El Hijo: A Wild West Tale – Recensione di un western fuori dagli schemi

El Hijo: A Wild West Tale è un interessante videogame in salsa spaghetti-western decisamente originale ma con qualche problema di troppo.

Giuseppe Fragola
Di Giuseppe Fragola Recensioni Lettura da 8 minuti
6
El Hijo: A Wild West Tale

Sparatorie, esplosioni, corse a cavallo all’orizzonte inseguendo un treno in corsa; tutto questo non è El Hijo: A Wild West Tale. La nuova avventura sviluppata da Honig Studios e Quantumfrog per HandyGames, attualmente disponibile in versione PC (via Steam), e prevista – in un imprecisato futuro – su PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch, è una produzione ad ambientazione spaghetti-western con visuale isometrica senza dubbio originale, le cui meccaniche ludiche sono esclusivamente legate alle abilità stealth del protagonista (e del giocatore chiamato a riviverne le avventure). Ne abbiamo conosciuti e giocati tanti di titoli western (e in questo nostro speciale li abbiamo elencati tutti, davvero tutti), ma questo non l’avete ancora mai visto, garantito!

In El Hijo: A Wild West Tale (titolo che si è aggiudicato il premio come “Best Indie Game” alla Gamescom 2019) vestirete i panni di un bambino di 6 anni abbandonato dalla madre (suo malgrado) e affidato ad un monastero, dopo aver subito un attacco da un gruppo di banditi che hanno raso al suolo la sua fattoria. Il piccolo decide quindi di scappare via e di mettersi sulle tracce dalla mamma, assolutamente determinato a ritrovarla. La violenza, della quale il titolo è privo, viene sostituita dagli sviluppatori con uso massiccio (e praticamente totalitario) delle meccaniche stealth, ossia l’arte dell’agire nell’ombra per servire la luc… (no, scusate, quello è un altro gioco!). Dicevamo, lo stealth è quel peculiare stile di gioco che prevede particolari abilità nel muoversi nell’ombra, senza farsi notari dai nemici, evitando costantemente lo scontro e, di conseguenza, di comparire nel campo visivo di chi minaccia la vostra sopravvivenza.

El Hijo, un bambino in un mondo selvaggio

Sebbene l’intento dei ragazzi di Honig Studios sia quello di offrire un titolo dalla grafica colorata e simpatica – e in questo sono riusciti nell’impresa -, in El Hijo si avverte costantemente una sensazione di tristezza di fondo, che dona al gioco un senso di originalità che a nostro avviso si addice con l’ambientazione western. La possibilità d’incontrare altri ragazzini, purtroppo sfruttati da perfidi individui, genera un forte legame con queste piccole e povere anime, che cercano di sopravvivere in un mondo selvaggio (seppur estremamente colorato), tipico del Far West. Dona quindi una grande sensazione di piacere il poterli aiutare e ricevere in cambio da loro piccoli favori, come preziosi oggetti in regalo (preziosi per procedere nell’avventura, non in senso assoluto). Il livello di sfida in El Hijo: A Wild West Tale non è determinato dalla complessità di adrenaliniche sequenze di sparatorie, dove è richiesta una particolare abilità di mira, ma dall’aumentare di puzzle ambientali, dalla crescente difficoltà, dove muoversi nell’ombra è assolutamente fondamentale per raggiungere la destinazione. Fondamentalmente, infatti, in questo gioco tutto si riduce nel partire da un Punto A per raggiungere il Punto B, senza essere visti, pena il fallimento immediato della missione. Originale l’idea di offrire al piccolo protagonista la possibilità di utilizzare giocattoli e altri piccoli oggetti per completare con successo ogni livello.

El Hijo: A Wild West Tale

Le ambientazioni disegnate a schermo sono tutte varie e particolarmente ispirate: dai freddi e bui corridoi di un antico monastero al caldo terrificante del deserto, passando per accoglienti saloon e pericolose città di frontiera. Tra una sessione stealth è l’altra vi è ogni tanto qualche colpo di genio, che sà di ventata d’aria fresca. Non vorremmo svelarli perché sarebbe un peccato, ma permetteteci almeno di sottolineare una piccola porzione di livello dove ci sarà chiesto di scappare via a bordo di un carrello da minatore; sì, un classico del genere, artisticamente ispirato, che vi farà innamorare di questa piccola opera. Le avventure sono inoltre accompagnate da una colonna sonora riuscita e coinvolgente, in grado spesso di accompagnare in maniera ottimale il ritmo delle azioni di gioco che si susseguono a schermo.

Pazienza, la vostra arma

Vi aspettereste dunque di scorrere fino al termine della recensione e di leggere un voto pari ad 8, o almeno una valutazione che possa avvicinarsi al 7. Ed invece, purtroppo, non possiamo andare oltre la sufficienza. L’esperienza ludica di El Hijo: A Wild West Tale è infatti rovinata da una realizzazione tecnica altalenante. Tutto ciò che è bello agli occhi non è eguagliato dalla solidità del codice, che offre ai giocatori un sistema di controllo sorprendentemente mal realizzato. Troppe le imprecisioni durante lo svolgimento delle varie azioni richieste e, soprattutto, davvero snervante risulta essere la realizzazione tecnica delle aree d’interazione tra l’ambiente di gioco e il piccolo protagonista. In un titolo stealth, dove la precisione e il tempismo nei movimenti sono essenziali, non è purtroppo un qualcosa sul quale poter chiudere un occhio.

Saranno troppe le volte in cui finirete per essere scoperti eseguendo un’azione che, in realtà, avevate pensato (e comunicato tramite i comandi impartiti) in maniera completamente diversa. A partire, incredibilmente, dal tutorial. Questa particolare area di gioco dovrebbe in realtà favorire l’apprendimento delle meccaniche, ed invece siam riusciti a bloccarci lì, perdendo un’intera giornata. Comprendere il punto esatto nel quale eseguire determinate azioni non è sempre chiarissimo e, quel che è peggio, non è nemmeno possibile applicare intuizioni istintive per superare un ostacolo.

El Hijo: A Wild West Tale

Se il gioco pretende che solo in quel determinato punto sia possibile accovacciarsi, state pur certi che non ci sarà verso di proseguire in altro modo. Questo ci ha portati a restare inchiodati nel tutorial per ore, non riuscendo a comprendere per quale motivo il nostro piccolo eroe proprio non ne volesse sapere di accovacciarsi per superare un ostacolo. Ebbene, il comando deve essere premuto nel punto esatto richiesto (ma non indicato) dal gioco. Un’inutile ed incomprensibile spigolosità che finirà per farvi perdere la calma in più di un’occasione, rovinando in parte l’esperienza di gioco. El Hijo: A Wild West Tale è in definitiva un originale indie game in salsa spaghetti-western, dotato di visuale isometrica e le cui meccaniche sono esclusivamente incentrate sulle abilità stealth del piccolo protagonista. Lo stile grafico irresistibile non è purtroppo accompagnato da un codice sviluppato con la stessa cura, e le assurde spigolosità e imprecisioni del sistema di controllo rovinano l’esperienza. Un’avventura che vale la pena vivere, se armati di tanta pazienza.

El Hijo: A Wild West Tale
6
Voto 6
Condividi l'articolo
Dall'ormai lontano 1997 abbatto Draghi virtuali, salvo Principesse, mando in visibilio gli stadi di mezzo mondo a suon di gol e anniento avversari con ogni mezzo a disposizione (dagli hadouken alle spade infuocate). Non vedo ragione per smettere, quindi continuo!