Alla vigilia di una award season che si preannuncia la più ostica dalla Guerra Fredda a causa dell’emergenza coronavirus, i grandi contenditori cinematografici presentano i film che intendono proporre per la grande stagione dei premi: film preparati ad hoc con grandi nomi, grandi budget e grandi promesse. Accade spesso però (vedi il caso di appena un anno fa del colossale fallimento di Cats di Tom Hopper) che certi prodotti strategici si dimostrino un esempio fondamentale della crisi creativa e artistica di una Hollywood sempre meno originale o coraggiosa, ma più furbetta e pigra. Quest’anno tocca all’ambizioso (e presuntuoso) The Prom, adattamento del musical omonimo del 2016 con un cast colossale (prime tra tutte le dive Meryl Streep e Nicole Kidman) diretto da un grande nome dell’intrattenimento americano come Ryan Murphy che impacchettano uno spettacolino plastico ipocrita, diabetico e senza gioia targato Netflix.
Dietro alla storia
Andiamo per ordine. È il 2010, e in una sperduta cittadina del Mississipi la allora diciottenne Constance McMillen chiede di poter partecipare al ballo di fine anno (prom in inglese) con la sua fidanzata. Il preside della scuola prima, e l’associazione genitori-insegnanti poi, barcamenano scuse incoerenti per impedire alla ragazza di partecipare, e propongono un ballo separato per le due ragazze omosessuali o di cancellare direttamente la festa.
Quando la giovane decide di contattare la American Civil Liberties Union (un ente no-profit per la difesa dei diritti costituzionali), la notizia arriva in tv e poi in tribunale, dove un giudice impone alla scuola di organizzare un ballo di fine anno inclusivo per tutti gli studenti. La storia prende una svolta ulteriormente crudele quando Constance e la sua fidanzata arrivano a una festa senza partecipanti: la scuola e l’associazione (a insaputa delle due ragazze) hanno organizzato segretamente un secondo ballo per aggirare il verdetto del giudice e impedire comunque alle studentesse di partecipare, invitando genitori e studenti a tenere all’oscuro Constance.
La ragazza – che nel frattempo si è trasferita in un’altra scuola – è diventata però ben presto una celebrità in America e nella comunità omosessuale per il coraggio dimostrato durante la vicenda, e la sua storia è stata fonte di ispirazione (tra gli altri) del musical in questione, The Prom, successo di critica e pubblico.
La storia
L’adattamento Netflix segue per filo e per segno la trama originale: Dee Dee Allen (Meryl Streep) e Barry Glickman (il raramente sopportabile o adeguato James Corden) sono due egocentriche star del palcoscenico di Broadway alle prese con una situazione critica: il loro nuovo e costoso spettacolo – un musical sulla vita di Roosvelt (che ironia…) – è un grosso flop che ha improvvisamente distrutto le loro carriere.
Nel frattempo, in una piccola città dell’Indiana, la studentessa del liceo Emma Nolan (Jo Ellen Pellman) sta vivendo un dispiacere molto diverso: nonostante il sostegno del preside del liceo Tom (Keegan-Michael Key), il capo dall’associazione genitori-insegnanti Mrs. Greene (Kerry Washington) le ha vietato di partecipare al ballo di fine anno con la sua ragazza, ignara del fatto che si tratti proprio di sua figlia Alyssa (Ariana DeBose).
Dee Dee e Barry, alla ricerca di una causa sociale in grado di rilanciare agli occhi del pubblico la loro immagine e la loro carriera, decidono che la difficile situazione di Emma è la causa perfetta e si mettono in viaggio con Angie (Nicole Kidman) e Trent (Andrew Rannells), un’altra coppia di cinici attori in cerca di un’ascesa professionale. Ma il loro egocentrico attivismo, tipico delle celebrità, gli si ritorce inaspettatamente contro e i quattro si trovano a capovolgere le proprie vite mentre si riuniscono per offrire a Emma una notte in cui può celebrare chi è veramente.
Uno spettacolino fasullo
The Prom è la somma di tutto ciò che allontana sempre più gente dal musical e la prova giustificata dello snobismo di buona parte del mondo musicale e teatrale verso il genere: uno spettacolino da nulla con canzoni dimenticabilissime e personaggi bidimensionali, che usa il materiale di riferimento per schermare la pochezza della sua esecuzione, e che avrebbe più senso e dignità come parodia di sé stesso.
L’adattamento di Ryan Murphy chiude forse l’anno peggiore della carriera del regista dopo i flop di Ratched e The Politician, tutti curiosamente frutto della collaborazione del produttore americano con Netflix. The Prom è un adattamento mediocre, privo di inventiva, ma colmo di una pochezza imbarazzante nell’esecuzione da parte di buona parte dei professionisti coinvolti.
I numeri musicali sono banali, i dialoghi da morte cerebrale e i grandi nomi che dovrebbero sollevare questo filmucolo da niente sembrano essere lì per caso: Meryl Streep rispolvera le sue originali capacità canore per il progetto e per il ruolo sbagliato e, per una volta come raramente capita, con poco trasporto. La cinquantatreenne Nicole Kidman è ridicola nel ruolo di una giovane chorus girl in attesa del grande salto di qualità, e a giudicare dalla sua performance nel film sembra esserne consapevole.
James Corden (di cui tutt’ora personalmente non mi spiego il fascino popolare ndr) è estremamente irritante nel suo (ennesimo) ruolo di pacioccone canterino (già “ammirato” nell’adattamento cinematografico di Cats), questa volta portato a livelli ancora più bassi grazie all’aggiunta di offensive sfumature da omosessuale fiammante.
The Prom è un musical ad alto budget il cui unico successo è quello di ricreare fedelmente l’ipocrisia di fondo dell’originale: il ruolo, la lotta e la crescita di Emma/Constance, che sarebbero dovuti essere il cuore della storia, vengono messi all’angolo, fanno da cornice di un’auto-celebrazione patinata di Broadway come luogo delle possibilità e della libertà di espressione e i (goffi) tentativi dei personaggi principali di fungere da parodie del manierismo e delle ossessioni del panorama teatrale newyorchese non ingannano nessuno.