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For Honor – Recensione

Finalmente ci siamo: la scelta di Ubisoft di consegnare il gioco ai giornalisti esattamente al day one può essere azzeccata o meno, fatto sta che adesso possiamo dire la nostra su For Honor. Un titolo tanto bello quanto controverso. Bando alle ciance, una guerra millenaria ci attende.

Storie di battaglie

In un’epoca non definita peculiarmente, vivevano tre culture decisamente diverse: nobili templari, vichinghi implacabili e samurai valorosi. Non è chiaro il perché ma la terrà tremò, città caddero ed il mondo cambiò forma. Pochi sopravvissero a questo olocausto naturale: quei pochi si incontrarono e se inizialmente c’era il bisogno di lottare per una fonte d’acqua, oggi dopo mille anni di conflitti, nessuno sa perché si combatte. Quello che è certo è che in mille anni si arriva alla perfezione di qualsiasi attività. Va da sè che ogni guerriero, indipendentemente dall’esercito di appartenenza, sappia esattamente cosa fare in guerra e come uccidere l’avversario. La campagna storia dura all’incirca sei ore, qualcosa in più se deciderete di affrontarla in modalità realistica, che offre un’esperienza di gioco priva di checkpoint e di interfaccia: dovrete imparare a capire i movimenti degli avversari per giocare al meglio e sopravvivere. Nella storia che, per inciso, potrete affrontare in modalità cooperativa con un amico qualora lo riteniate opportuno, vi ritroverete catapultati in una guerra tra clan ed una misteriosa nemica che pare muova le fila di questa battaglia. Correre su cavalli, manovrare baliste e catapulte saranno esperienze soddisfacenti anche se a volte un po’ ripetitive. Potrete inoltre collezionare oggetti con il fine di sfoggiare online skin e copricapo esclusivi. Nel complesso la storia diverte ma non aspettatevi miracoli di trama o mirabolanti inquadrature: For Honor è nato per essere un titolo PvP e la storia è palesemente una mera aggiunta.

Incroci di lama

Dal punto di vista tecnico, il gameplay non è variato in questa versione definitiva del gioco. Come abbiamo visto nelle infinite beta rilasciate da Ubisoft, For Honor rende benissimo l’idea di guerra. Per chi se lo fosse perso, nel gioco è possibile colpire il nemico con attacchi leggeri e pesanti, portarti dalle due direzioni base ovvero destra e sinistra, oltre che dall’alto. Per parare un attacco nemico dovremo posizionarci in guardia esattamente come lui e muovere lo stick analogico in direzione dell’attacco. Fin qui sembra tutto semplice, ciò che ci colpisce è la profondità intrinseca del gameplay: possiamo fare finte per distrarre il malcapitato, spezzare la guardia del nemico se questo è stanco e garantirci un attacco pulito oppure, fondamentale, perdere il nemico in trappola in una presa che probabilmente metterà fine allo scontro. Non finisce qui: potremmo infatti sbilanciare un nemico e farlo cadere da parapetti e cavalcavia, sfruttare l’ambiente sarà fondamentale come porre un occhio ai nostri compagni: il fuoco amico è sempre attivo e se ci ritroveremo nella traiettoria del nostro alleato, verremo colpiti anche noi. In tutto questo, pensate alla possibilità peculiare di ogni personaggio di aggiungere status al nemico: veleno, sanguinamento, attacchi imparabili, contrattacchi imprevedibili, la parola d’ordine è “sperimentare” dato che non è spiegato da nessuna parte come apprendere queste finezze di gioco, cosa che abbiamo apprezzato molto perché ci darà un’immersione diversa in base alle nostre attitudini di giocatore.

Tecnicamente ben pensato ma…

…spesso capita di strafare! Nonostante le buone intenzioni di Ubisoft, quando credi così tanta varietà di personaggi, addirittura aggiungendone due nuovi mai visti nelle demo, proprio al rilascio del gioco, è normale che si riscontri qualche sbilanciamento. Intendiamoci: non è nulla di irreparabile o di arginabile con un po’ di tecnica ma il vantaggio dà sempre fastidio a chi sta dall’altra parte dell’armatura. Lo Shugoki, samurai ultra corazzato e dotato di mazza pesante ci ha convinto, mentre la Valchiria, agile e forte di una lunga alabarda ci ha lasciati di stucco. Diciamo che la noia in termini di gameplay è difficile da riscontrare. Nella demo avevamo riscontrato un disagio in termini di punti esperienza: qui è stato risolto! Le truppe semplici donano un po’ di exp, se uccise in massa possono far guadagnare livelli di combattimento, fondamentali per sbloccare skill passive e tecniche nel corso della partita. Elemento interessante a fine scontro sarà la possibilità di reperire equipaggiamenti casuali, sia che si vinca, sia che si perda la partita. Questi equipaggiamenti potenzieranno i nostri eroi e starà a noi scegliere cosa fargli indossare, andando a potenziare agilità, forza o tecniche segrete. Non sarà strano vedere personaggi impugnare armi nuove a metà partita: ricordate le abilità di prima? Per alcuni invece di skill, sarà possibile reperire armi come archi e attacchi esplosivi.

Conclusione di una Guerra Infinita

For Honor ci ha convinto? Si. Da un punto di vista tecnico è ben pensato e può solo migliorare, alcune cose non le abbiamo apprezzate: il fatto che si debba essere costantemente online anche per giocare la storia in single player rende frustrante l’acquisto. Il fatto che la modalità “eventi” non sia fruibile al momento ci lascia qualche dubbio ed infine, forse la cosa più triste, sono gli acquisti online: potrete comprare crediti per sbloccare più in fretta personaggi e pacchetti di equipaggiamento che avranno caratteristiche tipiche di un card game, passando per comune, raro, epico e leggendario. Probabilmente questa è una moda tipica dei giorni nostri ma ci saremmo aspettati di più da una compagnia del genere. Sinceramente, pagare For Honor e poi dover spendere altri soldi per reperire in fretta e con più possibilità di drop l’equipaggiamento, fondamentale per la build, ci ha lasciato l’amaro in bocca. Sarebbe stato meglio se le migliorie a pagamento avessero un senso puramente estetico. 

For Honor

7.8

For Honor è un gioco che punta alla competizione: se cercate una storia particolare o piena di cose da fare alla The Witcher avete sbagliato titolo. Se invece avete intenzione di competere in infinite battaglie, è il gioco che fa per voi.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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