Tyr: Chains of Valhalla – Recensione del nuovo titolo del team Ennui Studio

Giuseppe Salzano
Di Giuseppe Salzano Recensioni Lettura da 4 minuti
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Tyr: Chains of Valhalla

Il genere dei run-and-gun sembrava fosse scomparso e gettato nel dimenticatoio. Fortunatamente Cuphead, capolavoro assoluto della categoria, lo ha riportato sotto i riflettori e da allora molti hanno tentato di riesumare questa tipologia di giochi, seppur molto complessa da gestire. I ragazzi del team indipendente Ennui Studio, dopo una campagna Kickstarter conclusa con successo, hanno dato vita al loro titolo action che mescola lo stile retrò di Megaman con quello della serie Contra. Diamo un’occhiata a Tyr: Chains of Valhalla.

In un futuro prossimo, dove il mondo è controllato da corporazioni senza scrupoli, l’androide Tyr viene liberato dalla sua prigione antica per riportare ordine. Creato dal professor Oswald Din (rilettura del dio nordico Odino), il guerriero dovrà affrontare le armate del malvagio Lemuz Oki (Loki) per impedire che quest’ultimo metta le mani sulla più grande azienda tecnologica del mondo. Aiutato da due guerriere cibernetiche che interpretano il ruolo delle valchirie norrene, Tyr dovrà affrontare una difficile battaglia mentre nel mondo imperversa una Ragnarök cyber-punk.

Tyr: Chains of Valhalla

Il gioco poggia su uno stravolgimento della mitologia nordica che tenta di restare coerente pur cambiando coordinate spazio temporali, disponendo di un character design davvero molto interessante. Il problema principale dell’opera di Ennui Studio non è certamente la trama, piacevolissima e avvincente, ma il tentativo poco originale di ripercorrere strade già segnate da titoli storici. Inoltre, per creare un run-and-gun ad alta velocità occorrono meccaniche pressoché perfette, ma che non sono presenti all’interno di questo gioco. Il personaggio ha un modo di correre, saltare e cadere che non rende semplicissimo lo studio strategico dei propri movimenti. Sembra che il gioco voglia restare costantemente a metà strada tra un gameplay decisamente più lento e ragionato e la voglia matta di esplodere in rush immediate e improvvise. Il risultato è un titolo che non riesce a convincere del tutto a causa dei movimenti imprecisi del protagonista e delle collisioni con gli elementi ambientali.

Tyr: Chains of ValhallaIl gameplay risulta poco studiato anche in altre circostanze. Considerati gli spostamenti non sempre precisi della telecamera e la possibilità di sparare solo orizzontalmente e verticalmente, ci si ritrova spesso a dover saltare per colpire un nemico su livelli più alti, finendo però col prendere danni da esplosioni arrivate sul terreno molto prima, oppure dai colpi degli avversari non sempre previsti con le giuste tempistiche. I nemici, inoltre, sono terribilmente avvantaggiati: il giocatore può colpire solo una o due direzioni, mentre molti avversari possono sparare sia diagonalmente che ruotando la mira a 360°. Il risultato finale sono le nostre morti a ripetizione, senza una reale responsabilità da parte del giocatore. Creare un run-and-gun adrenalinico è difficile, e un buon prodotto di questo genere non può limitarsi nel causare “morti accidentali” se non in minima parte.

A livello puramente estetico, Tyr: Chains of Valhalla si difende molto bene. Il comparto grafico si caratterizza per dei fondali 3D mescolati a scenari disegnati a mano, il connubio funziona bene e crea una buona immersione nell’ambientazione. Un plauso anche all’ottimo comparto sonoro che spazia da melodie con synth anni ’80 a pezzi metal di grandissimo impatto.

In definitiva, Tyr: Chains of Valhalla è un’opera esteticamente affascinante, ma il suo enorme potenziale viene pesantemente danneggiato da una cura sommaria del gameplay, che definisco l’aspetto più importante dei run-and-gun. Il gioco mostra un interessante mix di trama, estetica e comparto sonoro che funziona alla perfezione, nonostante presenti diverse criticità. I movimenti del personaggio spesso imprecisi, le collisioni non sempre perfette e in generale una discrepanza tra le intenzioni e il risultato finale lasciano un senso generale di insoddisfazione.

Tyr: Chains of Valhalla
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