Faraday Protocol – Recensione, una pericolosa scoperta
L’industria videoludica italiana tenta da molto tempo di trovare un vero e proprio cavallo di battaglia, e negli ultimi anni abbiamo avuto esponenti sicuramente ambiziosi come Baldo, Redout o il sempre acclamato Mario + Rabbids Kingdom Battle. Il titolo che analizzeremo quest’oggi non pare avere le stesse prospettive, dimostrandosi come qualcosa che conosce fin da subito – e soprattutto si ĆØ posto – i suoi limiti, ma caratterizzato comunque da un certo impegno. Stiamo parlando di Faraday Protocol, puzzle game in prima persona attualmente disponibile per PlayStation 4, Xbox One, Switch e PC creato dai ragazzi di Red Koi Box e che tratteremo nel dettaglio in sede di recensione.
Un atterraggio programmato
La storia dell’opera comincia con l’approdo di Raug in un misterioso pianeta apparentemente abbandonato, in cui sono presenti degli interessanti edifici appartenenti a una societĆ avanzata vissuta nel passato. Il nostro eroico protagonista decide cosƬ di esplorare il luogo, visto il suo dovere di archeologo interstellare, andando cosƬ incontro a rivelazioni che superano ogni sua immaginazione. L’incipit narrativo si ferma qui, presentando cosƬ quel pretesto che serve al giocatore per svolgere questa piccola avventura. Non bisogna aspettarsi una sceneggiatura sopraffina o personaggi particolarmente carismatici, ma abbiamo piuttosto apprezzato il colpo di scena finale che non lascia niente al caso. A parte questa conclusione estremamente azzeccata, l’inizio e lo svolgimento si dimostrano piuttosto leggeri, senza mai far tirar fuori quello “wow” di stupore in termini narrativi.
In questa recensione abbiamo constatato che Faraday Protocol non punta moltissimo sull’elemento narrativo, quanto piuttosto sull’immersione che la prima persona e gli ambienti di gioco possono creare. La direzione artistica presente si ispira fortemente non solo alla mitologia egiziana, ma anche a moltissimi film sci-fi che hanno varcato la soglia della cultura pop mondiale, offrendo al giocatore un’estetica dalla forte personalitĆ e facilmente riconoscibile. Il gioco riesce a lasciare felicemente impressionati visivamente in particolari momenti, attraverso anche i diversi simboli ed effetti di luce che gli sviluppatori hanno realizzato. Il tutto funziona ancora meglio quando viene sfruttato per il level design, mostrando cosƬ tutto l’ingegno che il team di sviluppo ha sfruttato per l’intero progetto.
Un percorso per vere reclute
Il cuore della produzione rimane comunque il suo semplice ma funzionale gameplay. Ispirandosi ad opere dal calibro di Portal e Q.U.B.E., il giocatore si trova di fronte a un misto tra gioco d’avventura in prima persona e un puzzle game dove l’esplorazione ĆØ la vera protagonista. Ogni test ĆØ suddiviso in una o piĆ¹ stanze, in cui ogni volta l’obbiettivo ĆØ quello di aprire la porta di turno in modo da far proseguire il viaggio del coraggioso archeologo. Per riuscirci, a Raug non serviranno solo le mani e l’ingegno, ma anche una speciale pistola a doppio raggio chiamata Bia Tool. Questa puĆ² essere sfruttata per unire o offrire energia a determinati meccanismi, e in base al colore delle munizioni utilizzate permette di risolvere i vari enigmi che incontreremo nel nostro cammino.
Questo porta a una struttura di gioco estremamente tranquilla e senza alcun genere di violenza al suo interno, adattandosi cosƬ alla sensibilitĆ di qualsiasi utente. Il tutto crea cosƬ un’esperienza sicuramente piacevole dal principio fino ai titoli di coda, ma che purtroppo non sfrutta mai il massimo del suo reale potenziale. L’idea di fondo infatti non ĆØ male, ma ĆØ palese che la difficoltĆ sia stata tarata fin troppo verso il basso, dove basterĆ conoscere un minimo le meccaniche e i contenuti della stanza per arrivare senza problemi alla soluzione. Non aiutano poi una longevitĆ che (anche per questa sua semplicitĆ ) arriva a fatica alle due ore,Ā e una rigiocabilitĆ praticamente assente, portata avanti solo dalla curiositĆ di vedere i possibili finali alternativi e la raccolta dei diversi collezionabili nascosti. Il gioco nella sua breve durata tenta di aggiornarsi in continuazione attraverso varie meccaniche, come trampolini o i circuiti in cui i simboli si scambiano, ma tende molto spesso a ripetere le sue idee senza cosƬ nascondere una ripetitivitĆ di fondo presente nell’intera esperienza.
Tuttavia risulta molto gradita l’essenzialitĆ delle informazioni, dove invece di spiegare attraverso lunghissimi testi, il gioco riesca a farsi comprendere visivamente senza complicati o pesanti tutorial. PuĆ² sembrare un elemento banale ma, allo stesso tempo moltissimi titoli del passato hanno fallito proprio nell’approccio col videogiocatore. Allo stesso modo abbiamo apprezzato come nella seconda metĆ dell’avventura il ritmo sia sicuramente gestito meglio, grazie ancora ad una maggiore varietĆ di situazioni e al level design. La versione PlayStation 4 non presenta poi alcun problema di ottimizzazione, e durante i test per la nostra recensione di Faraday Protocol non abbiamo riscontrato bug, glitch o imput lag che possano minare l’esperienza. Conferiamo poi la presenza di una traduzione testuale in diverse lingue, compreso l’italiano, con un doppiaggio inglese sicuramente non perfetto ma che si lascia piacevolmente ascoltare.
Un’immersione incompleta
Abbiamo giĆ discusso di come stilisticamente il titolo presenti una direzione estremamente ispirata, ma purtroppo l’impatto grafico non riesce a essere dello stesso livello. Certi modelli, come ad esempio gli alberi, presentano modelli fin troppo datati, insieme a un estremo riutilizzo di elementi come statue e pareti all’interno dei diversi livelli. Ci troviamo quindi in una situazione di riciclo continuo, che fa perdere in parte l’impatto che il giocatore puĆ² avere all’interno delle prime stanze. La pecca piĆ¹ grande rimane perĆ² la colonna sonora quasi completamente assente, visto che si ĆØ preferito utilizzare maggiormente rumori ambientali. In teoria questo serve ad aumentare l’immersione offerta all’utente, eppure il risultato poteva essere di un livello piĆ¹ alto.Ā In ogni caso l’opera finale rimane un buon gioco, che presenta tantissime buone idee, ma che allo stato attuale puĆ² faticare ad imprimersi in un mercato sempre piĆ¹ vasto come quello videoludico. Il tutto ci ha lasciati comunque con delle buone aspettative sui ragazzi di Red Koi Box, e per questo non vediamo l’ora di scoprire cosa ci aspetta da parte loro in futuro.
Faraday Protocol
L'opera creata da Red Koi Box presenta un enorme potenziale grazie a un gameplay poco originale ma divertente, una narrativa fantascientifica semplice ma interessante e un level design intuitivo per qualsiasi videogiocatore. Purtroppo presenta diverse difetti che non gli permettono di fare il passo successivo, nonostante le idee per un prodotto piĆ¹ coraggioso e ambizioso siano presenti. Consigliato a chi apprezza titoli dal ritmo calmo e rilassato e che cerca un'esperienza breve, ma che riesca a intrattenere. ;s