta avevamo visto un Leon S. Kennedy in grado di combattere con la pistola come John Wick, ora sappiamo che non sono cose che ha imparato dall’oggi al domani, ma che già ai tempi della Spagna sapeva fare qualcosa di simile. Se infatti andrete a mirare e sparare velocemente con la pistola, premendo i due tasti quasi all’unisono, Leon alzerà la pistola in modo diverso, inclinandola e avvicinandola a se stesso.

Tutto questo va ad unirsi ad una durata quasi raddoppiata rispetto all’originale (circa 14 ore), una serie di contenuti aggiuntivi, e addirittura zone di mappe nuove. Avrete modo di completare le missioni del Mercante, che vi darà spinelli per poter comprare oggetti bonus, ci saranno nemici speciali da sconfiggere e zone facoltative, tutto in stile Resident Evil. Insomma, se con Resident Evil 3 Remake c’erano state lamentele di tagli, in Resident Evil 4 Remake in caso, c’è da lamentarsi (si scherza) sulle aggiunte.

Non basta però nascondere la polvere sotto al tappeto per dire di aver pulito: se c’è una cosa, infatti, in cui Resident Evil 4 Remake fatica, è proprio la sua discendenza. Nonostante il level design del gioco sia geniale, con un backtracking intelligente e dei nemici in grado di accerchiare il protagonista senza troppa fatica, talvolta si sente la linearità tipica del 2005, cosa che ormai è difficile trovare (basta vedere Resident Evil Village). Eppure quando quei corridoi li hai già vissuti, e ci hai speso giornate a sparare alle varie Plaguas, allora tale linearità diventa quasi necessaria.

Memoria Storica

Resident Evil 4 è un gioco che deve essere giocato nella vita di un videogiocatore: si tratta di un apripista, dotato di sistemi groundbreaking capaci di cambiare la concezione su determinate scelte tecniche e stilistiche. Nonostante l’originale non fosse invecchiato così male – viste le dozzine di remastered – Resident Evil 4 Remake propone una visione d’insieme più coerente, un approccio dedicato e una grafica eccellente.

Tecnicamente ben curato, ora anche doppiato in italiano (con un lavoro fatto davvero bene sui personaggi primari, un po’ meno sulle comparse), Resident Evil 4 Remake è l’occasione giusta per recuperare il titolo: si tratta di un restauro creato a regola d’arte, in grado di regalare i giusti colpi di luce dove servono, e sistemare falle e buchi che nel tempo sono stati scoperti.

Anzi, per alcuni tratti il gioco ha subito un power up degno di nota: quei personaggi che avevamo incontrato nel 2005, giocando su GameCube, ora non sono più bidimensionali (e non parliamo del loro aspetto, bensì della loro caratterizzazione), ma riescono ad agire e parlare come se fossero caratterizzati, cosa non scontata ma che sicuramente rimane gradevole. Anche l’occhio vuole la sua parte, e per questo tali personaggi hanno subito – forse a causa della motion capture – un rework capace di dare lo stesso feeling originale ma con una qualità migliore (vi basterà vedere Luis Sera e Ramon Salazar per capire di cosa stiamo parlando).

Ad oggi mancano due modalità importanti nel gioco, Separate Ways (dedicata alla storia di Ada Wong all’interno del villaggio e non solo) e Mercenari: state tranquilli però, visto che queste modalità arriveranno come DLC gratuito, semplicemente più avanti nel tempo.

Resident Evil è una saga coraggiosa: ciò che sta facendo è un revisionismo storico davvero importante, e il modo in cui viene realizzato dimostra un intento chiaro: riscrivere la storia. Non sappiamo che strada intraprenderà la saga ora, con due capitoli principali su cui rimettere mano (e non sappiamo se stavolta ci sarà una riscrittura più pesante o meno), e due capitoli nuovi che hanno raccontato vicende fatte e finite (grazie all’ultimo DLC). Quel che è certo, è che Resident Evil 4 Remake fa ben sperare nel futuro della saga.

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Resident Evil 4 Remake

9.5

Con un approccio onesto, capace di pulire dove è sporco, sistemare dove è in disordine e elogiare dove tutto è a posto, Resident Evil 4 Remake ha messo tutto al posto giusto. Il racconto è stato sistemato in modo intelligente, il gameplay e il gunplay sono superlativi, e l'offerta di gioco è stata ampliata con creature extra, zone da esplorare inedite e tanto altro ancora.

PRO
  • Più longevo rispetto all'originale
  • Graficamente ottimo...
  • Il gioco si conferma come uno dei migliori giochi horror
CONTRO
  • Qualche bug sparso da sistemare
  • ... ma non eccellente
Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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