Daemon X Machina – Recensione, si torna a comandare robot

Daemon X Machina arriva su Switch, pronto a far impazzire i fan dei Mecha: basterà tutto questo?

Simone Lelli
Di Simone Lelli - Editor in Chief Recensioni Lettura da 7 minuti
7.5
Daemon X Machina

La passione per i Mecha è qualcosa che, se in Giappone diventa quasi una vera e propria cultura, in Europa e Italia è arrivata con i cartoni animati degli anni 80 e 90 e caduta (quasi) in disuso a partire dal 2010: se le tv prima si coloravano di Mazinga, Goldrake, Gundam e Daitarn, i bambini di oggi sono passati invece a diverse tipologie di animazione. Fortunatamente lo zoccolo duro di questo genere, che nei videogiochi trovava dei pragmatici Armored Core o dei più filosofici Zone of the Enders, rimane stabile nel suo voler comandare questi “robottoni” nei campi di battaglia. A pensare a loro ci pensa Daemon X Machina, gioco di Marvelous (team capitanato da Kenichiro Tsukuda, produttore della serie Armored Core) che punta a portare su Nintendo Switch questi mecha.

Le basi della storia

Sebbene le produzioni videoludiche dedicate ai mecha non fossero mai state pregne di significato, la trama di Daemon X Machina rimane banale ma al contempo funzionale: l’essere umano, ormai ridotto alla sopravvivenza, dovrà cercare di riprendersi il pianeta sconfiggendo il terribile nemico. Chi, cosa, dove e quando ve lo lascio scoprire, in quanto comunque, per il bene del gioco stesso, la trama funge da motore nell’avanzamento. Purtroppo la nota dolente arriva quando gran parte di questa trama è ridotta a piccoli filmati prima delle missioni e lunghi documenti da leggere, soluzione un po’ fuori dal tempo in un momento storico dove il videogioco spinge forte su sceneggiatura, fotografia e narrazione.

Questa scelta di intrappolare in un prodotto del 2019 un’idea che funzionava in passato non riesce a smontare però il sistema di gioco che, dopo qualche ora di gioco in cui vi troverete a seguire delle missioni molto basilari, arriveranno le vere sfide, divertenti e adrenaliniche. Parlando proprio di queste missioni, esse si divideranno in principali e secondarie: le prime andranno a snocciolare la trama del gioco, mentre le seconde vi permetteranno di collezionare materiali utili per potenziare il vostro Arsenal. Il livello di sfida di queste missioni è alto, divertente e mai banale, dando sfoggio di alcune boss fight geniali e capaci di tenere col fiato sospeso.

A rendere il tutto ancora più condito ci penseranno gli attacchi speciali, realizzabili dopo aver accumulato il Femto, un materiale che potrete reperire uccidendo dozzine di nemici. Un altro pizzico di divertimento sarà dato invece dalle (brevi) sessioni in cui controllerete il vostro personaggio fuori dal mecha: sebbene non siano parte fondamentale del gameplay (purtroppo) daranno quella giusta dose di novità tra una sessione di gioco e l’altra.

Un gioco fuori dal tempo

Forse sarà stato il target di riferimento del prodotto, o forse la difficoltà di discostare un’idea passata da un gameplay passato, ma Daemon X Machina sente pesantemente la sua età: sebbene il gioco sia fresco e recente, nasce già vecchio (ma non troppo) a causa degli stilemi che sceglie di seguire. Abbiamo già parlato di come la trama viene raccontata, ma non del modo in cui il gioco si dipana: le missioni verranno scelte da un pannello, e una volta entrati all’interno, l’unico obiettivo (tendenzialmente) sarà quello di distruggere ogni cosa vi si pari davanti, facendo buon uso di armi e comandi.

Parlando proprio di questi, essi si sposano a meraviglia con l’idea di gioco: volare o camminare con il proprio Arsenal sarà facile e intuitivo, lasciando inoltre la gestione delle sparatorie ad un lock automatico (a sua volta gestito in base alla potenza del vostro robot). Ad inficiare però su queste dinamiche veloci ci sarà l’HUD: da un lato l’invasione di informazioni su schermo sarà davvero fastidiosa (specialmente in modalità portatile), dall’altro la minimappa e le sue dozzine di leggende saranno illeggibili ai più.

La parte GDR

Come tutti i giochi dedicati ai Mecha, la personalizzazione e il loro potenziamento diventa una parte fondamentale del gioco: potrete quindi modificare il vostro Arsenal scegliendo i vari componenti e armi, in modo da rendere più veloce, resistente o potente. Queste modifiche saranno gestite da un sistema di peso: in questo modo sarà impossibile creare dei Mecha invincibili, in quanto dovrete bilanciare le varie cose per renderlo utilizzabile.

Potrete potenziare anche il vostro personaggio (per le fasi fuori dal Robot): in questo caso, tramite innesti e parti cibernetiche, potrete renderlo a sua volta più resistente o agile. Sarebbe stato interessante vedere qui una sorta di limite tra umano e macchina, magari inserendo un indicatore di qualche tipo, ma la produzione ha scelto di lasciare queste possibili aggiunte fuori dal programma, rendendo il titolo più leggero da quel punto di vista.

Ancora difficile parlare del multiplayer a causa dei server spenti, sebbene il gioco sembra presentare un forte endgame, sicuramente elaborato da giocare in multiplayer, forse parte fondamentale di questo titolo.

In termini tecnici Daemon X Machina sente pesante il downgrade grafico avuto dopo l’uscita della demo (e le lamentele dei giocatori). Il gioco gira tra i 25 e i 30 fps, e sebbene abbia uno stile grafico misto al cel-shading davvero ben fatto, qualche piccola sgranatura sui dettagli si vede. In compenso, tutto ciò che compare in lontananza, grazie ad una palette cromatica di tutto punto, risulta ben elaborato e soprattutto suggestivo. Ad accompagnare questo insieme di cose, ci pensa una soundtrack fatta di canzoni accattivanti e adrenaliniche, tracce che vi metteranno nel giusto mood di gioco.

Daemon X Machina
7.5
Voto 7.5
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Di Simone Lelli Editor in Chief
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Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.