Se pensiamo al periodo d’oro dei JRPG, pensiamo sicuramente a titoli come i Final Fantasy e i Mana, e raramente abbiamo la pazienza di scavare un po’ più a fondo: semmai però decidessimo di approfondire questo mondo, scopriremmo molte piccole perle del passato, tra cui è presente senza alcun dubbio la serie di Grandia.

In occasione del lancio della Grandia HD Collection su console PlayStation, vi presentiamo la nostra recensione di questo piccolo progetto di riproposizione, che accoglie in sé il primo e il secondo capitolo della serie, pubblicati rispettivamente nel 1997 e nel 2000. Saranno riusciti, questi due storici JRPG, a fare breccia nel mondo videoludico del 2024? Scopriamolo insieme.

Un tuffo nella leggenda

Come precedentemente detto, all’interno della collection sono presenti i primi due capitoli della serie: ci metteremo quindi nei panni del giovane avventuriero Justin (Grandia) e di Ryudo (Grandia 2) esplorando due epoche ben distinte del mondo JRPG: quello in 2D/2.5D del 1997 e quello interamente 3D dei primi anni 2000.

In entrambi i casi, però, ci troviamo di fronte a delle trame semplici ma divertenti, caratterizzate da un gran numero di personaggi discretamente caratterizzati e da situazioni che alternano l’epico al comico. L’equilibrio narrativo dei titoli originali, insomma, sopravvive e si mantiene bene tutt’oggi, ma ciò non ci sorprende.

Sottolineiamo che, in entrambe le riproposizioni, i personaggi sono ben doppiati (purtroppo solo in inglese, ma pensate che il gioco originale del 1997 era solo in Giapponese) nel corso delle cutscenes, numerose ma ben gestite. Pur essendo un titolo destinato ad un pubblico piuttosto ampio, vi consigliamo di imbarcarvi in quest’avventura solo se con una discreta conoscenza della lingua inglese, in quanto nei dialoghi sono presenti numerosi modi di dire (e, tra l’altro, nelle cutscenes questi scorrono piuttosto velocemente).

Per quanto riguarda il gameplay, ci troviamo di fronte ad un’impostazione JRPG a turni “dinamica”, con i personaggi che si spostano all’interno di un campo di battaglia ed eseguono diversi tipi di azioni: attacchi, attacchi combo, magie, strategie di difesa. Un modello, questo, che ha ispirato molti progetti moderni (pensiamo alla saga di Trails of Cold Steel).

Il nostro party di colorati eroi può ovviamente salire di livello, usare strumenti ed equipaggiamenti che è possibile ottenere esplorando il mondo di gioco, diviso in piccole aree ben caratterizzate per varietà delle ambientazioni.

Questa, però, non vuole e non deve essere una recensione dei titoli originali, che figurano essere tra i migliori del genere sulla fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio. Andiamo adesso a vedere se il lavoro di riproposizione risulta essere soddisfacente per le esigenze del videogiocatore odierno che si imbatte per la prima volta in questa piccola saga dimenticata.

Una riproposizione poco attenta

Partiamo dal presupposto che stiamo parlando di una collection e non di un lavoro di rimasterizzazione o di remake: i cambiamenti apportati rispetto ai titoli originali, insomma, sono minimi per definizione. Data l’età dei giochi, riteniamo che un lavoro di riproposizione di questo tipo sia poco efficace per avvicinare i nuovi fan dei JRPG e spingere i vecchi fan a rigiocare i due titoli.

Precisando questo nostro parere sul tipo di scelta presa dagli sviluppatori, cerchiamo di capire quali sono gli aspetti positivi e negativi del prodotto: di positivo c’è, senza alcun dubbio, il lavoro di ristrutturazione delle cutscenes e dei fondali, che consideriamo sia un netto miglioramento del progetto di base che un rifacimento estremamente fedele e mai fuori contesto.

Per quanto riguarda gli aspetti che poco ci hanno convinto di questa riproposizione, non possiamo che citare i menu: sia il menu start che il menu di gioco (quello per visionare rapidamente party ed equipaggiamento) avrebbero decisamente necessitato di un ammodernamento, per quanto minimale.

Un altro aspetto che ci fa storcere il naso è senza alcun dubbio la mancanza di elementi che rendano l’esperienza più leggera e rapida: cose come un sistema per rendere più fluidi di dialoghi, la possibilità di saltare o velocizzare le cutscenes e altre piccolezze che sono ormai uno standard per questo tipo di giochi non sono presenti in alcun modo nella collection, e dire che sarebbe bastato tanto poco ad aggiungerli…

Sono inoltre del tutto assenti, purtroppo, quelle piccole opzioni che fanno la gioia dei fan più accaniti: menu per ascoltare le colonne sonore e vedere gli artwork non sono stati presi in considerazione dagli sviluppatori, nostro malgrado.

In conclusione, sebbene sia apprezzabile il tentativo di riportare in auge questa serie dimenticata con una traduzione ufficiale in inglese e delle migliorie evidenti sul lato del frame rate (un aspetto che nella versione originale su PS1 diede non pochi problemi) riteniamo che questo lavoro di riproposizione, data anche l’importante fetta di community dei giocatori di JRPG che vorrebbe avvicinarsi (o riavvicinarci) a questa saga, non sia sufficiente dati gli standard a cui i giocatori moderni sono stati abituati.

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Grandia HD Collection per PS5

6.5

La saga di Grandia meritava decisamente di tornare sul mercato, ma con un progetto possibilmente meno legato al passato: gli elementi "modernizzanti" sono decisamente ridotti all'osso. La sufficienza arriva più per la validità dei giochi, che per la qualità della riproposizione.

PRO
  • Apprezzabile doppiaggio in inglese
  • Rimodellazione dei fondali e delle cutscenes evidente ma coerente con i titoli originali
  • Gameplay e storia che non sono per niente invecchiati
CONTRO
  • Mancanza di attenzione nel rifacimento dei menu, arcaici e confusionari
  • Completa mancanza di elementi "per i fan" nonostante l'ampio database di materiale utilizzabile
  • Mancanza di accorgimenti che avrebbero reso l'esperienza più rapida e leggera
Sara Pandolfi
Nata e cresciuta videoludicamente sotto il segno della triforza, grande appassionata di videogiochi a 360°, ma con un nostalgico occhio di riguardo alle creazioni della grande N.

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