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Black Adam, spiegazione del finale e della scena post credit

Black Adam ha colpito duro così come solo lui (o Dwayne The Rock Johnson) sa fare, dividendo la critica e la parte del pubblico che ha già avuto modo di vedere il film. A questo link, non a caso, troverete la nostra recensione senza spoiler di sorta. Al contrario, prima di aprire le danze, vi informiamo che questo articolo in particolare va a dire le cose come stanno, facendo luce su eventuali ombre che probabilmente sono rimaste dopo la visione del film, e pone le basi per il futuro dell’universo cinematografico DC. Spiegheremo quindi il finale e la scena post credit di Black Adam.

ATTENZIONE: da questo punto in poi incapperete in SPOILER sul film e sul suo finale, vi invitiamo a leggere l’articolo solo consapevoli di questo.

Black Adam sul trono di Kahndaq

Kahndaq è lo stato/regione che ha dato la vita al nostro protagonista Teth Adam, che come sappiamo alla fine della pellicola si farà chiamare Black Adam, un po’ per svecchiare il suo nome rimasto nei secoli scorsi. Durante lo scorrere degli eventi, sappiamo che Black Adam fu imprigionato per 5.000 anni, dopo lo scontro furente con il Re che spadroneggiava sulla sua terra natia.

L’attaccamento che Teth Adam ha per il suo popolo, la sua gente, è così forte che questa sua presenza fa sentire tutti i kahndaqiani “potenti” e protetti dal loro signore, sebbene quest’ultimo decida di distruggere il trono e di professarsi come protettore della sua gente piuttosto che come despota o Re in tal senso. Sempre nella pellicola notiamo come Amanda Waller mandi in Kahndaq la Justice Society, capitanata da Hawk Man e come quest’ultimo debba di fatto cedere contro la potenza di Teth Adam, nonostante i personaggi che accompagnavano l’uomo rivestito dal metallo NTH (nel film non specificato da dove provenga o come ne sia entrato in possesso, peccato perché chi legge la carta stampata sa che anche quella è una bella storia).

Nel film Doctor Fate (Pierce Brosnan) ci fa capire che Black Adam, contrariamente a quanto pensato in precedenza, è un “male necessario” o una presenza che di base non è né buona né malvagia, ma che si muove per conto proprio in funzione alla sua volontà. Tra i due personaggi vige un rispettoso silenzio assenso.

Black Adam costume

Scena post credit

Nella scena finale post credit, troviamo proprio Amanda Waller che minaccia ancora una volta uno degli esseri più potenti del pianeta (ricordiamoci che la Suicide Squad della donna era nata originariamente per “fermare minacce come Superman”). Dopo un siparietto nel quale la direttrice dichiara che se Black Adam si azzardasse ad uscire dai confini del Kahndaq andrebbe incontro a diverse problematiche, lo stesso Black Adam la minaccia dicendogli apertamente che può mandargli contro “la qualunque” e che lui non è niente affatto impressionato dalla sua minaccia.

Neanche il tempo di prendere un respiro che compare Superman (Henry Cavill) che dice all’uomo in nero che devono parlare, Black Adam non si scompone e fa un sorrisetto malevolo al Kriptoniano. La scena infatti, oltre ad essere evocativa al massimo per un divoratore di fumetti, nel corso degli anni i due si sono affrontati diverse volte, concludendo gli scontri a favore o sfavore l’uno dell’altro (vi ricordiamo che Superman sulla carta stampata è debole alla magia, e che i fulmini di Black Adam sono di fatto un’energia magica capace di infliggergli ingenti danni).

Quest’ultima è anche una scena che lascia spazio a diverse ipotesi: potremmo vedere a breve uno scontro tra i due? Vedremo ancora Henry Cavill nei panni di Superman per un film stand alone, almeno a quanto sembra dopo alcune dichiarazioni avvenute di recente, per cui non è da escludere che possa esserci spazio per un film in cui Adam faccia la parte del cattivo, per poi vedere i due sul finale unirsi per affrontare una minaccia ancora più grande assieme (nei fumetti è successo spesso e volentieri). La potenza di Black Adam non è certo da sottovalutare e Superman lo sa perfettamente.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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