Dopo una lunghissima attesa, che praticamente durava quasi dall’uscita nei negozi di Nintendo Switch, finalmente Bayonetta 3 è arrivato sulla console ibrida nipponica. Figlio di uno sviluppo travagliato e problematico, nonostante tutto il gioco è rimasto tra i più attesi di questa generazione, con i lavori affidati a quei PlatinumGames che da sempre sono sinonimo di garanzia (tranne per l’inciampo macroscopico di Babylon’s Fall, dovuto principalmente a fattori esterni). È quindi con trepidazione e allo stesso tempo paura che ci affacciamo a questa recensione di Bayonetta 3, che se da un lato deve a Nintendo la sua vita stessa, avendo dato all’IP la possibilità di sopravvivere, dall’altro deve alcuni dei suoi difetti più grandi proprio alla console di riferimento e alle sue limitate possibilità tecniche.

Multiverso di novità

Come era già noto da prima che il titolo venisse pubblicato, il 2022 ci ha regalato un multiverso anche in Bayonetta 3, un concetto, uno stratagemma, una “dimensione” tanto inflazionata, ma che non per questo perde il suo fascino. Dopo un prologo e un tutorial abbastanza rapido che ci hanno catapultati nelle vicende, ha inizio un viaggio tra i vari universi per salvare… beh, tutto. Per farlo, dovremo venire in possesso dei Componenti del Caos, oggetti sparsi in vari universi, che dovremo raggiungere tramite l’unico luogo sulla terra che funge da anello di congiunzione. In ogni caso sono molte, davvero molte le cose nuove che vedremo: prima di tutto l’antagonista principale e la nuova razza di nemici, non più appartenenti alle cerchie angeliche e demoniache (anche se incontreremo anche le nostre vecchie conoscenze), ma degli Homunculus, la cui origine è all’inizio ignota e che vi faremo scoprire giocando.

Altra novità grandissima del terzo capitolo, importante sia dal punto di vista della trama, sia da quello del gameplay, è il nuovo personaggio giocabile, Viola, una giovane ragazza che sa il fatto suo nel combattimento, ma che è nel suo pieno percorso “evolutivo”. Chiaramente, come è accaduto anche in titoli dello stesso genere come Devil May Cry V, il tipo di mosse e di stile di gioco cambia molto da personaggio a personaggio, e sempre come nel gioiello di Capcom, manche la nostra Bayonetta cambierà il suo moveset e le sue abilità speciali in base all’arma equipaggiata. Tuttavia, siamo solo all’inizio delle novità in combattimento, sulle quali torneremo in seguito.

Ritornando alla trama e alle missioni, possiamo dire che la qualità tende a salire solamente nel finale (con gli ultimi tre capitoli insomma), mentre per i primi 10 la sensazione è stata quella di un ripetersi di cliché, con veri e propri deja-vu interuniversali, che quanto meno però hanno saputo costruire la storia con il suo senso logico, anche se molto (MOLTO) confuso.

bayonetta-3-doppiaggio

Apprezzabilissimi invece, durante le missioni, i cambi di fase e di gameplay, che se conoscete bene il team di sviluppo vi sembreranno ordinaria amministrazione, ma che potrebbero lasciarvi a bocca aperta se siete novizi: questi cambi ci vedranno, ad esempio, cavalcare uno dei demoni in fasi di corsa a tempo, oppure combattere in stile picchiaduro tra kaiju 1v1, oppure ancora fasi dove colpire bersagli in volo che si avvicinano minacciosi. Insomma, se la volontà di PlatinumGames era replicare la varietà di fasi proposta con l’eccellente NieR Automata, ci siamo andati abbastanza vicini, peccato solo che le limitate potenzialità tecniche di Switch abbiano arginato in parte la godibilità di tali sezioni.

