Mafia: Definitive Edition – Recensione, un’offerta che non puoi rifiutare?

Ecco la nostra recensione di Mafia: Definitive Edition, remake dell'amato e acclamato primo capitolo che ha dato i natali alla famosa serie.

Gianluigi Crescenzi
Di Gianluigi Crescenzi - Deputy Editor Recensioni Lettura da 13 minuti
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Mafia: Definitive Edition

Sono innumerevoli le serie che, dato il successo di un ottimo primo capitolo, cercano la fortuna con seconde, terze iterazioni e così via, il tutto provando di volta in volta a migliorarsi e a portare qualcosa di nuovo. Anche Mafia: The City of Lost Heaven, titolo originariamente sviluppato da Illusion Softworks che debuttò nell’ormai lontano 2002, si è visto seguire da un paio di titoli, che anche se validi – chi più chi meno, per diverse motivazioni – non sono riusciti a pareggiare l’incredibile verve narrativa del primo episodio, già allora capace di creare un’empatia incredibile col protagonista e diverse attività secondarie per arricchire le missioni. È proprio per questo (oltre alla ghiotta possibilità di riproporre tutti e tre i titoli in un pacchetto unico) che 2K Games, con Hangar 13 allo sviluppo, ha voluto riproporre con un vero e proprio remake il primo storico capitolo della serie, dando la vita a Mafia: Definitive Edition. Prima di iniziare l’analisi del gioco, è lecito chiarire che non si tratta di una riproposizione in HD o Ultra HD del vecchio titolo, ma di un rifacimento vero e proprio che vede non solo cambiamenti grafici, ma anche nel gameplay (reso più moderno), in alcune fasi narrative e nella struttura generale. Se tutto questo avrà giovato al nome altisonante della serie, starà a voi deciderlo. Pronti ad accettare l’offerta?

Destino e coincidenza

Thomas “Tommy” Angelo è un umile e onesto tassista, che sbarca il lunario semplicemente guidando e spaccandosi la schiena, approfittando spesso dei turni di notte perché remunerativi e scansati dai colleghi. In una notte come le altre, durante una pausa come tutte le altre, si ritrova però invischiato in qualcosa che fino a quel momento non avrebbe mai immaginato… e con una pistola puntata alla testa. Dopo un violento schianto, due tizi ben vestiti lo minacciano di salire sul suo taxi e di guidare, cercando di seminare le auto alle loro costole. Questi si rivelano essere due uomini della famiglia di Don Salieri, uno dei boss della criminalità organizzata della città di Lost Heaven, e che invece di tappare la bocca per sempre al povero tassista o farlo dormire in fondo al mare, ha deciso di ringraziarlo per la corsa con una somma di denaro ingente. Senza entrare nei dettagli e dilungarci ancora per motivi di trama, soprattutto per coloro che non hanno giocato la versione originale, sappiate solo che Tom inizierà di lì a poco la sua vita da mafioso, con tutte le gioie, i rischi, e i dolori che essa comporta. Tuttavia l’intero gioco non sarà altro che un flashback, un grande racconto di Tom a una persona molto particolare che non vi sveleremo, e quindi ne verremo a conoscere solo i punti più salienti e importanti.

Una storia senza interruzioni

Una delle caratteristiche fondamentali e più gradite del pubblico del primo Mafia è stata mantenuta in piena regola, anzi, è stata ancor di più “compressa”: stiamo parlando della narrazione e del suo ritmo, con una struttura a capitoli che taglia alcuni spostamenti in auto che sul piano della storia avrebbero spezzato o rallentato il tutto, sequenze cinematiche che spesso compaiono durante il gioco alternandosi alle parti giocate, e diversi arricchimenti qua e là che hanno permesso un approfondimento di alcuni fatti o background che prima ci erano sconosciuti o che si potevano solo intuire. Questo ad esempio spargendo giornali o documenti sull’andamento economico dell’america degli anni 30, in preda alla grande depressione e al proibizionismo, fino ad alcuni retroscena riguardanti Don Salieri e Don Morello. Il risultato che ne è venuto fuori è un titolo narrativamente snellito da momenti “morti”, ma anche più ricco nei contenuti.

Alcune missioni, proprio all’atto pratico, sono state allungate con vere e proprie sezioni prima inesistenti, molto spesso creando una coerenza di fondo con il plot stesso, che in alcuni casi poteva cozzare un po’. Tuttavia alcuni dei tagli e dei cambiamenti apportati in questo Mafia Definitive Edition hanno leggermente snaturato il mood generale, primo tra tutti l’atteggiamento di Tom, che ci è sembrato meno “gentiluomo” di come lo ricordavamo, ma anche la personalità di alcuni dei personaggi a lui più vicini (vedere Paulie come personaggio estremizzato, o non sentire Sam pronunciare la sua fatidica frase finale “l’amicizia non vale un c***o” nell’ultima missione è stata una fitta al cuore). Tutti questi cambiamenti stilistici hanno quindi sì giovato in termini di ritmo e di utilizzo, ma hanno proposto un feedback diverso dagli interpreti. In parole povere, è sparita quasi completamente l’empatia. Sono di rimando stati aggiunti riferimenti agli altri titoli, come l’esser nominata più volte di Empire Bay, Vito nella scena finale, o le stesse figurine dei mafiosi delle tre città della trilogia.

Mafia: Definitive EditionLa ricchezza è tutto?

