Un mondo post-apocalittico, una ragazza chiamata Toriko da salvare, tanti mostri da affrontare: questi sono solo alcuni degli elementi che compongono Void Terrarium – void tRrLM();, il nuovo dungeon crawler sviluppato da Nippon Ichi Software e distribuito da NIS America uscito su PlayStation 4 e Nintendo Switch. Abbiamo giocato per voi la versione per la console ibrida della Grande N, sia in modalità fissa che portatile, alla scoperta di un mondo intossicato nei panni del topo-robottino Robbie. Cosa nascondono i dungeon nei quali ci avventureremo? E, soprattutto, perché quella ragazzina è così importante da salvare?
Void Terrarium: un dungeon crawler col Tamagotchi
Partendo dalla tipologia di gioco, Void Terrarium è un dungeon crawler rogue-like piuttosto classico: nel corso della nostra avventura dovremo esplorare diversi dungeon, livellare e acquisire abilità od oggetti di potenziamento e sconfiggere i nemici che ci ostacoleranno lungo il nostro cammino. Ciononostante, la difficoltà del gioco – che vi terrà compagnia per 15-20 ore circa – è medio-alta (soprattutto nei piani superiori di ogni dungeon). Questo, garantirà anche ai giocatori più esperti un livello di sfida abbastanza impegnativo.
Un plauso va fatto ad alcune meccaniche che vivacizzano l’andamento di Void Terrarium, ovvero le condizioni meteorologiche e il Pet Nanny, una sorta di Tamagotchi che ci consentirà di tenere d’occhio le condizioni di salute di Toriko anche quando siamo in fase di esplorazione. Le variazioni climatiche, controllabili dal Pet Nanny, vi suggeriranno una presenza più o meno marcata della contaminazione nell’aria; durante l’esplorazione dei dungeon, ciò si tradurrà in bonus o malus sul proprio inventario. Per esempio, in condizioni favorevoli gli oggetti di cura avranno maggiore efficacia, mentre, in caso di meteo avverso, avranno degli effetti molto più limitati, ostacolando la vostra esplorazione.
Il Pet Nanny, invece, è una meccanica che può suscitare amore e odio nel giocatore a seconda delle sue aspettative. Si tratta di un piccolo monitor, che ricorda i mitici Tamagotchi, situato in basso a sinistra, tanto nella hub quanto nei livelli da esplorare. La sua funzione è tracciare le condizioni fisiche e igieniche di Toriko, che non lascia mai il suo terrario. Quindi, mentre avanziamo da un piano all’altro, saremo avvertiti dal Pet Nanny se Toriko ha fame o ha il terrario pieno di escrementi, con l’invito a tornare indietro per prenderci cura di lei.
Sebbene i giocatori più hardcore potranno considerare il Pet Nanny una meccanica funzionale all’innalzamento della difficoltà, siamo di fronte a una feature che interrompe bruscamente il flow di gioco. Facciamo un esempio mutuato dal celeberrimo rogue-like The Binding of Isaac: immaginate di effettuare una run perfetta, con tutti gli oggetti e i potenziamenti giusti, una potenza di attacco senza precedenti, il massimo della vita… Per poi essere costretti a rinunciarvici per sempre per tornare alla hub di gioco.
Ignorare i richiami del Pet Nanny non è un’opzione valida: se trascuriamo la salute di Toriko, quest’ultima si ammalerà costringendoci a mettere temporaneamente in pausa il nostro obiettivo attuale per cercare i componenti utili a sintetizzare i farmaci per curarla. Inoltre, dover ripetere più volte lo stesso procedimento di ricerca e creazione degli stessi oggetti in modo pressoché identico, risulta noioso sin dalla seconda volta in cui ci avventureremo per cercare di curare Toriko.
Una direzione artistica in bilico
Nei primi momenti di gioco, ci risvegliamo in una landa desolata e infestata da funghi tossici che emettono delle pericolose spore nell’aria. Proprio qui troveremo una ragazzina umana in fin di vita, che più in avanti scopriremo chiamarti Toriko, e un’intelligenza artificiale chiamata factoryAI, che sembrerebbe essere colpevole di aver creato la realtà ostile in cui ci ritroviamo. Noi, nei panni di Robbie, sentiremo l’urgenza di salvare la povera Toriko, che non ha nessun altro su cui fare affidamento, costruendole un terrario in cui possa vivere, nutrendola e curandola in caso di malattie. Anche perché, non sembra che siano rimasti altri esseri umani in circolazione…
Nonostante il primo favoloso trailer abbia lasciato presagire una forte componente narrativa del gioco, purtroppo Void Terrarium non brilla per trama e storytelling. Sebbene le premesse, l’ambientazione e i personaggi siano decisamente interessanti, il gioco dà più rilevanza all’esplorazione dei dungeon che alla trama. Veniamo a conoscenza dell’antefatto di Void Terrarium tramite uno spiegone dialogico di factoryAI, che anticipa la modalità di fruizione della storia nel corso del gioco: il computer parla, noi ascoltiamo senza interagire. Neanche il rapporto con Toriko, che aveva tutte le premesse per essere un buono spunto per mostrare l’empatia tra umani e robot, viene esplorato come si deve. Possiamo coccolarla, darle da mangiare e pulire il terrario, ma non ci è concessa la possibilità di interagire per davvero con lei, né vocalmente (in quanto sia Toriko che Robbie non parlano) né a gesti.
La storia di Void Terrarium è inoltre penalizzata dall’assenza di localizzazione di italiano e del doppiaggio, che avrebbe sicuramente conferito un po’ di carattere in più a factoryAI. Anche le missioni non brillano per originalità e sono riassumibili in una ricerca di risorse e oggetti finalizzati al miglioramento delle condizioni psicofisiche di Toriko, costringendo il giocatore a esplorare più e più volte lo stesso dungeon in cerca dei materiali richiesti.
In analogia a quanto detto per la narrazione di Void Terrarium, la direzione artistica del gioco è buona, ma non eccezionale. Nelle ambientazioni, velenose e malsane, ritroviamo vagamente le atmosfere della Caverne Fungine di Hollow Knight; i character design dei personaggi, invece, ricordano molto lo stile arrotondato e chibi del manga Made in Abyss di Akihito Tsukushi. Anche le colonne sonore del gioco, dai toni dubstep e ambient, sono ben curate. Il rovescio della medaglia si scopre a qualche ora dall’inizio di Void Terrarium: non c’è molta varietà, e i dungeon, che ricordano fin troppo il level design di Pokémon Mystery Dungeon Squadra di Soccorso DX, sono decisamente pochi se paragonati al numero delle missioni.
Nonostante le pecche, è doveroso sottolineare come in Void Terrarium ci siano tante attività collaterali da svolgere, dalla personalizzazione del terrario al crafting di oggetti, dalla possibilità di creare la propria build delle statistiche (non disponibile da subito) alla scelta delle abilità da escludere nella fase di esplorazione. Come menzionato prima, il gioco ha una buona longevità paragonata al suo prezzo, che sicuramente strizza l’occhio agli amanti del genere. In più, il gioco è perfettamente supportato da Nintendo Switch e non sono stati riscontrati né bug né lag.
Riassumendo, Void Terrarium è un dungeon crawler in bilico tra pregi e difetti, tra tradizione e tentativo di apportare qualche innovazione al genere, tra delle buone premesse di trama e uno storytelling inadeguato. Consigliato principalmente a tutti i fan hardcore di dungeon crawler e rogue-like, sicuramente trascurabile per tutti coloro che sono alla ricerca di un titolo abbordabile per iniziare a prendere confidenza con questo genere videoludico.