L’appeal però cala drasticamente nei capitoli extra dedicati a Jeanne, che sono sì fondamentali per lo svolgimento delle vicende, ma che all’effettivo non raggiungono neanche lontanamente la qualità del combat system delle missioni standard. In queste missioni la strega si infiltrerà in un grande complesso dove trovare il professore che sa come usare i Componenti del Caos, ma dove per uno strano potere non potrà agire come al solito, “costringendoci” a giocare in questa modalità 2D, dove sceglieremo se agire in modalità più stealth, o essere dei veri bulldozer. Chiaramente anche queste fasi, missione speciale dopo missione speciale, tenderanno a variare per qualche caratteristica che non vi sveleremo, ma non vi nascondiamo che anche questo ci è sembrato un mero riempitivo, quasi pigro.

La Verità assoluta

Durante i 14 capitoli principali del gioco PlatinumGames ci offre un’avventura molto particolare, con la stragrande maggioranza degli ambienti che saranno esplorabili, con diversi elementi con cui interagire (più che altro, da distruggere) e oggetti nascosti da scovare. Questa prima caratteristica si è rivelata come un’arma a doppio taglio, che se da un lato è stata vera e propria manna dal cielo per i completisti e per coloro che vogliono raccogliere tutti i collezionabili del gioco, tra modelli, vestiti e così via, dall’altra ha palesato la necessità di aggiungere tali elementi per allungare il brodo in ogni missione, dato che molte delle quali si sarebbero rivelate troppo sbrigative. Badate bene, alcuni degli ambienti sono molto vasti e dispersivi, e per trovare tutto ciò che c’è da fare – e farlo – di tempo ce ne impiegherete. Ovviamente tra tutte queste cose ci sono anche le attività, come le missioni sfida (spesso utili per aggiudicarsi pezzi di Cuore di Strega e di Sfera di Luna), puzzle ambientali, puzzle platform ad attivazione, i gioielli di strega da “acchiappare” – tre per ogni missione – sui famigli che scorrazzano per le mappe, e ovviamente dei “versetti” delle missioni nascosti in alcuni punti della mappa. Ovviamente tutto questo ha una sua utilità, e tornando al fattore “arma a doppio taglio”, non tutto è indispensabile, e moltissimo è tralasciabile (potenziamenti a parte).

Accendi un demone in lei

Arrivando alla “ciccia” vera e propria, come era lecito aspettarsi, le caratteristiche migliori presenti in Bayonetta 3 riguardano il combat system, arricchito di moltissimi dettagli, tanto che quasi avremmo bisogno di un elenco puntato per annoverarli tutti.

Partiamo dalle basi: Bayonetta 3 ci vedrà combattere con calci e pugni, come al solito, ma anche effettuare schivate perfette per attivare il sabbat temporale (nel caso di Bayonetta) e di parare i colpi per effettuare anche parate perfette, sempre per attivare il rallentamento del tempo (nel caso di Viola). Entrambe le fanciulle avranno un proprio albero delle abilità, che andranno ad arricchire il parco mosse per trucidare gli Homunculus, mosse che potremo acquistare tramite una delle tre valute disponibili. Le altre due, serviranno una per acquistare le mosse dei demoni succubi (già, ogni demone che sottometteremo avrà il suo albero delle abilità), e l’altra, le aureole, per acquistare elementi da collezione. La valuta di base servirà inoltre anche per acquistare oggetti e manufatti nel negozio di Rodin, e anche per acquistare le mosse aggiuntive delle varie armi di Bayonetta che sbloccheremo, anche loro con il proprio albero delle abilità (se state pensando di nuovo a Devil May Cry, diciamo che non ci siete andati troppo lontani, dato che sembra che la struttura di evoluzione del moveset sia stato ricalcato in toto).

Bayonetta 3

Abbiamo nominato demoni succubi e armi aggiuntive? Esattamente, perché i colpi base non sono che la punta dell’iceberg. Se pensate che Colori del Mondo, le pistole di partenza di Bayonetta, siano la sola arma con cui dare sfoggio delle vostre abilità, sappiate che ne sbloccherete parecchie, dai più disparati tipi e aspetti, con ognuna di esse che avrà delle capacità speciali (come nella corsa o il salto, o una che praticamente vi permetterà di volare), le proprie peculiarità in combattimento, e anche la propria super mossa. La varietà è parecchia, e la potenza distruttiva pure. Scegliete quelle che più si addicono al vostro stile e scatenate l’inferno.