Per arricchire le mancanze della modalità storia che più sarebbero state richieste dal pubblico di oggi (come missioni aggiuntive o esplorazione libera), sono stati inseriti svariati collezionabili (come figurine dei mafiosi dei tre giochi, riviste, volpi del mistero e così via) ed è stata chiaramente riproposta la modalità “Fatti un Giro“. Quest’ultima tuttavia non è tale e quale a quella a cui eravamo abituati, perché si è in un certo senso “fusa” all’altra modalità che era presente nel gioco originale, ma qui completamente assente: A Tutto Gas. Questa prevedeva delle missioni a tempo o di abilità per arricchire il garage personale di Tom con delle auto strambe o di una potenza assurda, ma senza l’incombenza del denaro spendibile e accumulabile che era in “Fatti un Giro”. Ora, quest’ultima modalità non è nient’altro che esplorazione, ricerca di collezionabili o auto nascoste (utili anche per sbloccare un paio di trofei), e con qualche missioncina affidataci da un tale molto “riservato” che ci farà guidare alcune delle più iconiche auto che comparivano in A Tutto Gas. Una scelta, quella di creare un mix delle due, che nonostante possa sembrare l’unione di utile e dilettevole, ha tolto quel “je ne sais pas” alla pazzia e all’adrenalina di questa modalità alternativa, quando “A Tutto Gas” (che si sbloccava solo a fine gioco) sembrava perfetta, o quasi, così come veniva proposta in origine. Un vero peccato.

Too much Lost, too less Heaven

Anche se dal punto di vista del gameplay Mafia: Definitive edition risulta moderno, con un ritmo particolare e sistema di coperture aggiunto, il flop disastroso arriva col comparto tecnico: purtroppo quest’ultimo fa acqua da tutte le parti, con Hangar 13 che è riuscita a fare addirittura peggio di quanto visto con il primo rilascio di Mafia III (e questo già dovrebbe far pensare). Tralasciando sui caricamenti pressoché infiniti per un gioco del genere, non tanto per l’inizio dei capitoli quanto per quelli tra una morte e l’altra, il gioco presenta una moltitudine di bug imbarazzante, partendo da difetti di illuminazione, passando per compenetrazioni varie con porte, oggetti, alberelli e alcune aiuole (anche nei video) e altri arbusti che invece sono granitici come montagne, fino ad arrivare ai pop up di automobili, piante e oggetti, che compaiono su schermo solo quando ci si trova a una certa distanza (tutto questo basandoci sulla versione testata, ovvero PS4 Pro). Le fasi di gunplay e di guida poi risultano alquanto instabili, con una differenza abissale tra i vari livelli di difficoltà, che anche se appaganti – parlando dei due più alti – sono anche figli di incongruenze e incoerenze (come scagnozzi che continuano a sparare col braccio perfettamente fermo mentre il resto del corpo subisce visibilmente il contraccolpo dei proiettili da noi sparati, o nemici con un visibile buco in mezzo agli occhi che continuano a braccarci allegramente). Ultima ma non ultima la IA di nemici, polizia e gente comune, che farebbe arrossire anche coloro che giocano per la prima volta a un titolo del genere.

mafia definitive editionL’unica parte buona in tutto ciò va ricercata in Lost Heaven, una città riprodotta in modo esemplare (con i giusti ritocchi e modifiche alla mappa, e un paio di location aggiunte) e che gode di un’identità tutta sua. Certo, la mancanza dei semafori in Mafia Definitive Edition fa sorridere (presenti invece nella versione originaria), soprattutto se si pensa a quanto le infrazioni del codice stradale siano parte integrante del gioco, ma di una scelta del genere almeno si può prendere atto, se si pensa all’idea di fondo di voler snellire alcune dinamiche. Graficamente in toto il gioco riesce quindi a difendersi bene, e la resa a schermo (pop up e caricamenti di texture lenti a parte) è forse l’unica caratteristica del comparto tecnico che può avvicinare Mafia: Definitive Edition ad essere un gioco di questo fine generazione.

Tutta un’altra musica

Sul piano musicale scompaiono quasi totalmente i brani che hanno fatto la storia (salvandone giusto un paio) di Mafia: oltre al tema principale, rivisitato anche per alcune fasi concitate del gioco, sono state cambiate quasi tutte le tracce, distruggendo (anche per una coerente questione di novità e varietà) il piccolo impero dedicato a Django Reinhardt che esso era. La musica è strettamente collegata in questo gioco alla radio, che con sole due stazioni a disposizione, potremo decidere se ascoltare o spegnere. Tuttavia una questione interessante e ben accetta è stata ereditata da Mafia III, con le news in tempo reale date dal notiziario radio… o meglio, sarebbe stata una mossa perfetta se almeno tali notizie fossero state doppiate nelle altre lingue (almeno, nel nostro caso non è stato così) o se avessero disposto sottotitoli. Una mancanza che preclude parte del pubblico di una delle novità più stuzzicanti, narrativamente e concettualmente.

Infine, il doppiaggio. Discorso un po’ particolare questo, soprattutto per gli appassionati e i fan di vecchia data. La voce di Tommy non è più quella del magistrale Claudio Moneta, che arricchì la già splendida storia con la sua interpretazione, e vede l’arrivo di Valerio Amoruso: se stessimo parlando del vecchio Tommy, quello del gioco originale, la voce e il lavoro del nuovo voice actor italiano non sarebbe stata adatta, invece con un protagonista rinnovato in tal senso, con un fare leggermente più aggressivo e con degli eventi in gioco che sono stati adattati al nuovo Tommy, risulta decisamente perfetta per Mafia: Definitive Edition. Una piccola gioia in una produzione che, purtroppo, ne ha regalate poche. Il resto del cast vocale ha saputo fare, come fortunatamente accade spesso nel nostro paese, un ottimo lavoro, anche se con qualche udibile forzatura di troppo per alcuni personaggi costretti a parlare in dialetto siciliano.

Mafia: Definitive Edition
7
Voto 7
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Di Gianluigi Crescenzi Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.