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Yakuza 0 – Recensione

I preconcetti sono il peggior nemico dell’intrattenimento: lo viviamo continuamente con i film che arrivano in sala, con le serie tv che vediamo a casa e, non di meno, con i videogiochi che giochiamo. Effettivamente, ci troviamo spesso a giocare titoli che ricalcano i nostri hobby, le nostre passioni, tralasciando invece quei videogiochi che, per un motivo o per un altro non ritornano nella nostra vena creativa. Probabilmente, per gran parte degli occidentali, Yakuza 0 rientrerà in questo grande insieme, fatto di perle da scoprire e titoli da giocare. Per chi non sapesse di cosa parliamo, Yakuza è una saga che risale al 2006, con la comparsa del suo primo capitolo su PlayStation 2: Kazuma Kiryu, membro della Yakuza (la mafia giapponese) e protagonista del gioco, dovrà fronteggiare una trama ricca di complotti e sotterfugi per riuscire, in un mondo pieno di serpi, a sopravvivere e risollevare le sorti del Clan Tojo.

Avanzando con i tempi, Yakuza è arrivato fino al sesto capitolo in Giappone (ma da noi siamo ancora fermi al quinto), migliorando di volta in volta gameplay, struttura di gioco e arricchendo l’offerta con minigiochi divertenti e funzionali. I veri pilastri della saga però, sono sempre stati il gameplay di combattimento frenetico e divertente, e una trama degna dei migliori investigativi: Yakuza infatti, sebbene non appaia in questo modo, ha sempre migliorato la propria storyline, creando quel sentore di tensione degno dei migliori thriller. Yakuza 0, come si può capire dal titolo, tenta una nuova strada (diversa dai vari spinoff con gli zombie – Yakuza Dead Souls – e ambientati in epoche lontane – Yakuza Ishin – ): si prende l’incombenza di narrare le origini del nostro eroe, il drago di Dojima, e di Goro Majima, personaggio che in futuro diventerà rivale, amico, nemico e molto altro, legandosi a doppio filo con Kazuma Kiryu. Sarà riuscito a mantenere alto l’onore, proprio come un vero yakuza? Scopriamolo

LEALTA’ E TRADIMENTO

Il nostro Kiryu, con un taglio di capelli ben più corto di quello con cui l’abbiamo conosciuto, si trova insieme al suo amico Nishikiyama, dopo essere entrato da poco nella famiglia dove il loro patrigno Kazama Shintaro già risiedeva da tempo. Essi si troveranno a dover fare i conti con persone assetate di sangue e soldi, capaci di creare complotti e ad incastrare un animo gentile e buono come quello del nostro eroe. Questa è la premessa di Yakuza 0, questo è l’incipit che apre le danze ad un mondo colorato, vivo e divertente, ma con una piccola differenza: effettivamente, qui ci troviamo negli anni 80, e la sensazione viene perfettamente regalata al giocatore che, pad alla mano, troverà una Kamurocho (città fittizia ispirata a Kabukicho) retrò ad aspettarlo. Sebbene la città sia old style, il gameplay al contrario fa un grande salto in avanti.

Premesso che nella serie Yakuza dal quarto capitolo in poi il gioco ha iniziato a creare una componente di gameplay basata su quattro/cinque personaggi giocabili, in Yakuza 0 c’è una sorta di passo indietro, rendendo giocabili solo i due personaggi Kiryu e Goro, come due facce della stessa medaglia. Non aspettatevi però di trovare soltanto combattimenti e trama: questo titolo pullula di minigiochi che, proseguendo nel gioco, renderanno l’esperienza divertente, sebbene ogni tanto potrebbero rallentare di molto il proseguimento del titolo. Nel gioco, infatti, ci troveremo a dover proseguire per la nostra strada a suon di pugni, come il buon vecchio Double Dragon ci ha insegnato, utilizzando 3 stili di combattimento diversi per personaggio: questi saranno inoltre migliorabili tramite i soldi che, continuando nel gioco (e in un certo momento del titolo, gestendo business all’interno della città), potrete acquisire.

UNA CITTA’ VIVA

Kamurocho, a differenza dei primi titoli, finalmente raggiunge le potenzialità che ha sempre dimostrato: incontri casuali di nemici che vi inseguiranno, eventi casuali che potrete trovare in giro per la città e NPC che cercheranno il vostro aiuto quando meno ve lo aspettate saranno sparsi ovunque, rendendo al contempo divertente e stancante la vostra esperienza di gioco. Se da un lato sarà piacevole trovare degli imprevisti lungo il cammino, dall’altro vedere una missione molto importante bloccarsi per recuperare un videogioco ad un bambino potrebbe innervosirvi. Per fortuna però, ci saranno i minigame a risollevarvi il morale: bowling, karaoke e tanti altri passatempi saranno li ad aspettarvi, pronti a farvi ridere e allo stesso tempo concentrare per raggiungere il punteggio più alto.

