Raidou Remastered: The Mistery of Soulless Army Recensione, la caccia ai demoni è di nuovo aperta

A 18 anni dal suo esordio su PS2, Raidou Kuzunoha XIV non ha ancora smesso di catturare demoni: ecco la nostra recensione di Raidou Remastered: The Mistery of Soulless Army

Sara Pandolfi
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Sara Pandolfi
Nata e cresciuta videoludicamente sotto il segno della triforza, grande appassionata di videogiochi a 360°, ma con un nostalgico occhio di riguardo alle creazioni della grande...
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Raidou Remastered
8.5 Ottimo
Raidou Remastered: The Mistery of Soulless Army

Shin Megami Tensei: Devil Summoner: Raidou Kuzunoha vs. The Soulless Army questo il (chilometrico) nome di un JRPG arrivato in punta di piedi su PS2 la bellezza di 18 anni fa, che nonostante la sua appartenenza (seppur laterale) al grande universo narrativo già ampiamente disegnato da Atlus, non è riuscito a far breccia in occidente. Con un mercato completamente cambiato rispetto al 2006, soprattutto per quanto riguarda la popolarità di certi generi prima considerati di nicchia, che ha visto Atlus emergere definitivamente nei confronti del grande pubblico grazie all’estrema popolarità della serie di Persona, Raidou ha avuto così una nuova occasione per brillare che i detentori dei suoi diritti non si sono voluti lasciare sfuggire: nasce così Raidou Remastered: The Mistery of Soulless Army.

Abbiamo riallacciato sulle spalle il mantello dell’evocatore demoniaco per tornare tra le strade della Capitale: le ambientazioni e la storia sono rimaste fedeli al passato, ma tutto ciò che vi è di contorno avrà saputo adattarsi al tempo che passa inesorabile? Scopriamolo nella nostra recensione della versione PS5 del gioco.

Un mistero dalle tinte demoniache

Uno dei punti che viene maggiormente menzionato quando si fa riferimento alla bassa popolarità del titolo in occidente, è quello che concerne la trama del gioco: non dobbiamo però fare l’errore di credere che questa sia di bassa qualità, quanto più dobbiamo considerare che i detrattori del titolo considerano la trama un anello debole perché “non della stessa profondità e ampiezza” di altri lavori di casa Atlus. A conti fatti, il titolo non gode di una campagna incredibilmente lunga come capitato con altri episodi della serie di Shin Megami Tensei ma, al di là delle apparenze, siamo di fronte ad un progetto narrativamente originale e ricco di fascino.

Il nostro protagonista, che inizialmente gode di un nome da noi selezionato per poi diventare, per volere del gioco, Raidou Kuzunoha XIV, ha una doppia identità: il giovane è di giorno un detective presso una delle agenzie investigative più note della Capitale, ma il suo vero compito è quello di evocatore demoniaco. Il nostro giovane protagonista fa infatti parte di un clan estremamente esclusivo, nel quale è entrato superando numerose e complesse prove, di personalità capacità di evocare, combattere e controllare i demoni presenti sulla terra.

Il compito degli evocatori demoniaci è quello di proteggere nell’ombra gli abitanti della Capitale, massimo insediamento umano in questa realtà alternativa degli anni ’30 che vede “sovrannaturale e dei lontani dal pensiero quotidiano”. Le giornate del nostro protagonista scorrono lente fino a che, presso l’agenzia investigativa, non arriva la misteriosa chiamata di una giovane: da quel momento in poi, si intrecceranno vicende umane e demoniache che interessano la sfera del potere politico e sociale, riguardando profondamente il destino dell’intera Capitale.

Raidou

Il titolo presenta un discreto cast di personaggi, ben disegnati sia sul piano caratteriale sia sul piano del design: non si tratta insomma di un titolo ricco dal punto di vista quantitativo, quanto invece qualitativo. Per questo motivo, vogliamo spezzare una lancia a favore della trama di Raidou: tra la presenza di personaggi originali e inaspettati, come anche un importante personaggio storico, colpi di scena e un ritmo incalzante, la narrazione ha un ruolo fondamentale nel titolo e non è certamente un mero elemento usato al fine di alternare un combattimento all’altro.

Un gameplay dichiaratamente diverso

Per ripresentare al meglio il titolo nel mercato occidentale, Atlus ha più volte dichiarato che le nostre aspettative non devono muoversi in direzioni che già conosciamo: in poche parole, non dobbiamo considerare Raidou un titolo accomunato sul fronte del gameplay da altri progetti del team di sviluppo.

Lo stile di gioco si alterna tra i momenti di esplorazione del mondo, che sono rimasti estremamente fedeli a quanto visto nell’opera originale, tanto che non siamo nemmeno dotati dell’ormai blasonato viaggio rapido, e ci dovremo spostare nel mondo di gioco in maniera decisamente più lenta. Scelta tutto sommato sensata, dato che non siamo di fronte ad un mondo di gioco estremamente ampio, e siamo ben lontani da una qualsiasi struttura che possa ricordare un Open World, ai momenti di combattimento.