I demoni invece sono la vera grande novità in combattimento: questi potranno essere evocati quando avremo abbastanza magia nella barra apposita, che si consumerà man mano che eseguiremo mosse con essi. Questi demoni infatti saranno al nostro completo servizio, e mentre Bayonetta… beh… ballerà per comandarli, daranno sfogo a tutta la loro potenza con mosse e prese devastanti. Questi possono essere davvero determinanti in combattimento, soprattutto nelle prime fasi, tanto da rendere la sfida quasi nulla. “Per fortuna”, si intende per la sfida, alcuni boss li renderanno innocui – uccidendoli e rendendoli temporaneamente inutilizzabili – e ci costringeranno a darci da fare per vincere il combattimento.

Abbiamo cercato di stringare il più possibile tutto ciò che riguarda le novità in combattimento e in esplorazione, ma ci sono tante altre piccole sfumature sparse in giro che non potrete non apprezzare.

Switch, croce e delizia

Accodandoci anche noi ai ringraziamenti a Nintendo per averci dato la possibilità di continuare a giocare a Bayonetta, ci sono però delle caratteristiche che per forza di cose, data la potenza limitata della console nipponica, si sono presentate con le ossa rotte. Sia chiaro però, non tutti i difetti di Bayonetta 3 sono dovuti alla console, ma anche a problemi di bilanciamento da parte dello sviluppatore stesso.

Partendo con lo zuccherino, è encomiabile il lavoro svolto da PlatinumGames dal punto di vista del frame rate, che nonostante non si attesti ai livelli di nuova generazione, sceglie un limite e tiene saldamente il punto in modalità casalinga, con i combattimenti che rimangono fluidi e rendono giustizia alla frenesia che il genere richiede a gran voce.

Passando però alla parte dei dettagli, non possiamo purtroppo che essere più delusi: sicuramente il team è dovuto scendere a compromessi, alcuni plateali, per portare l’opera a compimento con successo. Si tratta di una resa grafica appena sufficiente, della gran parte delle ambientazioni totalmente spoglie di dettagli, dell’effetto pop up di alcuni elementi (o del frame rate a 10 fps dei soldati giapponesi quasi a inizio gioco), di una gestione della telecamera totalmente da rivedere, con i nemici più grandi – o anche gruppi gremiti di quelli piccoli – che in alcune arene coprono tutto lo schermo rendendo impossibile vedere cosa sta succedendo al personaggio che comandiamo, reticoli di trasparenza mal realizzati, soprattutto nelle parti ambientali necessarie per superare enigmi platform, e tanti altri piccoli dettagli grafici che rendono fastidioso il progredire del gioco. Sottolineo tuttavia, che molti di questi problemi sono più accentuati giocando con la console collegata al dock, e che di conseguenza vengono leggermente smorzati dallo schermo più piccolo quando si gioca in portatile.

Quando, il gioco si fa duro?

Non trascurabile in Bayonetta 3, è come siano stati gestiti difficoltà del gioco, bilanciamento, longevità e rigiocabilità. Partendo proprio da quest’ultima, è strettamente legata alla vostra voglia di completare le varie missioni col massimo dei voti, e soprattutto con quanto vorrete spingervi oltre con la difficoltà.

