Cold War – Recensione della storia d’amore ambientato nel ‘900

Pierfranco Allegri
Di Pierfranco Allegri News Lettura da 3 minuti
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Cold War

Cold War (Premio per la Mise en Scene all’ultimo Festival di Cannes) racconta la travagliata e bellissima storia d’amore tra il compositore Wiktor (Tomasz Kot) e la cantante Zula (Joanna Kulig, già protagonista del precedente film del regista, Ida), due artisti dalla personalità inquieta, a cavallo tra il 1949 e il 1964, tra Varsavia, Parigi, Berlino, in una Europa ferita nel corpo e nello spirito dal conflitto mondiale e in procinto di essere divisa sulle prime note della Guerra Fredda. Lui è un musicista romantico e ingenuo con tendenze auto-lesioniste, lei è una criminale dal passato violento con una certa abilità nell’arte della sopravvivenza. I due si amano, poi si tradiscono, si lasciano, si riuniscono, si amano di nuovo, si feriscono in tutti i modi possibili, si odiano, si inseguono, si salvano reciprocamente, si amano per l’ennesima e ultima volta, in un viaggio tra storia e musica di un periodo di paura, compromessi dolorosi e tanta passione.

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Pawel Pawlikowski, Premio Oscar al Miglior Film Straniero nel 2015 per il bellissimo Ida, torna a raccontare gli anni del comunismo post-guerra in un rigoroso bianco e nero, simbolo della freddezza del regime e il grigiore del quotidiano in un formato 4:3 stile peeping tom, spiando tra le finestre del cinema una storia d’amore infuocata e disastrosa, liberamente ispirata alla storia dei suoi genitori, alla cui memoria il film è ispirato e descritti dal regista polacco come “i personaggi più interessanti che abbia mai incontrato, entrambi liberi e fiammeggianti, come coppia un disastro senza fine”.

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Cold War è un film atipico, un film d’amore dal sapore antico che sembra rimandare al Murnau di Aurora (1927), dove le fasi di una passione distruttiva e meravigliosa vengono raccontate così come sono state raccontate al regista stesso dai suoi genitori, tra inseguimenti, violenza, tradimenti nella Polonia del compromesso prima, nella Parigi decadente poi e infine di nuovo (nelle terribili note finali) nella patria. Tutto in episodi da foto-romanzo, desueti ma funzionali, che racchiudono la globalità di un’epoca e, al contempo, una storia privata e personale incredibile interpretata con profondità dai due bellissimi protagonisti.

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Co-protagonista del film l’aspetto musicale, superbamente costruito dal compositore Marcin Masecki, collaboratore chiave del regista, che costruisce con abilità una colonna sonora che ha anche valore identitario e spaziale: dalle musiche popolari di inizio film, ai canti propagandistici di una Polonia asservita al potere di Stalin, fino al jazz fumoso della Parigi di allora, decadente e magnifico, ma anche potenti e spiazzanti silenzi, motif di una storia d’amore destinata all’autodistruzione.

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Un po’ storia d’amore, un po’ film politico, un po’ musical, Cold War è un film prezioso e imperdibile a metà tra nuova autorialità e rimandi al grande cinema del passato.

Cold War
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Voto 9
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Pierfranco nasce a Chiavari il 1 Aprile 1994. Si diploma presso il liceo Classico Federico Delpino e studia Cinema e Sceneggiatura presso la Scuola Holden di Torino. Al momento scrive recensioni online (attività cominciata nel 2015) presso varie riviste tra cui GameLegnds e Cinefusi.it