Carlo Calenda, ex ministro dello sviluppo economico, ha sollevato un vero e proprio polverone. L’ex ministro ha infatti dichiarato di considerare i videogiochi tra “le cause dell’incapacità di leggere, giocare e sviluppare il ragionamento”, ribadendo: “In casa mia non entrano”. Ovviamente sono fioccate le risposte di videogiocatori e operatori del settore a confutare le tesi di Calenda. Le affermazioni del politico su come educare i giovani sono chiaramente prive di fondamento e quantomai arretrate: “Salvarli dai giochi elettronici e dalla solitudine culturale e esistenziale. Così si rifondano le democrazie.”
Esprimendo questi pensieri, Calenda ha dimostrato una certa ignoranza sull’argomento. L’industria videoludica, infatti, si sta sempre più affermando come un settore trainante dell’economia, in Italia come nel resto del mondo. I videogiochi sono divenuti un nuovo mezzo comunicativo, evolvendosi grandemente negli ultimi anni e diffondendo maggiormente cultura e sviluppo tecnologico, oltre che ovviamente rivelandosi come un tramite per avvicinare ancor più le nuove generazioni all’innovazione tecnologica. Può un ex ministro dello sviluppo economico non tenere conto di questi fattori?