Quando Square Enix annunciò Octopath Traveler 0, la comunità rimase sospesa tra entusiasmo e diffidenza. Da un lato l’idea di un prequel capace di esplorare le radici del mondo di Orsterra prometteva un ritorno alle atmosfere che avevano consacrato l’originale. Dall’altro emergeva il timore che il progetto potesse limitarsi a una riproposizione conservativa, troppo ancorata alla formula collaudata e ormai familiare. Dopo decine di ore trascorse fra sentieri polverosi, taverne affollate e dungeon intrisi di un’eco antica, è chiaro che Octopath Traveler 0 si posiziona esattamente tra questi due poli: un titolo bellissimo, ricco di spunti e di fascino, ma non completamente esente da compromessi.
La prima qualità che cattura l’attenzione è la cura estetica. Lo stile HD-2D, ormai marchio di fabbrica e motivo di orgoglio per Square Enix, raggiunge qui una delle sue espressioni più mature. Non siamo di fronte a una rivoluzione, ma a un affinamento costante. Le luci scorrono più morbide, le texture sono più dettagliate e gli effetti particellari si fondono con una naturalezza sorprendente nella grana pixelata. Ogni villaggio, foresta o catacomba sembra respirare una vita propria, come se il mondo si muovesse indipendentemente dalla nostra presenza. È un design che richiama volutamente l’immaginario del JRPG classico, ma lo veste di una modernità elegante che continua a essere un gioiello per gli occhi.
Allo stesso tempo, il comparto sonoro si conferma un pilastro emotivo indispensabile. La colonna sonora, affidata ancora una volta alla sensibilità melodica di Yasunori Nishiki, riprende i leitmotiv del primo titolo e li rielabora con maturità. La musica accompagna l’avventura con un equilibrio raro, alternando brani intimi e meditativi a temi battaglieri che scandiscono i combattimenti più intensi. Il risultato è un ambiente sonoro che non solo impreziosisce il viaggio, ma lo sostiene narrativamente, rinforzando la sensazione di trovarsi all’alba di un mondo ancora in divenire.
Otto avventure, ancora una volta
Narrativamente, Octopath Traveler 0 propone otto nuove storie che si intrecciano in un percorso che, almeno all’inizio, sembra mantenere fedelmente la struttura episodica dei precedenti capitoli. Ogni personaggio porta con sé un passato tormentato, un obiettivo chiaro o una missione di natura personale che lo spinge ad avventurarsi per il continente. È un approccio coerente con l’identità della saga, che ha sempre privilegiato la frammentazione narrativa come chiave di lettura tematica. Tuttavia, Octopath Traveler 0 introduce una maggiore organicità nell’intreccio complessivo. I protagonisti interagiscono tra loro in modo più credibile, non solo attraverso brevi scambi opzionali, ma con sequenze che evidenziano la crescita del gruppo e la costruzione di relazioni più solide. È un passo avanti rispetto al passato, seppure ancora lontano dalla coralità tipica dei JRPG più ambiziosi.
I singoli percorsi narrativi sono, a loro volta, ben strutturati. Alcuni brillano per intensità e originalità, altri risultano più prevedibili, ma nessuno manca di un’identità distinta. L’ambientazione prequel permette inoltre di esplorare tematiche nuove, tra cui l’ascesa di antichi culti, la nascita di insediamenti che diventeranno centrali nella trama futura e la progressiva scoperta di poteri primitivi che definiscono la mitologia della saga. La sensazione è quella di assistere a un mosaico in cui ogni tessera ha un valore preciso, anche quando l’incastro non appare perfetto.
Com’è prevedibile, il fulcro dell’esperienza resta il sistema di combattimento che, in Octopath Traveler 0, si conferma una delle espressioni più raffinate del turn based moderno. Il meccanismo delle debolezze e dei punti boost funziona ancora una volta come un ingranaggio impeccabile. Le battaglie richiedono attenzione, sperimentazione e strategia, soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati, dove sfruttare correttamente le sinergie tra i personaggi diventa essenziale. La nuova possibilità di combinare abilità in attacchi concatenati aggiunge uno strato ulteriore di profondità, sebbene non stravolga la filosofia del combat system. Anche i boss si distinguono per varietà e carisma, con pattern stratificati che costringono il giocatore a leggere l’arena come una scacchiera complessa. È un sistema che dimostra, ancora una volta, come la classicità possa evolversi mantenendo intatta la propria anima.
L’esplorazione
Sul fronte dell’esplorazione, Octopath Traveler 0 tenta di ampliare i propri orizzonti introducendo microattività più frequenti e diversificate. Piccole missioni ambientali, enigmi leggeri e interazioni contestuali aiutano a rendere il viaggio meno lineare e a evitare la sensazione di trovarsi sempre e soltanto in transito tra un punto della mappa e l’altro. Non tutte queste novità funzionano allo stesso modo: alcune risultano piacevoli, altre appaiono come aggiunte cosmetiche più che sostanziali. Tuttavia si percepisce un desiderio sincero di espandere la formula, pur senza tradire l’essenza del franchise.
L’aspetto che invece lascia qualche dubbio riguarda il ritmo complessivo dell’avventura. Per quanto le otto storie siano ben distinte e curate, il gioco fatica talvolta a mantenere una coesione stabile. Il passaggio da una trama all’altra può generare rallentamenti, soprattutto quando la progressione di un personaggio richiede grinding o lunghe traversate che spezzano l’immersione. Non aiuta la tendenza di alcuni capitoli a ricorrere a ripetizioni strutturali, come dungeon simili tra loro o missioni che replicano schemi già visti. È evidente che Square Enix abbia preferito perfezionare la formula anziché rivoluzionarla, ma questa scelta comporta il rischio di accentuare la sensazione di deja vu nei giocatori più esperti. Sì, è possibile customizzare il personaggio principale scelto, ma forse non basta.
Un altro elemento che potrebbe dividere l’utenza riguarda l’assenza di un reale salto avanti tecnologico. L’HD-2D resta affascinante e funziona egregiamente, ma siamo ormai al terzo capitolo di una tradizione grafica che rischia di mostrare qualche limite. Non si tratta di un difetto intrinseco, bensì di una sorta di stallo creativo che qualcuno potrebbe percepire come mancanza di audacia. Anche sul piano contenutistico, la struttura rimane molto fedele ai predecessori: chi sperava in innovazioni radicali, o in una rivoluzione nel modo in cui le storie si intrecciano, potrebbe restare leggermente deluso.
Un prologo ben fatto
Eppure, nonostante queste riserve, Octopath Traveler 0 resta un esempio brillante di come un prequel possa valorizzare un universo narrativo senza risultare derivativo. L’equilibrio tra nostalgia e novità è calibrato con cura. Il senso di meraviglia che scaturisce dalla scoperta dei primi frammenti del mondo che conosciamo, la profondità del combat system e la delicatezza con cui la colonna sonora accompagna il viaggio contribuiscono a creare un’esperienza che, pur non perfetta, risulta memorabile.
Octopath Traveler 0 è quindi un titolo che incanta per atmosfera, stile e finezza tecnica, ma che mostra anche i limiti di una formula consolidata. È un gioco che farà innamorare gli appassionati del primo capitolo e convincerà chi cerca un JRPG solido e ricco di contenuti, ma che potrebbe lasciare un piccolo retrogusto di occasione mancata in chi desiderava un rinnovamento più coraggioso.

