Ubisoft ha recentemente lanciato la piattaforma Quartz per gli NFT come un modo per monetizzare le proprietà dei giochi, cosa che non è stata accolta positivamente né dai clienti né dai dipendenti.
Allo stato attuale delle cose, tale sforzo finanziario finora sembra essere un fallimento, poiché la società avrebbe venduto solo 15 NFT di una skin per armi Ghost Recon Breakpoint a partire da ieri, stando a quanto riportato dai colleghi di Eurogamer.
Sembra che inoltre siano state vendute altre due armi tattiche M4A1 e un Wolf Enhance Pants #76 per un totale di 18 ad oggi. La cifra totale di guadagno, ad oggi, equivale a circa 1.755,30 dollari complessivi.
Come sottolineato da alcuni critici, Breakpoint non ha l’estetica visiva più allettante tra i viari titoli targati Ubisoft, quindi sembra una scelta singolare dare il via ad un progetto NFT per oggetti da collezione visivi. D’altra parte, Ubisoft potrebbe aver dato inizio a tale progetto con uno dei suoi franchise meno famosi, sebbene ancora popolari, così da poter testare l’interesse del pubblico.
Le polemiche non sono mancate con l’annuncio dell’introduzione dei NFT, tant’è che il sindacato francese ha definito tale iniziativa “una tecnologia inutile, costosa ed ecologicamente mortificante“.
Ubisoft ha annunciato recentemente la versione beta di Quartz, un sistema che integra appunto gli NFT nei giochi, con l’arrivo di questa funzione proprio nel già citato Ghost Recon Breakpoint. Gli oggetti venduti saranno completamente unici, con dettagli visibili da tutti gli utenti.
Gli NFT (Non-Fungible Tokens) fanno quindi il loro debutto in un titolo tripla A e si basano su una tecnologia a basso consumo energetico. Ogni Digits inoltre viene fornito con un certificato di proprietà memorizzato su blockchain, una tecnologia decentralizzata e guidata da Ubisoft. In questa maniera ogni oggetto non sarà legato all’inventario di gioco e potrà essere venduto ad altri acquirenti, in totale libertà.