Il 2025 è stato senza ombra di dubbio un anno importante per la serie di Ninja Gaiden. Oltre al rilascio di Ninja Gaiden 2 Remake e all’imminente uscita di Ninja Gaiden 4, il 2025 ha visto anche l’arrivo di Ninja Gaiden: Ragebound, titolo che ha visto coinvolto nello sviluppo il team The Games Kitchen, il quale ha lavorato a titoli del calibro di Blasphemous e il suo sequel. Per quanto gli occhi di molti fan siano puntati sul sopracitato Ninja Gaiden 4, il fatto che Ragebound puntasse a un ritorno alle origini con un’azione a scorrimento laterale con grafica in due dimensioni ha attirato l’attenzione di molti puristi del franchise.
Ninja Gaiden, infatti, nasce negli anni ’80 sul NES e Ragebound, nelle intenzioni, si pone l’obiettivo di riportare in vita quello stile di gameplay in una serie che ormai, da due decenni, si è totalmente convertita alle tre dimensioni. In tal senso, il fatto che a lavorare al progetto in questioni siano stati proprio gli sviluppatori di Blasphemous è di certo un ottimo biglietto da visita. Prese in considerazione tutte queste ottime premesse, The Games Kitchen sarà riuscito a far rivivere il gameplay classico della serie senza snaturarlo e senza renderlo inappetibile per i palati abituati a titoli più moderni? Scopriamolo insieme in questa recensione.

Ritorno al passato
Ragebound è uno spin-off che introduce un protagonista inedito: Kenji Mozu, un giovane ninja il quale è incaricato di difendere il suo villaggio data l’assenza di Ryu Hayabusa, temporaneamente negli Stati Uniti. È proprio durante questa assenza che i demoni attaccano, mettendo Kenji in seria difficoltà. Nel frattempo, il clan rivale degli Hayabusa, i Ragno Nero, subisce una sorte ancora più terribile. Di fronte alla minaccia comune rappresentata dai demoni, intenzionati a riportare in vita il loro signore per dominare il mondo, Kenji e Kumori – quest’ultima, membro del clan Ragno Nero – si vedono costretti a unire le forze in un’alleanza tanto inaspettata quanto necessaria.
Uno degli aspetti più interessanti dell’operazione è senza dubbio l’elemento narrativo. Nessun capitolo della serie ha mai puntato particolarmente su tale aspetto, dando più enfasi al gameplay e al design di personaggi e ambienti. Anche Ragebound non si distacca troppo da tale modus operandi della serie, Kenji e Kumori si dimostrano essere tra i migliori personaggi mai visti in Ninja Gaiden, questo soprattutto grazie ai loro scambi di battute. Il loro rapporto che si evolve da nemici giurati ad alleati forzati non è di certo un qualcosa di originale, ma è comunque interessante essendo un territorio inesplorato per la narrazione di Ninja Gaiden. La scelta di creare un titolo della serie con due distinti protagonisti si è dimostrata senza alcun dubbio vincente ed efficace.
Una squadra vincente
Sebbene sia un aspetto positivo il fatto che Kenji e Kumori siano una coppia di protagonisti così ben riuscita, ciò che conta davvero in un gioco Ninja Gaiden è il gameplay, e Ragebound è assolutamente impeccabile anche in quest’aspetto. Come già detto in precedenza, Ninja Gaiden: Ragebound riporta la serie alle sue radici con livelli 2D a scorrimento laterale che alternano sezioni con combattimenti frenetici con complesse fasi platform. All’inizio dell’avventura vestiremo esclusivamente i panni di Kenji, ma in seguito avremo l’opportunità di controllare anche Kumori in alcuni scenari specifici. I due personaggi offrono stili di gioco distinti: Kenji eccelle nel combattimento ravvicinato, mentre Kumori in quello a distanza con i suoi kunai che, colpendo determinati bersagli, le consentono di teletrasportarsi. A un certo punto della storia, però, un evento particolare fonde temporaneamente le abilità dei due, dando vita a un Kenji potenziato: da quel momento in avanti, il protagonista continua a essere il personaggio principale, ma con in più la possibilità di poter utilizzare i kunai di Kumori oltre alla sua katana. Kumori rimane giocabile, ma solo in brevi sezioni a tempo e in alcuni casi opzionali in alcuni casi. Tali sessioni di gioco sono pensate per sfruttare le sue abilità uniche, necessarie ad attivare interruttori o raggiungere collezionabili altrimenti inaccessibili a Kenji. Alcune divertenti sezioni con i veicoli aggiungono un po’ di varietà alla struttura di gioco, ma è un peccato non aver avuto più livelli con protagonista Kumori.
