Fabienne (l’intramontabile Catherine Deneuve) è una grandissima attrice di cinema e teatro francese. Per celebrare l’uscita della sua autobiografia viene raggiunta nella sua villa di Parigi dalla figlia Lumir (Juliette Binoche), una sceneggiatrice trasferitasi – non a caso – negli Stati Uniti, e dalla famiglia di lei: la piccola figlia Charlotte e il marito Hank (Ethan Hawke), attore di piccolo calibro.
Sin da subito i rapporti tra madre e figlia sono tutto tranne che distesi, acuiti dalla scoperta di numerose inesattezze e invenzioni presenti nel libro di memorie, prime tra tutte le menzogne riguardanti il carattere materno di Fabienne. La convivenza forzata tra le due donne a seguito dell’addio del fidato assistente Pierre, proprio nel pieno delle riprese di un film di fantascienza particolarmente gravoso, darà modo di riaccendere antiche tensioni, ma anche di confessare finalmente pesanti verità e di liberarsi (forse) di vecchi risentimenti.
Tra inganno e sincerità
Il primo film non in lingua giapponese del regista Hirokazu Kore – eda (già Palma d’Oro a Cannes nel 2017 per il bellissimo Shoplifters), La Verità è una tragicommedia guidata da un duo di attrici di razza che esplora ancora una volta i temi cari al regista: il senso della famiglia, il peso della verità e il sottile fascino della bugia. Kore – eda esplora dinamiche e passioni di una famiglia nata disfunzionale per colpa/merito dell’arte e indaga il sottile rapporto tra madre e figlia paradossalmente confusi: una figlia cresciuta senza madre (sempre autonoma e che non si fa mai prendere dal panico) affiancata a una madre bambina (perennemente alla ricerca di rassicurazioni, facile al capriccio e alla fuga).
Tale gerarchia familiare che sembra ritrovare ordine solo nel cinema: da una parte Fabianne, attrice amatissima, lodata da pubblico e critica e, nonostante sia sul viale del tramonto, ancora riconosciuta come artista immortale, dall’altra Lumir, sceneggiatrice di poco talento con aspirazioni di attrice mai inseguite del tutto, a sua volta sposata a un uomo che è più bravo a fare il padre che a fare l’attore. Ribaduta anche e soprattutto nelle travolgenti scene sul set che mostrano tutta la grandezza di una delle maggiori attrici francesi di sempre qui in un ruolo-specchio, che gira (film nel film) una storia fantascientifica (dal titolo più che esplicativo, Ricordi di mia madre) che è eco della storia di vita di Fabianne e Lumir.
Se non fosse per le intenzioni sentimentali e l’assenza di dialoghi sul dispositivo cinematografico, La Verità si potrebbe fraintendere per un film del regista francese Olivier Assayas. Kore -eda riesce lo stesso a mettere in scena una commedia al vetriolo di gusto tutto francese senza farsi spaventare dalla prima esperienza Europea. A rimetterci è probabilmente il respiro poetico – e qui c’è da dire, tutto giapponese – che ha reso i suoi precedenti film classici apprezzati in tutto il mondo, ma è una nota di colore completamente oscurata dal dinamismo e chimica delle due eccelse protagoniste.