Se c’è una cosa che il gioco mostra di saper condividere bene, è l’imprevedibilità stessa: proprio quando nella vostra testa penserete di aver visto tutto, ecco che una missione secondaria vi obbligherà ad insegnare ad una ragazza come essere dominatrice verso gli uomini, oppure dovrete impersonare un direttore artistico mentre registra una pubblicità di un ristorante. Potremmo parlare all’infinito del gameplay di Yakuza 0, ma in effetti non riusciremmo a mostrarvelo bene come fa il gioco stesso: resta comunque rilassante menare le mani verso tutti quei brutti ceffi che, come api verso il miele, si fionderanno addosso ai nostri protagonisti, pensando di poterli sopraffare (nulla che una buona bicicletta lanciata in faccia non possa risolvere).

LA FACCIA DI UNO YAKUZA

Sarebbe stupido non dire che SEGA, in questo Yakuza 0, ci ha messo la faccia: non parliamo però solo del semplice rischio di portare un titolo completamente dedicato a qualcosa di orientale in occidente, ma anche dell’applicare al gioco una grafica molto più curata dei precedenti capitoli. E’ infatti palese come le espressioni dei personaggi (principali) siano così curate da risultare molto realistiche, ancor più se paragonate a quelle dei titoli PlayStation 3: la rabbia, la gioia e il dolore di Kiryu e di tutti gli altri personaggi saranno palpabili, accompagnate da una soundtrack che saprà mostrare il suo lato rock nelle battaglie tanto quanto quello più soft nei momenti emozionali.

Come avete potuto leggere in queste righe sopra, il titolo è stato portato in Italia, come i suoi predecessori, circa 1 anno dopo l’uscita in Giappone: la motivazione risale ad un impiego necessario per la localizzazione del prodotto, misto al budget disponibile (limitato a causa del successo che potrebbe avere in occidente). Sebbene al primo capitolo veniva accostato un doppiaggio stellare in inglese, con sottotitoli in italiano, dopo gli scarsi risultati ogni successivo gioco della serie ha sempre avuto l’originale doppiaggio in giapponese, con sottotitoli in inglese: questi ultimi, vista la necessità di adattare parole e frasi dette da mafiosi giapponesi, alcune volte potrebbero avere dei piccoli problemi di costruzione delle frasi, creando un po’ di confusione a chiunque non conosca il giapponese. Se però conoscete questa lingua, allora, potreste trovare divertimento anche nel sentire i vari cittadini di Kamurocho parlare delle proprie cose, da semplici litigi a discorsi più complessi, mostrando quindi una città viva, dinamica e costruita non per il protagonista, ma dove Kiryu vive, circola e combatte per la propria vita.

Forse Yakuza questa volta potrebbe ricevere il giusto trattamento per quello che mostra: con l’arrivo probabile, a breve, di Yakuza Kiwami (remastered del primo episodio su PlayStation 4), e con il fatto che questo Yakuza 0 narra appunto le origini dei due protagonisti, l’unico ostacolo che rimane da superare è il preconcetto che un titolo giapponese, dedicato alla mafia giapponese, pieno di riferimenti al Giappone, non sia adatto ad un pubblico occidentale. Magari questa volta, il gioco nominato erroneamente come il “GTA Giapponese” potrebbe avere successo. Meritato.

Se siete interessati, potete trovare una retrospettiva sulla saga di Yakuza seguendo questo link: Yakuza: un chiaro esempio di occidentalizzazione sopraffina.

Modus Operandi: la recensione che avete appena letto è stata redatta basandosi sul’unica versione disponibile, PS4, dopo aver completato la trama principale, svariate missioni secondarie ed aver giocato vari minigiochi.

Yakuza 0

8.8

Yakuza 0 è il non plus ultra, al momento, per chi ama e ha amato la saga dedicata al drago di Dojima: tutte le migliori feature dei precedenti titoli, un comparto grafico da urlo e miglioramenti nascosti ad ogni angolo (grazie alla potenza di PlayStation 4) creano l'esperienza finale. I preconcetti rischiano di bollare questo titolo come l'ennesima giapponesata: sappiate invece che Yakuza 0, come tutti gli altri giochi della serie, è più occidentale di quanto pensiate.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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