Voice of Cards: The Isle Dragon Roars – Recensione, il director di NieR crea un mondo di carte

Ecco la nostra recensione di Voice of Cards: the Isle Dragon Roars, nuovo particolare titolo nato dalla mente di Yoko Taro (NieR) e Yosuke Saito.

Gianluigi Crescenzi
Di Gianluigi Crescenzi - Deputy Editor Recensioni Lettura da 10 minuti
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Voice of Cards: the Isle Dragon Roars

Chi bazzica l’ambiente videoludico già da un po’, saprà che Yoko Taro è un personaggio piuttosto bizzarro, chiaramente inteso nel senso buono del termine. Un director con idee incredibili, mai scontate, eclettico, un professionista a cui piace sperimentare e a volte prendersi poco sul serio. Tutto questo si è sempre tradotto in titoli estremamente particolari, i quali (quando più e quando meno) hanno lasciato il segno nel panorama dei videogiochi. Dopo la serie di Drakengard e NieR, seguiti poi dal titolo per dispositivi mobile SINo Alice, l’accoppiata Taro-Saito ci propone un nuovo particolare titolo. Questo gioco, che oggi analizziamo in recensione, è Voice of Cards: the Isle Dragon Roars, un gioco di ruolo dai tratti nipponici che ha la peculiare particolarità di essere formato interamente da carte, e nel quale saremo accompagnati da una voce narrante per tutta la durata del gioco. Non sembra che il titolo sia parte del Taroverse (dato che la caccia al drago potrebbe effettivamente trarre in inganno), ma all’interno di gioco ci sono indubbiamente dei richiami al mondo di NieR, oltre a delle skin di pedina e accessori direttamente presi dalla serie.

Una nuova prospettiva

Con “nuova prospettiva” non intendiamo dire che ci troviamo di fronte un punto di vista inedito, quanto più insolito e mai sfruttato fino a questi livelli dal director e dal suo team. Stando a quanto dichiarato proprio da Taro, i videogiochi si sono continuamente evoluti cercando di imitare la realtà, dal passaggio al 3D e al fotorealismo, fino ad arrivare a convertire movimenti umani e inserirli nel gameplay. Quindi perché non creare un gioco più astratto e consolidare tutto ciò che abbiamo imparato negli anni in una presentazione più compatta che le persone possano esplorare a modo loro? E col suo noto umorismo ha continuato: «Ma questa è solo una bugia, in realtà la ragione è che nessun altro gioco prima è stato riprodotto con sole carte».

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Castelli di Carte

Voice of Cards: the Isle Dragon Roars partirà con una schermata nera, nella quale faremo la nostra conoscenza col narratore. Come già detto in apertura, la sua voce ci accompagnerà per l’intera durata dell’avventura, leggendo tutti i testi che incontreremo, ma anche commentando alcune delle nostre azioni in battaglia. Teniamo a precisare che nonostante il doppiaggio sia solamente in giapponese e in inglese (con una più che buona performance di Todd Haberkorn), tutto il gioco è localizzato anche in italiano, con tutte le traduzioni di tutte le carte e tutti i menù disponibili.

A parte il sonoro, i dadi che serviranno per alcuni effetti, e la pedina che sulla “mappa” rappresenterà il nostro party, tutto il resto è composto esclusivamente da carte. Questo vale per i personaggi, i mostri, le ambientazioni (dove ogni singola carta funziona come un “quadrato” nelle mappe dei giochi di ruolo), i luoghi, le armi, gli oggetti, tutto. Questa trovata potrebbe sembrare alquanto banale, oltre che insolita, tuttavia anche grazie ad un ottimo comparto artistico e a determinate scelte di gameplay si è rivelata una scelta gradevole, che oltre tutto riesce a snellire determinate dinamiche che in alcuni GDR in 3D risultano pompose e meccaniche.

La trama, almeno in apparenza, sembra abbastanza semplice: ci troviamo in un regno in stile medieval fantasy, dove un terribile drago moltissimi anni prima seminava il terrore tra la popolazione. Dopo un lunghissimo periodo di quiete durante il quale il drago sembrava sparito, questa creatura torna a mettere in pericolo il reame, cosicché la regina decide di chiamare a raccolta il numero più alto possibile di avventurieri, facendoli mettere in marcia e offrendo una lautissima ricompensa in oro a coloro che debelleranno la minaccia. Il nostro protagonista è uno tra questi… ma diciamo che non sembra proprio un eroe. Con la bava alla bocca al solo suono della parola “oro”, egli è spinto solamente dal desiderio di ricchezza. Si tratta del classico antieroe, ma non di quelli seri e spacconi, bensì di un ragazzo dall’aria tutt’altro che minacciosa e dai modi piuttosto cafoni. Durante la propria storia, partendo col suo fidato compagno, incontrerà altre persone disposte ad accompagnarlo nell’impresa, ognuno coi suoi motivi personali. Mentre avanziamo nella storia dovremo anche fare delle scelte di dialogo, dove le conseguenze saranno più o meno influenti.

