Viviamo in un’epoca dedicata prettamente alla nostalgia, e ormai dirlo sembra quasi ridondante. Quello che però spesso non viene detto è che talvolta la nostalgia porta esiti positivi, talvolta invece negativi. Per questo motivo il ritorno di un videogioco datato 1998 ha suscitato tanto scalpore sin dalla nascita (come il fan remake dai ragazzi di Invader Studios), arrivando sugli scaffali e dettando subito legge con 3 milioni di copie vendute in poco tempo. La domanda è: Resident Evil 2 è semplice nostalgia, o qualcosa di più?
Un manuale d’istruzioni per i remake
La cosa che fin da subito colpisce l’occhio appena Resident Evil 2 viene inserito nella console, è la maestria che il team di Capcom ha avuto nel bilanciare nuovi elementi con vecchie dinamiche di gioco, portando nel prodotto finale qualcosa adatto sia ai fan di vecchia data sia a chi per la prima volta approccia il gioco. Nel caso non lo sapeste, Resident Evil 2 è ambientato a Raccoon City, e vede due personaggi avventurarsi verso la salvezza: il primo è Leon Kennedy, storico personaggio (visto anche nel quarto e sesto capitolo) alle prese con il suo primo giorno nella polizia di Raccoon City, e Claire Redfield, sorella del protagonista del primo titolo (e presente anche in Code: Veronica, nel quinto e nel sesto), arrivata in città per cercare proprio suo fratello.
Il remake di Resident Evil 2 riporta le dinamiche del “doppio disco” viste nella release su PlayStation nel ’98, adattandole però al formato blu-ray: il singolo disco conterrà quindi due avventure separate e parallele, che potranno essere giocate in qualunque ordine e che, nonostante faranno percorrere a Leon e Claire le stesse sezioni di mappa nello stesso arco temporale, cambieranno alcune dinamiche e enigmi per rendere l’esperienza nuova. Tra i vari contenuti tornano le sfide nel completare determinati obiettivi (e sbloccare dei bonus), ma anche le campagne dedicate a Hunk e a Tofu (contenuti speciali che aggiungeranno sfida alla fuga, oltre a nuove sessioni di gameplay).
In termini di giocabilità, il titolo prende a piene mani da Resident Evil 4, nonostante si affacci alle migliorie che la saga ha avuto nel corso del tempo (e correggendo scelte prese in precedenza su altri capitoli): troviamo quindi la visuale sopra la spalla destra con telecamera dinamica, la possibilità di mirare e camminare allo stesso tempo, e la feature di creazione delle munizioni con polvere da sparo. Resident Evil 2 porta inoltre una nuova dinamica legata alle tanto odiate finestre: potrete infatti, tramite delle assi di legno che troverete in giro, chiuderle ed evitare che altri zombie entrino tramite quel passaggio.
Non esiste Resident Evil 2 senza enigmi, e anche qui Capcom ha accontentato tutti: tornano quindi le sessioni di “cerca i medaglioni” o “posiziona gli spinotti”, naturalmente variando alcune dinamiche tali da evitare la sensazione di già visto e ridurre il tutto ad un gradito dejavù. Anche le mappe di gioco, nonostante mantengano la stessa atmosfera, sono state adattate e cambiate, aggiungendo alcune nuove sezioni e variandone altre. La somma delle scelte autoriali non ha però determinato solo fattori positivi: il “parco zombie” presente nel gioco è stato ridotto, evitando alcune B.O.W. storiche come la Falena, i Corvi Zombie e i Ragni, nemici storici per chi ha masticato negli anni ’90 e 2000 i titoli di Resident Evil. La scelta probabilmente risiede in una semplificazione del gioco, in un’epoca dove la varietà ha lasciato spazio a dinamiche combinabili, portando quindi a cercare una differenza minore tra nemici, ma favorendo però di un’applicazione in varie salse di quelli presenti.
Un altro protagonista del gioco è la difficoltà: potrete infatti sceglierla tra Assistita, Standard e Hardcore. Se la prima vi porterà ad avere una mira assistita, la vitalità degli zombie ridotta e la salute autorigenerante, quella Standard inserisce dinamiche “vecchio stile” come le cure legate solo a Spray Medici e Piante, la mira manuale (ma potrete scegliere anche di impostarla assistita) e una vitalità degli zombie davvero elevata. Il vero piatto forte però è dedicato ai nostalgici e arriva con la modalità Hardcore, che oltre ad aumentare ulteriormente la vitalità dei nemici, riporta in gioco i famosi nastri per la macchina da scrivere, proponendo così una dinamica storica della saga e limitando i salvataggi.
