Conigli? Nei video giochi? E che ci stanno a fare? Fatto sta che li troviamo ovunque: da Bugs Bunny a Jazz Jackrabbit, da Kaze a Rayton di F.I.S.T. ora… ecco arrivare Rusty Rabbit, il nuovo coniglio protagonista, direttamente da casa NITRO PLUS. L’umanità ha chiesto a gran voce un altro coniglio con problemi esistenziali e un mech arrugginito? Probabilmente no. Ma se il gioco fosse divertente, perché no? Spoiler: le orecchie dritte non bastano a salvarlo, e ve lo diciamo in questa recensione.
Pretestuale, come spesso accade…
Il mondo è finito sotto una seconda era glaciale. Gli umani – pardon, i “giganti” – sono scappati su un altro pianeta a far danni altrove, lasciando la Terra a congelarsi in pace. I conigli? Non solo sono sopravvissuti, ma si sono anche evoluti: parlano, indossano vestiti e vivono in villaggi con bar, ristoranti e… una chiesa ispirata a Peter Coniglio (ribattezzato Saint Peter, ovviamente).

Il giocatore interpreta Stamp, un coniglio scavenger soprannominato Rusty Rabbit, che si guadagna da vivere frugando tra la spazzatura umana con l’aiuto del suo fedele mech, il Junkster. Un giorno il protagonista si unisce ai BB’s, una squadra di scavatori, per esplorare sempre più a fondo la misteriosa Smokestack Mountain. Tra rottami animati (i Rust Beasts) e indizi su una figlia scomparsa, Stamp si ritrova coinvolto in una storia che – volendo – può anche appassionare. A patto che si abbia la pazienza di leggere montagne di righe. Ma davvero, montagne. Prodotto tedioso sotto questo punto di vista, nonostante il gioco abbia diversi spunti interessanti (tanto che ci siamo più volte chiesti se non valesse la pena scrivere un libro piuttosto che un videogioco, fossimo stati nei panni degli sviluppatori ndr).
Zampe sul controller
Rusty Rabbit si presenta come un side-scroller 2.5D con vaghi accenni da Metroidvania. Vaghissimi. Il percorso è talmente lineare che di “esplorazione libera” c’è ben poco. C’è un po’ di backtracking qua e là, ma mai essenziale: diciamo che più un vezzo del giocatore, o la voglia di andare a pescare quell’oggetto rimasto indietro. Fortunatamente i dungeon che compongono le ambientazioni hanno una decente biodiversità -abbastanza per non annoiarsi subito – e siamo armati fino ai denti: trapano, pistola, coltello, martello. Sembra figo, vero?
Peccato che la giocabilità sia legnosa come una sedia IKEA da montare. I comandi rispondono male, l’animazione del mech è più goffa di un coniglio con due zaini in spalla, e il combat system che dovrebbe essere il fulcro portante di un qualsiasi gioco 2D è imbarazzante: gli scontri sono lenti, imprecisi e basati sul classico “colpisci e scappa finché non muore”. Ok l’immedesimazione del coniglio che colpisce e si rintana la capiamo, e stendiamo un velo pietoso anche sulla varietà delle armi che tutto sommato fanno la stessa cosa, ma davvero dobbiamo passare ore in queste condizioni?
La IA dei nemici? Degna di un cartone animato di serie B: a volte si girano di spalle a caso, pronti per essere infilzati, eliminando qualsiasi possibilità di avere un confronto con qualcosa che sia, anche solo vagamente, un nemico alla nostra portata. Arriviamo ai boss, sperando che questi siano più divertenti e variegati: ve la facciamo breve, anzi brevissima, sono talmente caotici che l’unica tattica possibile è la speranza! Di base quasi ogni boss governa una stanza che riempirà di proiettili, e il gioco si tramuterà in un bullet-hell senza fughe.

C’è anche uno skill tree per migliorare il mech. Bella idea, se solo non fosse confusa come un manuale d’istruzioni scritto in elfico, al punto che abbiamo rinunciato a capirla, e ad un certo punto selezionavamo abilità casuali, tanto per ridere e portare a compimento quest’agonia in stile pelosetto.
Meglio zappare la terra
Rusty Rabbit è il classico esempio di gioco pieno di buone intenzioni, ma pochissimo budget per realizzarle. Ha un’ambientazione interessante, una lore che potrebbe affascinare e un’idea carina alla base ma tutto è affossato da controlli scadenti, combattimenti noiosi e un comparto audio pasticciato – a volte le voci non si sentono neppure per colpa della musica. Vale la pena giocarci? No. Se amate i conigli, i mech, avete 20 Euro che vi pesano nel portafoglio e proprio non avete idea di come spenderli, allora forse si. Altrimenti potete tranquillamente aspettare che venga dimenticato, come le carote che finiscono sul fondo del frigo.