Il sottogenere dei metroidvania/soulslike in 2D ha negli ultimi anni ottenuto un’impennata considerevole sia nel numero di prodotti sfornati, sia nel successo commerciale. Vuoi forse per il grande risultato di quella perla che è Hollow Knight, vuoi per molti altri fattori come l’esplosione di giochi ispirati a Dark Souls come vero e proprio genere indipendente, con una fanbase molto appassionata. Watcher Chronicles si piazza quindi come un titolo apparentemente a questo tipo di prodotti, grazie a un gameplay che ricorda talvolta anche in modo palese l’opera magna di Miyazaki, ma con una grafica cartoon e uno stile in due dimensioni abbastanza interessante. Il risultato finale è quello di un titolo piuttosto buono nel complesso, ma che a nostro avviso non è però riuscito a brillare di luce propria, risultando quasi “grigio” ai nostri occhi. Ma andiamo più a fondo sulla questione in questa di recensione di Watcher Chronicles.
Lore dagli spunti interessanti
Buona parte del fascino che molto spesso viene imputato alla serie dei Souls del buon Miyazaki è probabilmente la capacità di creare veri e propri universi narrativi dall’immenso fascino. Mondi spesso decadenti, ormai flagellati dall’inesorabile corso del tempo, malati e ormai quasi irrecuperabili o in procinto di cadere, in un vortice di guerra, disperazione e maledizioni. Ebbene, queste caratteristiche sono parzialmente presenti anche in Watcher Chronicles, con una storia narrata come al solito in modo frammentario, per piccoli dialoghi, spesso criptici e tanta narrativa ambientale.
In questo frangente, noi impersoneremo un eroe finito in un purgatorio deviato, dove a differenza di quello dantesco, una terribile minaccia rischia di trasformare questo luogo in una semplice pertinenza del vero e proprio inferno. A noi toccherà quindi cercare di ristabilire l’ordine e la speranza per le anime presenti, a furia di innumerevoli tentativi e morti contro i demoni che hanno corrotto questa terra. Una premessa piuttosto interessante, anche se non troppo ben approfondita.
Un classico soulslike in 2D
Chi ha provato titoli come Blasphemous o Dead Cells, potrebbe individuare moltissime similitudini fra i giochi di Team17 e Motion Twin e Watcher Chronicles, questo perché la struttura del titolo affrontato in questa recensione è estremamente similare a quella che il genere ci ha insegnato a giocare nel corso degli anni, e che presenta le solite costanti, ormai quasi onnipresenti. Ad esempio, ci sono i noti punti di ripristino, i “falò”, con i nemici che ritornano in vita dopo la morte del protagonista, e la classica valuta (qui chiamata umbra), che resta bloccata sul punto di morte fino all’eventuale recupero. Insomma, chi conosce Dark Souls si sentirà decisamente a casa.
Stessa cosa, anche se in misura assai più semplificata, la troviamo in un sistema ruolistico che permette al giocatore di potenziare 4 attributi per migliorare le classiche forza, destrezza, vitalità e la concentrazione (punti mana). Il sistema come anticipato è estremamente semplificato se confrontato a buona parte dei giochi di ruolo più hardcore, ma ha comunque un suo spazio nell’economia di gioco se combinato con le statistiche dell’equipaggiamento indossato dal protagonista. Infatti, molte armature e armi hanno potenti effetti passivi capaci di modificare in parte il roleplay dei giocatori.
Inoltre, le stats – per quanto semplici sulla carta – hanno comunque un più che discreto influsso sul gameplay semplificando delle sezioni altrimenti molto ostiche anche se il livello di sfida generale permane comunque abbastanza elevato sugli stessi stilemi del genere. Questo soprattutto a causa dei danni consistenti che alcuni nemici possono arrecare, anche nelle prime zone del titolo. Fortunatamente le fiaschette curative seguono il modello presente nel terzo capitolo della saga principale di Miyazaki e tendono a ricaricarsi in combattimento con una discreta frequenza dopo le uccisioni.
Questo significa che tranne durante le boss fight, è consigliabile usare le fiale curative di frequente, anche perché inizialmente tendono ad essere poco efficaci nel rigenerare le ferite più gravi. Tuttavia il sistema di combattimento di Watcher Chronicles è probabilmente una delle componenti che in sede di recensione ci ha lasciati parzialmente interdetti. Dopotutto parliamo di un souls like in 2D, similare in tutto e per tutto ad altri esponenti del genere, e su questo punto le introduzioni sono veramente pochissime, con le tre tipiche barre in alto a sinistra dello schermo (per la vita, la stamina e i punti mana), che monopolizzano il ritmo degli scontri, e le tipiche rotolate da utilizzare per schivare i pericolosi attacchi in arrivo.
Insomma, quasi nulla di nuovo sotto il sole, e se da un canto sono tutte feature che faranno sentire i più “come a casa”, dall’altro il senso di stantio tende a fare capolino moltissime volte. Fortunatamente vi è anche spazio per piccolissimi elementi positivi di contorno, che vanno a migliorare la formula ludica, come ad esempio l’invulnerabilità ai danni durante determinate animazioni nelle quali si è indifesi, come quella dell’arrampicata sulle superfici quando ci si trova in cima a delle scale.
A proposito di attacchi e schivate, non sempre il gioco riesce a conferire sensazioni viscerali dal combattimento che sembra quasi plastificato e relativamente poco reattivo, sia a causa delle limitazioni tecniche visive, sia dei suoni e del motore fisico poco incisivo.
Grafica cartoon e tanti, troppi scheletri
In questa sezione per il lato tecnico Watcher Chronicles, crediamo sia necessario dividere il nostro parere di recensione: uno oggettivo, relativo alle performance del titolo sulle macchine da gioco, e un altro in termini prettamente soggettivi e più personali per quanto riguarda la componente artistica. Da un punto di vista squisitamente grafico, il titolo è estremamente leggero e piuttosto stabile anche su PC fortemente datati. I settaggi sono semplificati all’osso, ma in caso di problematiche con il frame rate, si possono disattivare alcuni effetti aggiuntivi e abbassare la risoluzione.
L’ottimizzazione è quindi piuttosto buona su moltissimi dispositivi, al netto di una qualità del dettaglio non sempre eccelsa. Per quanto riguarda invece il lato artistico del prodotto, questo risulta abbastanza interessante – soprattutto nelle ambientazioni – ma comunque dimenticabile, e i character design non sempre all’altezza. In particolare, i nemici affrontati sono prevalentemente scheletrici, che considerando l’ambientazione del purgatorio ha piuttosto senso, ma spessissimo con lo stesso asset che viene riutilizzato in modo quasi spasmodico e ripetitivo. La sensazione visiva è quindi quella di un titolo che è stato in grado di fare “ i compiti a casa” ma che non riesce a brillare quasi mai di luce propria. Un vero peccato se si considera che il titolo è nel complesso piuttosto buono. Ovviamente tale componente nel giudizio del giocatore, può avere un valore soggettivo nel complesso della valutazione.