come avrete già capito dalla descrizione del nostro “eroe”, è presente quella comicità velata e assurda tipica della personalità di Yoko Taro, tanto che in molti casi – vi accorgerete durante il gioco – sembra quasi che stiamo parlando proprio con lui. Dal popolano che vi dà il benvenuto nella città, ai personaggi secondari, fino ai semplici eventi, sarà impossibile non lasciarsi scappare un sorrisetto o una risata. Non dimentichiamoci del narratore di Voice of Cards, che come detto in apertura di recensione, sarà anch’egli una presenza costante e importante, che anche nel fattore comicità saprà mettere del suo.

Esplorazione scacchistica

Durante l’esplorazione, città a a parte, tutte le carte del mondo e dei dungeon saranno coperte, e verranno scoperte man mano che avanzeremo (chiaramente solo quelle adiacenti alla nostra pedina). Eventi e imboscate non saranno visibili sul tabellone di gioco, e si presenteranno in modo randomico dopo che avrete effettuato una mossa. Una delle meccaniche più intriganti di questo sistema, è che se avete già scoperto una carta, potete usare la levetta destra del pad per spostare l’indicatore, e arrivarci con un solo passo! Un’alternativa furba che risparmia interi backtraking della mappa, e ci permette di esplorare nelle zone conosciute a nostro piacimento (attenzione però, questa funzione all’interno dei dungeon sarà sempre limitata da qualcosa).

All’interno delle mappe potremo parlare con degli NPC, che avranno sempre qualcosa da dire… a modo loro. Alcuni di essi ci chiederanno anche aiuto con delle piccole missioni secondarie, che ci vedranno ricevere come ricompensa delle strane carte numerate. Leggete sempre le carte dei personaggi! Anche il loro retro, perché nascondono sempre delle linee di testo che potrebbero lasciarvi.. beh, interdetti.

Uno dei luoghi che potremo visitare è la Sala Giochi, dove potremo giocare a un card game chiamato Parlor: questo semplice e intrigante mini gioco ci vedrà combinare carte da gioco in stile poker, con numeri, figure di mostri ed effetti. Le regole sono semplici da assimilare, ma bisognerà essere astuti ed avere una piccola dose di fortuna per avere la meglio e aggiudicarsi i premi in palio. Di certo una delle parti più simpatiche di Voice of Cards, ottima per staccare la spina, tanto che durante il playthrough per la recensione ci siamo dilungati a giocare più del necessario (il gioco sarà accessibile anche dalla schermata iniziale del titolo ndr).

Quando si tratterà di menare le mani, il gioco si svilupperà come i classici GDR a turni, con l’unica differenza che tutte le animazioni degli attacchi, degli oggetti e così via, verranno performati direttamente dalle carte. Non ci sono grosse differenze da quello che siamo stati abituati a vedere in passato, e forse manca quel piccolo – grande – fattore novità che avrebbe potuto fare ancor di più la differenza. La difficoltà degli scontri non è esagerata sulle prime, ma più avanti dovremo essere ben attenti a scegliere i membri del party da utilizzare in battaglia per essere pronti ad ogni evenienza. L’unica piccola introduzione è quella delle gemme: alcune delle abilità che i nostri personaggi avranno infatti avranno un costo in gemme, che accumuleremo col passare dei turni (1 turno vi fa guadagnare una gemma) fino a un massimo di 10. Chiaramente queste abilità sono anche le più utili, quindi dovremo utilizzarle in modo oculato. Attenzione, potrete equipaggiare solamente 4 carte abilità per personaggio, quindi scegliete bene quali utilizzare e quali lasciare “in panchina” a seconda delle situazioni.

Parlando infine del New Game+ di Voice of Cards: the Isle Dragon Roars sappiate che anch’esso è presente, e non solo vi offrirà un nuovo dungeon nascosto aumentando il livello di sfida, ma vi permetterà anche di fare scelte diverse da quelle fatte nella prima run, anche se siamo ben lontani dai livelli di NieR Automata (qui la recensione).

Voice of Cards: the Isle Dragon Roars
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Voto 8
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Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.