Capcom non è nuova a operazioni commerciali decisamente strane: mentre i fan chiedono a gran voce il ritorno di franchise come Onimusha e – soprattutto – Dino Crisis, ecco la Casa di Mega Man che ti tira fuori un progetto realmente bizzarro, che sembra in ogni caso avere un suo perché, al netto delle imperfezioni. Stiamo parlando di Exoprimal, di cui vi parliamo in questa recensione. L’ultima fatica di Capcom è uno sparatutto multiplayer che strizza l’occhio alla fantascienza di serie B, ma  con in mezzo tanti bei dinosauri (sì, proprio come il franchise dedicato alle avventure di Regina).

Sin dalle prime prove pad alla mano, grazie alle varie beta uscite nei mesi scorsi, era chiaro che Exoprimal volesse offrire al giocatore un’esperienza movimentata e ben diversa dai classici sparatutto in prima persona, complice un’azione frenetica ma con una punta neanche troppo velata di tatticismo, al fine di fronteggiare tutte le creature preistoriche e non solo, grazie anche e soprattutto alle cosiddette Exocorazze (ma ci torneremo dopo).

Exoprimal

La crisi dei dinosauri

La trama del gioco – se così possiamo definirla – è un mero pretesto per lanciarci nel vivo dell’azione: siamo nel 2040 e la Terra è invasa da vere e proprie orde di dinosauri, le quali sbucano da alcuni portali spazio-temporali non meglio identificati. Ciò sta di fatto mandando in crisi il pianeta Terra e, nei panni dell’exocombattente Ace, finiremo a nostra volta in un vortice extradimensionale, che ci catapulterà nell’isola di Bikitoa insieme alla nostra squadra nota come “Hammerhead”. Una volta lì faremo la conoscenza di Leviathan, una IA che ci costringerà ad affrontare una serie di battaglie (simulate) al fine di prendere poi parte alla vera guerra contro i dinosauri.

Come accennato poco sopra, Exoprimal è uno sparatutto basato quasi interamente sull’annientamento delle orde nemiche, le quali diventano sempre più numerose man mano che proseguiremo nella modalità Sopravvivenza. La decisione di affrontare la sfida in PvP o in PvE ossia se decideremo di combattere da soli o anche contro altri giocatori – cambierà solo in parte le carte in tavola, visto che il leitmotiv del gioco resta sempre e comunque quello di crivellare di colpi tutto ciò che si muove.

Poco sopra abbiamo fatto accenno alle Exocorazze che non sono altro che armature robotiche supertecnologiche in grado di donare varie abilità speciali a chi le indossa. Al momento, vi sono tre tipologie di Exocorazze principali: Assalto, Colosso e Supporto, il cui assetto è modificabile a piacimento anche durante le battaglie (un po’ come quando cambiamo eroe in Overwatch). Queste permetteranno al giocatore di cambiare tattica sia in base alle caratteristiche della nostra squadra, sia in base alle nostre necessità, garantendo in questo modo una libertà gestionale in grado di infondere una dose di tatticismo agli scontri.

Abbiamo quindi Exocorazze in grado di infliggere danni extra ai nemici con attacchi a lunga o corta gittata, mentre altre saranno fondamentali per fornire protezione agli alleati della nostra squadra, donando loro vari bonus di supporto. In soldoni, le armature sono un supporto fondamentale, nonché un elemento chiave in grado di far propendere lo scontro a nostro vantaggio.

Fortunatamente, anche il tasso di sfida non sembra rivolto verso il basso, visto che spesso ci troveremo dinanzi ad avversari piuttosto coriacei e in grado anch’essi di organizzare le proprie tattiche difensive e di attacco. La gestione della nostra squadra ci permetterà di impartire ordini anche durante una missione in corso, cosa questa che richiederà una giusta dose di strategia, da alternare ovviamente alle nostre doti di combattente, armi alla mano. E, quando si tratta di sparare, Exoprimal dimostra tutta la sapienza di Capcom in questo settore, con chiari rimandi alla vecchia serie di Lost Planet e più in generazione un’azione che non annoia quasi mai.

Non chiamatelo Anthem

Anche per quanto riguarda il comparto tecnico, la casa giapponese non sembra aver lasciato nulla al caso, dagli scenari sempre dettagliati e solidi, passando per la resa degli stessi dinosauri, modellati con cura e dotati di una buona varietà di specie (sì, ovviamente non manca il T-Rex, state tranquilli). Tuttavia, le note stonate non mancano: innanzitutto, la ripetitività dovuta alla presenza dall’unica modalità di gioco disponibile, ossia Sopravvivenza, è un po’ un problema. Certo, altre modalità di gioco sono in arrivo a breve (data la natura Live Service del titolo Capcom), ma al momento in cui scriviamo resta sempre e comunque un difetto.

Altro malus è il comparto audio, sia a livello di colonna sonora, sia di suoni in senso stretto, così come la IA degli avversari è seriamente blanda e a tratti decisamente stupida. Per quanto riguarda la personalizzazione, l’editor del proprio avatar decisamente limitato, nonostante molti elementi cosmetici siano sbloccabili col pass battaglia. Al netto delle mancanze evidenti, Exoprimal è comunque un buono sparatutto con elementi strategici piazzati qua e là (grazie alla presenza delle Exocorazze), in grado di offrire un’esperienza senza infamia e senza lode. Certo, se siete alla ricerca di un titolo che possa imporsi come paradigma del genere o, peggio ancora, come erede dei vecchi Dino Crisis (solo per la presenza dei dinosauri), è meglio che guardiate altrove.

Exoprimal

6.8

Exoprimal è un gioco su cui nessuno avrebbe scommesso e che invece si è rivelato essere una gradevole sorpresa, specie nel panorama degli sparatutto a squadre. Nonostante il gioco presenti davvero pochi contenuti, non si tratta comunque di un pessimo titolo, tutt'altro, sperando però che il futuro riservi qualche sorpresa (e tanti bei nuovi contenuti con cui intrattenersi), altrimenti il suo destino sarà inevitabilmente finire nel dimenticatoio.

PRO
  • Ci sono i dinosauri.
  • Le Exocorazze sono un'ottima aggiunta.
CONTRO
  • Una sola modalità di gioco al momento del lancio.
  • Può annoiare sulla breve distanza.
Marcello Paolillo
Da anni critico del settore, ha scritto e scrive attualmente su diverse testate online dedicate ai videogames e al cinema, passando anche per i fumetti. La carriera di Marcello inizia nel 2003 e da allora non si è più fermato: dopo essersi fatto notare sui primi siti di settore, è arrivato a firmare articoli per le più importanti testate web italiane, oltre che per la carta stampata. Pavo non è il suo nome anagrafico: è il suo nome vero.

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