Tra gli elementi peculiari del gameplay troviamo gli attacchi Hypercharge, i quali permettono di uccidere istantaneamente con un colpo solo nemici più grandi che altrimenti avrebbero richiesto uno sforzo maggiore per essere abbattuti. Questi attacchi one-shot durano solo per poco tempo, conferendo al combattimento di Ragebound un ritmo sempre incalzante senza mai un attimo di respiro. Il sistema di movimento e quello di combattimento di Ragebound sono quelli di Ninja Gaiden in due dimensioni al suo meglio, ma gli attacchi Hypercharge rendono l’esperienza ancor più adrenalinica, evolvendo il gameplay in modo semplice ma efficace rispetto ai titolo classici della serie.
Il gioco, inoltre, offre una vasta gamma di accessori che incidono sul gameplay, acquistabili tra un livello e l’altro utilizzando gli scarabei nascosti nei vari scenari. Si tratta per lo più di talismani che garantiscono bonus passivi minori, nuove mosse speciali o tecniche segrete dagli effetti più disparati. Anche se molti di questi oggetti non risultano particolarmente utili, la varietà di possibilità messa a disposizione al giocatore è comunque un punto a favore del titolo.
Come da tradizione per la serie, sia nella sua incarnazione in due dimensioni che in quella in tre, il sistema di combattimento regala il meglio di sé durante le battaglie contro i boss. Questi scontri richiedono in genere una certa prontezza per cogliere l’attimo giusto nel quale eseguire un attacco potenziato, utile a stordire il nemico e infliggere qualche danno extra. Tuttavia, non tutti i boss risultano memorabili: alcuni duelli si concludono rapidamente, soprattutto se si utilizzano certi talismani o tecniche speciali, mentre altri si rivelano più imprevedibili e necessitano di più tentativi per essere superati. Da questo punto di vista, il titolo non è ben equilibrato rispetto a tutto il resto. In ogni caso, Ninja Gaiden: Ragebound non è difficile come gli altri titoli appartenenti al franchise ma, nonostante ciò, richiede comunque molta pratica e abilità. Di certo coloro che hanno dimestichezza con i titoli classici della serie o con il genere di riferimento si troveranno a casa, mentre tutti gli altri dovranno fare parecchia pratica prima di poter entrare in confidenza con il titolo e le sue insidie. Per quanto riguarda elementi come la struttura dei livelli, i potenziamenti dei personaggi e i checkpoint intermedi, Ninja Gaiden: Ragebound è senza dubbio più indulgente rispetto ai suoi predecessori 2D della serie. Certo, giocato a Difficile, alcuni dei livelli più lunghi risultano decisamente troppo punitivi.
Conclusioni
The Game Kitchen ha chiaramente fatto i compiti a casa, creando un action-platform che rispettasse la sfida e la velocità dei classici a 8 e 16 bit. Ninja Gaiden: Ragebound è però molto più di un semplice omaggio al passato, dato che fonde abilmente i moderni elementi di quality of life e il gameplay con la struttura di un action-platform più tradizionale, rinunciando a molti degli aspetti più frustranti del genere. Il più grande difetto di Ninja Gaiden: Ragebound, comunque, è la breve durata della campagna, la quale dura circa sei ore. Per quanto un titolo del genere non necessiti di una longevità spropositata, un paio di ore in più, magari aggiungendo alcuni livelli con protagonista Kumori, non avrebbero guastato. Ci sono molte sfide e oggetti collezionabili da trovare nei livelli, oltre ad alcune missioni secondarie, ma con tali elementi extra la longevità non aumenta di troppo. Nonostante ciò, il sistema di punteggio di Ninja Gaiden: Ragebound rende il titolo parecchio rigiocabile e ci sono alcune sfide davvero impegnative per gli appassionati del genere, il che aggiunge più valore all’intera esperienza. Se non siete però dei veri appassionati, Ragebound potrebbe non avere abbastanza contenuti per mantenere vivo il vostro interesse a lungo.
Passando all’aspetto tecnico, gli artisti e gli animatori di The Game Kitchen si erano già dimostrati incredibilmente abili con il loro lavoro su Blasphemous e Blasphemous 2 e, con Ragebound, il team ha ancora una volta fissato un nuovo standard per i giochi in pixel art. Per l’epoca, i giochi originali di Ninja Gaiden erano tra i titoli action-platform più belli per NES e Ragebound porta avanti questa tradizione, essendo uno dei titoli più belli e fluidi del suo genere. Lo stesso si può dire per la parte audio dell’operazione, con tracce musicali che trovano un ottimo equilibrio tra il remix di vecchi classici e l’introduzione di brani inediti. Ma anche gli effetti sonori di Ragebound sono encomiabili, dato che ogni colpo subito e inferto è perfettamente credibile per quanto concerne il mixaggio audio.
Nonostante alcune sbavature, Ninja Gaiden: Ragebound è dannatamente bello e The Game Kitchen ha fatto un lavoro incredibile nel mescolare i migliori elementi di entrambe le generazioni di Ninja Gaiden, aggiungendo al contempo abbastanza novità da renderlo un’ottima interpretazione a sé stante della serie. È facilmente uno dei migliori capitoli della serie e per Ninja Gaiden 4 sarà una sfida parecchio ostica superarlo.

