Google Stadia, fin dal suo annuncio, ha diviso la community dei videogiocatori. Per alcuni rappresentava (o rappresenterebbe ancora) il futuro del gaming, per altri invece si è mostrato da subito, fin dalle sue stesse premesse esistenziali, un progetto troppo al di là dei tempi attuali. La realtà dei fatti è che l’idea di cloud gaming di Google si è dovuta scontrare con un panorama decisamente avverso, fatto di poche (quasi nessuna) esclusive di vero rilievo, un bacino di utenza non al 100% pronto – anche per colpa dello stato tecnologico dei propri paesi – a sfruttarne a pieno il potenziale, ed una concorrenza agguerrita, costituita da alternative che si stanno imponendo come leader del settore, vedasi Microsoft, e possibili futuri competitor sulla carta virtualmente superiori.
Ora, è arrivata la notizia che potrebbe decretare una presa di coscienza che arriva dalla stessa Google. La società americana, infatti, sembrerebbe aver deciso di chiudere i suoi team di sviluppo interni. Una scelta che non lascia scampo a speculazioni, ma che si dirige verso una strada ben precisa che vede il colosso statunitense non più interessato a lavorare a delle esclusive per la sua piattaforma. Una decisione sorprendente, che apre a diversi scenari riguardo al futuro di Google Stadia, ma anche di quello dello streaming videoludico in generale. Potrebbe essere il primo cedimento di un progetto destinato alla chiusura?
Non solo. È proprio il meccanismo e concetto di cloud gaming che è, allo stato attuale, una vera e propria chimera, o è la proposta nata dalle stesse aziende e software house a non essere in grado di offrire la corretta realizzazione del gioco in streaming? E, nel caso, è lo streaming videoludico che resta una chimera, oppure il modello di business che non funziona? Le console all-digital, come Xbox Series S e la versione senza lettore di PlayStation 5, quanto possono ancora monopolizzare il mercato digitale rallentando la diffusione del mondo videoludico esclusivamente in streaming? Come al solito, andiamo con ordine partendo dalla notizia e sviscerandone le possibili conseguenze.
Google stadia abbassa la serranda
Nel corso della serata del primo febbraio, Google ha annunciato la chiusura dei team di sviluppo interni della sua piattaforma Stadia. A comunicare la decisione è stato Phil Harrison sul blog ufficiale dell’azienda attraverso un lungo post, il quale ha evidenziato le motivazioni che hanno spinto Google ad abbandonare la via dello sviluppo di esclusive per la propria piattaforma. Sembra infatti che il successo di prodotti disponibili anche su PC e console come Cyberpunk 2077, unito alla sempre maggiore presenza di funzionalità esclusive in suddetti prodotti abbia convinto la compagnia ad investire su questo genere di collaborazioni con aziende di terze parti, smettendo quindi di investire grosse somme di denaro per lo sviluppo di esclusive.
Possiamo provare a trarre già le prime conclusioni. Il caso Cyberpunk 2077 ha dato, nell’ultimo periodo, una decisa svolta alla situazione di Stadia. Proprio sfruttando il pessimo lancio del gioco di CD Projekt Red sulle altre console, infatti, Stadia ha potuto mettere in mostra le proprie potenzialità, tanto che nei primi giorni di release del gioco, e con molta probabilità ancora ad oggi, la versione per la console di Google era considerata la migliore sul mercato. Eppure, nonostante la visibilità e l’attenzione dell’utenza, sembra che Google abbia deciso di non spingere sull’acceleratore, ma di accettare una semplice collaborazione. Non solo, anche dal punto di vista dell’hardware, non sembra che l’azienda abbia intenzione, al momento, di integrare le funzionalità next-gen, come ad esempio quelle introdotte dal DualSense di Sony, sulla propria piattaforma.
Nello specifico, verranno chiusi i due studi di sviluppo ubicati a Montreal e a Los Angeles, all’interno dei quali lavoravano circa 150 dipendenti. Tra i personaggi di spicco che abbandoneranno quindi la compagnia troviamo anche Jade Raymond, veterana dell’industria videoludica con esperienze in Ubisoft ed Electronic Arts. Un deciso cambio di rotta, che vede Google intenzionata ad abbandonare la lotta per le esclusive, per concentrarsi esclusivamente su una proposta di servizio in streaming. A questo punto risulta naturale chiedersi il perché di una tale scelta.
Le motivazioni dietro la chiusura: facciamo alcune ipotesi
Niente più esclusive su Stadia. Una notizia che sorprende… ma davvero così tanto alla fine? Pensiamoci bene. La prima riflessione che possiamo fare è quella legata al panorama generale del mercato videoludico. Nintendo, Sony e Microsoft dominano il mercato da molti anni ormai, ed inserirsi all’interno di una torta che ha già spartito le proprie fette è al giorno d’oggi quasi impossibile, tanto che persino i protagonisti principali hanno dovuto reinventare il modo di partecipare alla festa. Se da un lato abbiamo Nintendo, che punta tutto sui suoi marchi di fabbrica ormai decennali e all’esclusiva della portatilità, dall’altro abbiamo una Microsoft che spinge sul Game Pass per contrastare la regina delle esclusive, Sony. Da questo punto di vista, la scelta di abbandonare una strada già impervia in partenza potrebbe essere in parte condivisibile: ci abbiamo provato, ma per il momento non se ne fa più niente.
E qui nasce il secondo quesito. Quanto di questa scelta è dipeso da un mercato inaccessibile, e quanto invece dalla modalità di gioco proposta da Google. Tralasciando l’atavico duello tra fisico e digitale, nel momento in cui, ad oggi, posso comprare il titolo del momento su qualsiasi piattaforma, ha davvero senso giocare in streaming quando posso acquistarlo sulla mia console o sul mio PC? E ancora, poiché non è di un esclusiva che stiamo parlando, cosa mi porta a scegliere dove giocare un titolo? Il come. Posso scegliere se acquistarlo in negozio e giocarlo sulla mia PlayStation 5, posso acquistarlo in digitale sulla mia Xbox Series S, posso decidere di approfittare del mio abbonamento Game Pass e giocarlo su Xbox Series X, oppure posso affidarmi ai sicuri e consolidati Steam ed Epic Games Store.
Oppure? Oppure c’è il cloud gaming. Chiudiamo il cerchio e torniamo alla domanda di partenza. Google Stadia può assicurarmi il “come” migliore? Se spostiamo un secondo il nostro sguardo da ciò che succede di meraviglioso nel mondo, e ci focalizziamo al momento su casa nostra, vedremo un paese che, attualmente, non è in grado di supportare a tutte le latitudini il gioco in straming. La pandemia lo ha terribilmente dimostrato, non siamo ancora in grado di reggere una connessione continua e potente se siamo in tanti ad usufruirne, ammesso e non concesso che la fibra sia arrivata sotto casa nostra. Ma soprattutto, anche nel caso in cui fossimo in possesso della configurazione migliore e, lo ribadiamo, tralasciando il discorso se sia meglio il formato fisico o quello digitale, converrebbe davvero comprare un gioco a prezzo pieno per giocarci in streaming, quando allo stesso prezzo posso averlo fisico o comunque possederlo digitalmente? Questo quesito, lo lasciamo a voi. Alla domanda sul destino di Google Stadia, invece, risponderà il futuro.