Raccoon City, anno 2019
Tecnicamente parlando il gioco vanta molti pregi: il motore grafico RE Engine permette di gestire i nemici con smembramenti, danneggiamenti in tempo reale e un fotorealismo capace di aggiungere profondità alla recitazione dei personaggi. Effetti speciali (come grana cinematografica) sono pronti nel caso voleste aggiungere un pizzico di “stile pellicola” al gioco, nonostante alcune volte rovini un po’ l’immagine sfocando zone importanti (si parla sempre di filmati e non di gioco). Il titolo gira a 60 frame al secondo su tutte le console, nonostante la potenza maggiore di PS4 Pro e Xbox One X permettano di avere meno cali. Anche se le versioni base delle console faticano anche su dettagli grafici presentando piccoli problemi qua e là, il motore grafico (e i suoi strumenti) completano la magia portando a schermo il miglior Resident Evil mai visto in termini di grafica.
Il sonoro torna ad essere importante, se non addirittura vitale: nemici come il Tyrant (o se preferite Mr. X) saranno riconoscibili tramite i loro passi, mentre i rumori fatti dai vari zombie sparsi nella mappa renderanno vitale ogni vostro singolo spostamento. In questo modo diventeranno importanti anche i rumori anche al di là delle porte, per evitarvi delle fini orrende e sanguinolente.
La paura delle origini
Abbiamo vissuto poco tempo fa una sorta di declino del genere survival/horror: le dozzine di contenuti dedicati agli zombie, quegli horror dai protagonisti powerless e una spinta sempre più verso il jump scare avevano come ridotto all’osso il genere, facendo perire titoli che ancora ricordavano le loro fondamenta, in favore di qualcosa di più immediato e per lo più basato solo sul farvi urlare. Resident Evil 2 – e il suo successo finora avuto – ha evidenziato come le vecchie dinamiche survival/horror risultino tutt’ora attuali e spaventosamente terrificanti, come la scarsità di munizioni unita però ad un potere di attacco capace di farvi fronteggiare il nemico (evitando di rimuovere dall’equazione combatti o fuggi) o quell’atmosfera molto Romeriana. Il livello di ansia che Resident Evil 2 è capace di generare – ai livelli del gioco originale – è un misto di nuove tecniche (scarsa luce, telecamera dinamica frontale) unite a vecchi assiomi che, modernizzati a dovere, portando l’orrore non ad un nuovo livello, ma quantomeno ad un nuovo linguaggio moderno e comprensibili alla generazione attuale.
Conclusione A: il neofita
Se ancora non avete approcciato Resident Evil, o se il titolo più vecchio della saga che avete provato è il quarto capitolo, allora Resident Evil 2 vi permetterà di trovare un mondo vecchio di più di 20 anni, ma con l’energia di un ragazzo, capace di presentarvi delle meccaniche di gameplay che purtroppo oggi sono sempre più rare. Le avventure di Leon e Claire, nonostante non siano il primo titolo uscito della serie, rappresentano l’altra faccia della medaglia (composta da Chris e Jill, protagonisti storici), e riescono ad aggiungere profondità e spessore ad un titolo che fin dal primo istante ha sempre raffigurato eroi comuni capaci di grandi atti di coraggio, e non semplici cittadini spaventati e disarmati.
Conclusione B: il fan
Resident Evil 2 è la fusione di tutto ciò che potete volere: la storia classica che volete rivivere da ormai 20 anni, unita ad un gameplay moderno. Quest’ultimo però non dimentica le radici, ma risulta a modo suo un remake coraggioso quanto basta e legato al passato quanto serve. Tornano Birkin (e famigliola), Mr. X, insieme a nemici storici come i Licker o gli zombie pianta. Le sessioni di gioco saranno un gradevole dejavù, portandovi a scoprire come qualcosa possa essere uguale all’originale (ambientazione, armi, storia) e allo stesso tempo diversa (enigmi, recitazione).