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Demon Slayer: The Hinokami Chronicles – Recensione, Katane non molto affilate

In questi giorni abbiamo avuto l’occasione di provare e lavorare alla recensione di Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba – The Hinokami Chronicles, attesissimo tie-in sviluppato dai ben noti CyberConnect2, casa di sviluppo che in passato ha già lavorato a giochi simili come la serie picchiaduro di Naruto: Ultimate Ninja, Asura’s Wrath e Dragon Ball Z: Kakarot. Proprio per questo, i fan dell’opera creata da Koyoharu Gotouge non vedevano l’ora di avere tra le mani un videogioco dedicato ma, a conti fatti, ci siamo trovati davanti un prodotto che non ci ha largamente soddisfatto. Partiamo col dire che gli appassionati potranno rivivere perfettamente le scene più iconiche del manga, ma è stata la struttura ludica generale a non impressionarci tantissimo, struttura che è rimasta in linea con quanto visto nelle passate produzioni del team.

Una vita da Ammazzademoni

Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba – The Hinokami Chronicles ripercorre fedelmente le vicende del manga, e lo fa con una fedeltà davvero accurata. La storia resta la componente di punta dell’intera produzione, con filmati realizzati in modo ottimale, tanto da far risvegliare i sentimenti provati in passato. Dal lato tecnico dunque il gioco dà il meglio di sé, proponendo all’utente un prodotto davvero ispirato dal punto di vista artistico, componente che quando si parla di tie-in non può passare certamente inosservata. Tuttavia, anche se il lavoro svolto nel curare questo aspetto del titolo è più che gradito, crediamo che la necessita di rimanere fortemente ancorati all’opera originale abbia tarpato le ali al team, che si è trovato a non avere grandi spazi di manovra per inserire meccaniche particolari.

Alla lunga, sentirete che i livelli sono ridondanti, e questo senso di noia sarà appagato solo dagli scontri importanti. Non riteniamo che la scelta di CyberConnect2 sia sbagliata, ma dopo anni e anni abbiamo visto decine di tie-in che avrebbero potuto fare di più, e dall’esito della recensione capirete che anche questo Demon Slayer si aggiunge alla lista. L’opera è dedicata principalmente ai fan più accaniti o a chiunque abbia voglia di approcciarsi per la prima volta all’avventura del giovane Tanjiro. Per chi non lo sapesse infatti, quest’ultimo è il protagonista della storia, un giovane ragazzo divenuto spadaccino e cacciatore di demoni per trovare una cura per sua sorella. Infatti, in una notte durante la quale Tanjiro non si trova a casa, la sua famiglia viene fatta a brandelli dall’attacco di un demone. L’unica sopravvissuta sarà proprio sua sorella Nezuko, ma che purtroppo è vittima di una transizione che la sta tramutando proprio in un demone. La missione di Tanjiro sarà, oltre a trovare il modo di far tornare Nezuko umana, quella di vendicare gli avvenimenti di quella drammatica notte. Questo viaggio lo porterà a diventare un abile Ammazzademoni e a scoprire ignote verità sul suo passato.

A colpi di Kata

Il sistema di combattimento del gioco riflette le abilità dei personaggi, dunque se avete letto il manga o visto l’anime sapete già cosa aspettarvi da ognuno di loro. In generale, i comandi sono la versione leggermente semplificata di quelli visti nella serie di Naruto, ma se gli attacchi base sono rimasti invariati, le tecniche speciali hanno subito un leggero cambiamento: la loro gestione ora è legata ad una barra che si ricarica infliggendo e subendo colpi, con l’attivazione che richiede una semplice combinazione di tasti. Dovrete essere bravi a dosare la barra, cercando un approccio anche molto strategico. Gli scontri, infatti – almeno quelli contro i boss – non potranno essere affrontati a testa bassa, con ogni nemico che ha il suo set di mosse e delle abilità che possono essere abbastanza rognose: pensate sempre prima di agire. Se avete giocato alla già citata serie di Naruto, noterete subito una differenza sostanziale di ritmo, in questo caso più lento e ragionato. La sensazione che abbiamo avuto è che CyberConnect2 abbia preso questa decisione per non spaventare i nuovi fan, che avrebbero fatto più difficoltà a prendere confidenza con ritmi e meccaniche.

Se le battaglie risultano divertenti, tutto il contorno non mantiene lo stesso livello, con la fase esplorativa carente sotto diversi punti di vista, sia sul piano contenutistico, sia nel level design. La storia si divide in capitoli e il mondo di gioco non è esplorabile liberamente: non sarà possibile tornare indietro in aree già visitate, a meno che non decidiate di ricominciare la missione da capo. Sostanzialmente i livelli sono dei corridoi lineari, divisi in alcuni casi da piccole componenti puzzle non particolarmente ispirate, che dividono gli scontri tra un boss e l’altro. Se vorrete fare delle piccole variazioni dal tragitto prefissato, potrete ottenere solo due tipi di oggetti collezionabili: i primi sono i Frammenti di ricordi, filmati opzionali che arricchiscono ulteriormente la trama, i secondi invece sono i Punti Kimetrsu, che potrete spendere per skin o artwork da mettere in archivio.

Conclusione

In conclusione dobbiamo dire con enorme rammarico che Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba – The Hinokami Chronicles è un passo indietro – almeno in termini ludici – dall’ultimo Dragon Ball Z: Kakarot (se volete sapere la nostra sul gioco ecco la nostra recensione). Questo è davvero un peccato, perché i tie-in su manga e anime hanno davvero un enorme potenziale, che sarebbe ora di sfruttare in modo concreto e lungimirante. Tuttavia, analizzando altri aspetti della produzione come le lotte e l’art design, non possiamo che non essere soddisfatti, almeno da fan dell’opera. Gli appassionati si sentiranno sicuramente a casa, e per alcuni può essere un’ottima scusa per approcciarsi all’opera.

Demon Slayer: The Hinokami Chronicles

7.5

Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba - The Hinokami Chronicles è un gioco fatto appositamente per i fan, ma che da modo anche ai nuovi appassionati di approcciarsi all'opera attraverso un media che non sia né anime né fumetto. ;s

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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