Quest’ultima fase è quella che è stata più che mai stravolta nel rifacimento del titolo: una delle considerazioni che possiamo fare nel titolo originale PS2 riguarda proprio quella che, come naturale per l’epoca, era la limitatezza delle possibilità in fase di combattimento. Raidou Remastered è cosciente del fatto che gli action RPG si siano evoluti negli ultimi 18 anni, adattandosi di conseguenza. Il nostro protagonista ha notevoli capacità di scelta nell’ambito del combattimento, potendo utilizzare una varietà maggiore di armi in maniera diversa e sfruttando in modo intercambiabile le proprie capacità nell’approcciarsi al nemico.

Raidou

Un’importante dettaglio che differenzia questo progetto dal titolo originale riguarda la possibilità di evocare più di un demone per volta. All’interno del titolo originale potevamo infatti evocare un demone precedentemente catturato per combattere al nostro fianco, per aumentare la frenesia del combattimento, Atlus ci permette ora di evocare fin da subito due alleati in contemporanea.

Rispetto al titolo originale, inoltre, la meccanica di cattura di demoni è stata notevolmente approfondita, permettendo una maggiore longevità del titolo per i completisti che intendono divertirsi a “collezionare” tutti i demoni possibili, con anche un interessante meccanica di fusione tra loro. I demoni hanno un ruolo particolarmente importante nella fase di combattimento in quanto ognuno è dotato di un abilità che ha delle conseguenze sugli avversari deboli di fronte a determinati elementi: inoltre, il demone ha una grande importanza anche nell’esplorazione del mondo di gioco, in quanto le suddette abilità possono essere usate per interagire in maniera inaspettata con le persone che incontriamo lungo il nostro percorso.

Ciò, sommato ad un sistema di crafting delle armi più sviluppato e alla possibilità di adattare lo stile di combattimento della CPU nostra alleata in base alle situazioni, dona al gioco una ventata d’aria fresca sul fronte del gameplay che rende quest’ultimo estremamente meno ripetitivo della versione originale è decisamente più stimolante combattimento per combattimento.

Un rifacimento tecnico relativo

Raidou si contraddistingue fin dall’epoca della sua prima uscita per uno stile grafico e artistico decisamente interessante: quasi subentra certamente il gusto personale, ma consideriamo già di per sé il titolo per PS2 un gioiello dal punto di vista della trasposizione visiva. La modernizzazione dei personaggi e delle ambientazioni è palese nella Remastered, con i dettagli che sono stati resi più fini e gli elementi su schermo meno squadrati e più conforme agli standard attuali.

Raidou

I cambiamenti effettivi sono stati minimi, ci troviamo sulla linea di confine tra il remake e la remastered sotto questo punto di vista, ma è inutile negarlo: nella capitale, seppur con uno stile più definito, si respira quella stessa aria di esoterico mistero e di fascino di un altro secolo.

Ciononostante, è proprio nella realizzazione tecnica che vediamo qualche sfumatura meno riuscita nella totalità del progetto: facciamo riferimento ad alcuni modelli delle ambientazioni che non ci hanno entusiasmato, ma anche alle animazioni di movimento di diversi personaggi, sia principali sia secondari, con piccoli bug grafici in tal senso che nuocciono alla fluidità dell’esperienza.

D’altra parte, è impossibile non apprezzare alcuni aspetti tecnici che sono stati livellati decisamente con maggiore attenzione: tra questi menzioniamo senza alcun dubbio i colpi di luce, che donano profondità e caratterizzazione anche ai momenti più statici, e la scelta dei colori, con una saturazione meno tendente al grigio e al cupo rispetto al titolo originale, senza però rovinare l’atmosfera di base.

Raidou Remastered presenta un adattamento in italiano ed un doppiaggio particolarmente riuscito in inglese. Tra le nuove aggiunte rispetto al titolo originale troviamo 5 diverse difficoltà intercambiabili che permettono ai giocatori di concentrarsi sul combattimento o, al contrario, di godere della trama senza troppe preoccupazioni. Abbiamo giocato al titolo in modalità “standard” come riportato dal gioco, trovandoci di fronte ad una difficoltà ben calibrata.

Per quanto riguarda i trofei, abbiamo riscontrato una buona varietà, la quale permette ai giocatori di destreggiarsi lungo la trama principale e gli obbiettivi di matrice “collezionistica” senza che l’uno sovrasti nettamente sull’altro al fine dell’ottenimento dell’agognato platino.

Raidou Remastered
Raidou Remastered: The Mistery of Soulless Army
Ottimo 8.5
Voto: 8.5
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Nata e cresciuta videoludicamente sotto il segno della triforza, grande appassionata di videogiochi a 360°, ma con un nostalgico occhio di riguardo alle creazioni della grande N.