Durante la fiera Romics 2017, abbiamo avuto modo di partecipare a vari dibattiti tra palco e pubblico, ed uno di questi si è focalizzato sul passato, presente e futuro degli eSports, andando ad analizzare le parti importanti dell’essere un videogiocatore professionista. Gli ospiti, che hanno parlato sul palco del padiglione 6, sono stati di nota importanza: Stefano Cozzi di Riot Games, Thomas De Gasperi di Mkers, nonché cantante degli Zero Assoluto e Filippo Facchetti di Italian Gaming Championship. Come moderatrice, invece, abbiamo trovato Glenda Galliano, responsabile dell’area videogame di Romics. Dopo questo piccolo preludio, andiamo a descrivere ciò che davvero ci interessa: la Professione del Gameplayer.
La fama degli eSports è cresciuta grazie alle dirette su Twitch e YouTube. Proprio qui, è intervenuto Thomas De Gasperis, ed ha preso come esempio uno dei suoi pro player preferiti, nonché italiano e facente parte del suo team eSportivo Mkers, Daniele “Prinsipe” Paolucci, ricordando inoltre che ora anche le reali squadre di calcio prendono giocatori professionisti di FIFA per sponsorizzarli. Difatti la visibilità è importante, perché se il giocatore è “appoggiato” da qualcuno, l’eSport cresce. Ad essere oltrepassato, poi, non è solo il fatto che se ne possa fare un lavoro (grazie soprattutto ai montepremi enormi), ma anche l’essere un “singolo”, in quanto ormai si parla di team vero e proprio, composta da coach, allenatori, psicologi, team di supporto e commentatori. Ma cosa bisogna fare per essere dei professionisti del settore? Semplice, avere una grande passione per quel determinato gioco, darsi delle regole e dei tempi ed infine farsi suggerire da qualcuno più bravo di voi. Nel caso dei più giovani, il passo complicato avviene quando bisogna parlarne ai genitori: deve essere un equilibrio molto delicato, poiché si sta parlando di ore ed ore di tempo dedicate allo stare davanti ad una piattaforma. Anche se ormai si riempono degli stadi, non è il lavoro della vita, perché l’età media di ritiro dai campionati è di circa 24 anni. Quindi, il consiglio di tutti gli ospiti, è di portare avanti la propria carriera scolastica/lavorativa e mettere l’eSport come secondo, importante, obiettivo.
L’eSports è una realtà in totale crescita, si arriverà al momento in cui gli spettatori che ne guarderanno i campionati, saranno maggiori rispetto a quelli degli sport normali, in quanto ormai sdoganati e consoni alla vita di tutti i giorni. Il calore del pubblico dal vivo è molto importante, perché anche in quello si vede la bravura dell’utente: non è solo l’essere capaci in quel gioco, ma è anche l’approccio mentale con cui lo si vive. Con quest’ultima frase si è conclusa questa sessione, importante per tutti i giovani ragazzi appassionati di videogame e che magari vogliono intraprendere una carriera del genere. Ma la vera domanda è: secondo voi, le Olimpiadi hanno bisogno dell’eSports o viceversa? Attendiamo le vostre risposte, nel mentre continuate a seguirci per rimanere sempre aggiornati sul mondo videoludico e non!