Correva il 2018 quando il team indipendente Long Hat House riuscì a finalizzare il suo progetto. Un’opera piuttosto particolare, che ha preso il nome di Dandara. Questa ha avuto il compito di posizionarsi all’interno del genere dei metroidvania, all’epoca non ancora particolarmente pieno come lo è attualmente. Il tutto venne foraggiato dal publisher Raw Fury, piuttosto noto nell’ambito riguardante i titoli indipendenti, il quale permise la pubblicazione del gioco su tutte le piattaforme dell’attuale generazione, comprendendo anche quelle mobile. A due anni di distanza, lo sviluppatore è riuscito a dare nuova linfa vitale al suo gioco, pubblicando l’aggiornamento gratuito che prende il nome di Dandara: Trials of Fear Edition.
L’update ha portato in ballo diverse nuove features, come dei boss e ulteriori cenni al comparto narrativo. Abbiamo quindi avuto la possibilità di giocare a questa versione dell’opera, definibile come riveduta e corretta. Il titolo riesce ancora a dire la sua, dopo due anni di distanza nei quali il genere metroidvania è cresciuto esponenzialmente? Scopriamolo nelle prossime righe.
L’eroina Dandara
Dandara: Trials of Fear Edition non è un titolo che punta molto sulla storia, anche dopo l’arrivo dell’aggiornamento che ne implementa alcuni stralci. Si tratta di semplici accenni, atti a contestualizzare l’avventura dell’eroina. Una narrazione poco esplicita, che è in fin dei conti riassumibile in una manciata di dialoghi e misteriose frasi. Tuttavia, l’ambientazione di gioco è certamente ben supportata, come anche la cupa e sensazionale atmosfera. La protagonista che dà il nome all’opera non è stata brevettata da Long Hat House, quanto estrapolata e riadattata da un’antica leggenda. Abbiamo a che fare con una donna di con colore con origini afro-brasiliane, che in questo gioco ha il compito di salvare il misterioso territorio del Salt.
La peculiarità di Dandara: Trials of Fear Edition risiede nelle capacità della suddetta eroina, la quale ha delle possibilità di movimento strabilianti. Non si tratta di una corsa veloce o di schivate, ma di vari salti che le permettono di schizzare in un millisecondo da una piattaforma all’altra. In linea generale, infatti, Dandara non ha la possibilità di muoversi autonomamente e deve affidarsi a delle superfici delineate, che le permettono di muoversi rapidamente.
Salti e gravità
Muoversi nella mappa di gioco è infatti abbastanza divertente, almeno nelle fasi iniziali, e la velocità di Dandara dovrà essere gestita al meglio per evitare di incrociare i vari pericoli che pullulano gli scenari. Tuttavia, oggi più che mai, il level design del titolo risulta essere tutt’altro che certosino, mostrandosi estremamente lacunoso su diversi fronti. Pur essendo ben strutturati per permettere il movimento di Dandara, gli scenari risultano già nel giro di poche ore molto ripetitivi e monotoni, e soprattutto eccessivamente estesi. Se i combattimenti possono essere adrenalinici, lo stesso non si può dire per le lunghe camminate.
Da un lato la prima esplorazione risulta molto piacevole, dall’altro la grandezza della mappa finisce per essere un grande deficit. In caso di morte – quand’è necessario recuperare la propria anima per avere accesso alle risorse perse – è necessario spendere diversi minuti, e il rischio della seconda morte si trasforma facilmente in certezza. Certezza accompagnata spesso da frustrazione, visto l’estremo backtracking proposto all’interno di Dandara: Trials of Fear Edition. Tuttavia, per evitare eccessivi problemi con i giocatori meno avvezzi al genere lo sviluppatore si è preoccupato di integrare dei piccoli cheat nel gioco presenti nel menù opzioni, che permettono un avanzamento più tranquillo con l’aggiunta di trucchetti o ulteriori bandiere (i checkpoint di quest’universo).
Insomma, pur risultando un’opera più che discreta, questa non riesce a spiccare rispetto ad altri metroidvania, almeno al giorno d’oggi. L’evoluzione che caratterizza i capostipiti del genere è solitamente sensazionale, e crea una linea sempre più spessa fra le fasi di incertezza finale e la padronanza delle moltissime abilità quando ci si accinge alle ultime battute. In questo caso il gioco sembra invece devolversi, dato che i potenziamenti son tutt’altro che lusinghieri e il level design continua a fare acqua minuto dopo minuto, partendo già in svantaggio nelle prime ore.
Delizia in pixel art
Il comparto grafico di Dandara: Trials of Fear Edition si posiziona nella grande famiglia del pixel art, salendo un gradino sopra a diverse produzioni. I modelli a schermo sono infatti piuttosto dettagliati e ben realizzati, mentre le mappe di gioco riescono a presentarsi come immersive e piacevoli. La protagonista è dal canto suo molto riuscita, e nel corso delle varie ore sarà possibile acquisire una sempre maggiore familiarità con la stessa.
Una nota dolente è purtroppo la mappa di gioco, che per via della gravità di ogni singola camera tende a ruotare. Il tutto rende l’orientamento molto difficile, e aggiunge una dose di caos a delle vicende che non ne necessiterebbero, specialmente durante le lunghe e sfiancanti camminate dedicate al backtracking o al recupero dell’anima che contiene le risorse della protagonista.