Come prassi per gli stylish games di questo tipo, il gioco inizia davvero solamente quando giocherete la vostra seconda run, con la possibilità di affrontare di nuovo la storia alla difficoltà più elevata, e con diverse feature che si sbloccano al giro di boa. Se effettivamente giocherete solamente una volta, non solo troverete il gioco abbastanza corto, dati i soli 14 capitoli principali, ma anche poco appagante sul piano della sfida vera e propria (è possibile finire il gioco senza usare neanche un consumabile, e limitarsi a prendere qua e là alcuni potenziamenti per la vita e la magia). Non solo – e qui la cosa è più grave – questo potete farlo anche se non avete acquistato alcun potenziamento delle mosse dall’albero delle abilità di Bayonetta e Viola (giusto per quest’ultima, forse dovrete potenziare qualcosina, dato che il cambio di personaggio e di abitudine potrebbe richiedere un po’ di adattamento e coordinazione mano/testa). Insomma, il bilanciamento sulla prima run lascia davvero a desiderare, soprattutto se capirete da subito quanto siano potenti le evocazioni dei demoni succubi e le mosse finali delle armi che troverete.

Questo significa che per godere appieno di Bayonetta 3, non vi basterà certo finirlo una prima volta: arriveranno infatti modalità speciali per le missioni, con un tipo di esse che si sbloccherà se all’interno delle determinate missioni siete riusciti a prendere i tre gioielli custoditi dai famigli. Ovviamente con tutto ciò e la difficoltà più alta, si parlerà anche di mostri più forti e cose del genere.

L’altro lato della longevità che sbloccherete, sempre se siete avvezzi al genere, è appunto provare ad ottenere il massimo voto per i vari versetti delle missioni, e di conseguenza la valutazione generale, cosa che alzerà di moltissimo l’asticella della difficoltà, soprattutto se pensate a quanto siano ostiche, fastidiose e poco piacevoli alcune delle missioni speciali.

Fly me to the moon(s)

L’ultima ma non trascurabile parte della recensione di Bayonetta 3, va per forza dedicata all’aspetto più artistico del gioco. L’idea del multiverso ha potuto aprire a Platinum un arcobaleno di possibilità e di novità, e che non si può dire non sia stato sfruttato. I vari universi, con le varie location, hanno saputo rinfrescare ogni volta l’ambientazione quando stava per diventare stantia, cambiando di universo in universo la palette cromatica e il colore dominante (dai rossi della Cina, al giallo dell’Egitto, per esempio). Questa filosofia, come avrete capito, è stata applicata anche alle nostre protagoniste principali, con le varie opzioni di personalizzazione e tutte gli outfit che si possono sbloccare man mano che si procede (necessario? No, ma riccamente flavour).

L’audio è ancora una volta un marchio di fabbrica, con la colonna sonora che, magari non memorabile come quella del primo Bayonetta, riesce comunque a tenere botta e a rendere onore alle armi.

Menzione d’onore va fatta al fanservice: a livello di storia, soprattutto nelle fasi finali, se seguite il gioco fin dalla prima iterazione sarete spinti a scattare in piedi ed applaudire, con un paio di ritorni shock che non potrete non apprezzare. Per il resto però, tra balletti e scene comiche legate a Viola, è impossibile non pensare che in molti casi siano stati inseriti in modo forzato, quasi a smorzarne la “magia”.

Bayonetta 3

8

Arrivando alla somma di tutto, è difficile dare un voto complessivo a Bayonetta che riesca a racchiudere tutto, soprattutto perché dalla seconda run in poi vi sembrerà di giocare due titoli diversi, in particolar modo se avete passato la vostra prima partita ad esplorare in lungo e in largo in cerca dei vari collezionabili e delle varie sfide. Di certo una cura tecnica al massimo delle proprie possibilità da parte dei PlatinumGames, che però si sono dovuti scontrare con l'esclusività Switch di questo prodotto. Una console più che comoda, che ancora una volta ci permette di giocare Bayonetta in portatile (anche se il tipo di gameplay necessita per forza di cose l'ergonomia di un controller), ma che dal punto di vista visivo e tecnico mostra più volte il fianco. La dispersività delle mappe ha un sapore dolceamaro, il combat system dà sempre il meglio, ma è ostacolato da una telecamera che crea inquadrature troppo confusionarie, e una trama che diventa interessante troppo tardi. Potevamo avere tra le mani un titolo ancora migliore? Assolutamente si, ma non è tutto da buttare.

Gianluigi Crescenzi
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Potrebbe interessarti anche