The King’s Man: Le origini – Recensione, il rimaneggiamento di una saga

Il nuovo capitolo di The King's Man: Le origini ci porta nel passato, agli albori del gruppo, ecco la nostra recensione del film prequel.

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 6 minuti
7.5
The King's Man: Le origini

Matthew Vaughn torna dietro alla cinepresa della sua creatura con The King’s Man: Le origini, cambiando marcia, facendo un passo indietro e ripartendo dall’inizio (non che fosse necessario). Nelle logiche di Hollywood, tornare indietro è una prassi se il prodotto che hai messo in commercio funziona, e c’è da dire che la serie ha funzionato alla grande, con i numeri parlano chiaro. La domanda che ora ci si pone, approcciandoci a questo prequel, è la seguente: basterà il nome di un brand, con un cast del tutto nuovo a fare breccia nel cuore dei fan? I nomi altisonanti del cast lasciano comunque ben sperare: Ralph Fiennes nei panni del protagonista della pellicola Orlando Oxford, conte della omonima casata inglese e padre di Conrad (Harris Dickinson), assieme a tanti altri. Scopriamo nella nostra recensione se The King’s Man: Le origini si è rivelato un prodotto all’altezza.

Origini del mito

Siamo al volgere del secolo, il conte di Oxford e famiglia si occupano di scongiurare guerre e conflitti nel Commonwealth, insegnando al piccolo rampollo Conrad che il rango di nobile non lo esenta dall’aiutare il prossimo, in prima linea.

Tragicamente la madre del ragazzo viene colpita a morte durante una missione di soccorso, ed ecco che Orlando Oxford subisce una “rottura” profonda del suo animo, al punto che non riuscirà più a lasciar crescere Conrad, seguendo il figlio in ogni sua mossa, perfino a distanza di anni. Il rapporto padre figlio diventa opprimente per il giovane Conrad, che nutre uno sconfinato affetto sia per suo padre (dal quale cerca costantemente approvazione), sia per la sua patria, al punto che vuole a tutti i costi servire il proprio paese come militare.

Arriviamo agli albori del conflitto mondiale, la guerra imperversa e il compito di Oxford è quello di evitare che peggiori, grazie ad un’intricata rete di spionaggio messa in piedi da lui e dalla sua inserviente Polly (Gemma Christina Arterton).

Oltre rispetto alla trama del film non possiamo aggiungere, ma sappiate che il ritmo della pellicola è simile a quello delle precedenti, con qualche gradito colpo di scena.

Spie in erba

Gemma Christina Arterton non è nuova nel ruolo della spia: infatti la bella attrice britannica aveva già partecipato in una delle pellicole di 007 con Daniel Craig. Qui interpreta Polly, una governante di casa che, grazie al suo ingegno, ha messo su un’intricata rete di spie composta da membri della servitù, come maggiordomi, domestici e stallieri di tutte le più alte corti europee e non solo, anche russe.

Il suo ruolo è duplice, e la ragazza riesce ad essere convincente all’altezza dei protagonisti che ha vicino (come Ralph Fiennes, anche lui reduce da film d’azione con Daniel Craig, nel ruolo di M a capo dei servizi segreti britannici) tanto da padrona di casa quanto da spia. Si vede che per diventare una spia devi imparare dal migliore: ovviamente le doti attoriali di Ralph Fiennes non sono in discussione, anzi, è proprio il suo carisma che riesce a dare corpo al film, ponendo al centro dell’attenzione tanto l’azione quanto le fragilità di un padre diviso tra il dovere di proteggere suo figlio e l’amore per una nazione, l’Inghilterra.

Nei panni di maggiordomo e guardia del corpo Shola c’è Djimon Gaston Hounsou, che si conferma uomo d’azione a tutto tondo, capace anche di spezzare la tensione con una battuta inserita ad arte. Il cast è altresì talmente ricco di attori importanti che rischiamo di propinarvi un elenco infinito (quasi) di nomi che non hanno nulla da invidiare ai tre citati: scegliamo dunque di lasciarvi la sorpresa della scoperta anche per evitare spoiler non richiesti; vi basti sapere che tutti i ruoli sono stati scelti ad arte e che l’orchestrazione della pellicola ne ha giovato, senza dubbio.

I modi definiscono l’uomo

Come avrete intuito leggendo la recensione, The King’s Man: Le origini è una pellicola che si discosta dalle due precedenti, lo si intuisce sia dalla scelta della fotografia che ha un taglio molto meno “fumettistico” in favore di una scelta più classica, tipica dei film di spionaggio. L’intero svolgimento del film poi è più impostato, meno scanzonato e volto ad una scelta registica diversa dall’ordinario. Eravamo abituati a battute, colpi d’azione incessanti e cattivi da fumetto ben definiti, qui invece quell’aria di storia strappata alla carta stampata si è un po’ persa, il che non è necessariamente un male, ma siete avvisati che quello che vedrete è sostanzialmente diverso da quello che c’è stato in precedenza. Il finale del film lascia poi intendere che ci sarà un seguito (supponiamo anche due) a questo prequel: nonostante ci aspettassimo un terzo capitolo ambientato nel nostro tempo, probabilmente vivremo ancora un po’ nel passato.

The King's Man: Le origini
7.5
Voto 7.5
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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.